Il mondo critica Trump per la guerra commerciale

L’annuncio del presidente americano di imporre nuovi dazi fino al 34% ha suscitato la reazione immediata di Cina, UE, Giappone e altri partner globali, che denunciano un grave colpo al commercio internazionale e minacciano contromisure.

Il mondo critica Trump per la guerra commerciale

La decisione del presidente americano Donald Trump di dare il via a una guerra commerciale ha provocato un’ondata di reazioni internazionali.

Nonostante le misure fossero attese da tempo, la loro entità ha colto di sorpresa gran parte dei partner commerciali degli Stati Uniti.

La conferenza stampa nei giardini della Casa Bianca di ieri sera ha formalizzato l’adozione di dazi supplementari che colpiscono, in misura variabile, le esportazioni di numerosi Paesi, innescando una nuova fase di tensioni commerciali a livello globale.

Tra i principali colpiti figura la Cina, che ha duramente condannato le misure, accusando Washington di violare le regole del commercio internazionale e di mettere a rischio la crescita economica globale.

Secondo il ministero cinese del Commercio, i dazi statunitensi, che per molti beni cinesi salgono al 34% e si aggiungono a quelli già in vigore dal precedente mandato Trump, rappresentano un’escalation unilaterale inaccettabile.

Pechino ha chiesto quindi l’immediata revoca delle misure.

Anche il Giappone, soggetto a un dazio del 24%, ha espresso forte disappunto.

Il Ministro dell’Industria e del Commercio Yoji Muto ha definito le misure “estremamente deplorevoli” e ha sollecitato Washington a riconsiderarle.

In Europa, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha parlato di un “danno maggiore” per l’economia globale, affermando che l’Unione Europea è pronta a reagire con un pacchetto di contromisure, qualora i tentativi di dialogo con gli Stati Uniti non dovessero avere esito positivo.

Nel frattempo, Emmanuel Macron ha convocato per il 3 aprile un incontro con i rappresentanti delle filiere francesi più colpite, per valutare le conseguenze economiche dei nuovi dazi e delineare possibili risposte.

Anche il primo ministro irlandese Micheal Martin ha sottolineato la necessità di una reazione proporzionata, volta a tutelare lavoratori, imprese e cittadini europei.

Da Copenaghen, il Ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen ha messo in guardia contro l’inevitabilità di danni reciproci:

“Il commercio globalizzato ha giovato a tutti. Innescare una guerra commerciale con l’Europa è controproducente. Tutti ne uscirebbero perdenti”.

Anche la Svizzera ha espresso preoccupazione: con dazi al 31%, la presidente Karin Keller-Sutter ha ricordato l’importanza del rispetto del diritto internazionale e del libero scambio.

Invece, il Regno Unito, relativamente risparmiato dalla decisione di Trump (dazi solo al 10%), ha scelto un approccio più cauto.

Il Ministro britannico del Commercio, Jonathan Reynolds, ha ribadito la volontà di concludere un accordo commerciale bilaterale con Washington, sottolineando l'importanza della stabilità nei rapporti con l’alleato storico.

L'America Latina ha reagito con particolare fermezza, in particolare il Brasile.

Il presidente Lula ha definito la decisione americana “spiacevole”, annunciando che il Parlamento ha approvato all’unanimità una “legge della reciprocità”, conferendo al governo poteri per rispondere con misure simmetriche.

Da Taiwan, l’esecutivo ha parlato di una scelta “totalmente irragionevole”, dichiarando l’intenzione di avviare trattative con gli Stati Uniti.

Anche il Canada, che non è stato colpito dalla nuova ondata di dazi grazie al regime dell’accordo di libero scambio nordamericano, ha espresso contrarietà.

Il Primo Ministro Mark Carney ha annunciato l’intenzione di adottare contromisure, sostenendo che le nuove politiche statunitensi rischiano di stravolgere le regole del commercio globale.

Infine, Giorgia Meloni ha espresso la volontà dell’Italia di evitare una guerra commerciale “che finirebbe per indebolire l’Occidente nel suo insieme a vantaggio di altri attori globali”.

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