I nuovi dazi voluti da Trump fanno lievitare i prezzi: impatti su iPhone, auto e beni di consumo

Con l’introduzione di dazi fino al 54% su prodotti importati, l’amministrazione Trump avvia una nuova fase della politica commerciale USA: colpiti dispositivi Apple, caffè, cioccolato, automobili e abbigliamento, mentre il prezzo di un iPhone potrebbe salire fino a 2.300 dollari.

I nuovi dazi voluti da Trump fanno lievitare i prezzi: impatti su iPhone, auto e beni di consumo
Immagine creata dall'intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

Le nuove misure tariffarie annunciate dal presidente Donald Trump potrebbero cambiare sensibilmente il costo di numerosi beni di consumo negli Stati Uniti. Si tratta di un pacchetto di dazi applicati a oltre 180 paesi con l’obiettivo dichiarato di riequilibrare i rapporti commerciali degli Stati Uniti con i propri partner internazionali. La misura prevede dazi minimi del 10%, ma con picchi fino al 54%, e riguarda una vasta gamma di prodotti, dagli smartphone alle automobili, dal cibo all’abbigliamento.

Uno dei casi più emblematici è quello di Apple, che secondo un’analisi di Rosenblatt Securities, potrebbe dover aumentare i prezzi dei propri dispositivi fino al 43% per compensare circa 39,5 miliardi di dollari di costi derivanti dai nuovi dazi. In termini pratici, un iPhone 16 Pro Max, oggi in vendita a 1.599 dollari, potrebbe arrivare a costare circa 2.300 dollari. Simili rincari sono previsti anche per iPad, AirPods e Mac. Apple, che dipende in larga parte dalla produzione in Cina, è particolarmente esposta alle nuove misure.

Il settore alimentare è un altro ambito in cui l’impatto sarà immediato. Circa l’80% dei chicchi di caffè importati negli Stati Uniti proviene dall’America Latina, con Brasile e Colombia ai primi posti. Entrambi i paesi sono soggetti a dazi del 10%. Anche il cioccolato risentirà dei nuovi costi: le fave di cacao vengono importate principalmente da Costa d’Avorio, Ecuador e Ghana, con dazi fino al 21%. Ancora più elevati quelli applicati al burro di cacao, con Indonesia e Malesia colpite da dazi rispettivamente del 32% e 24%.

La lista dei prodotti coinvolti è lunga: olio d’oliva (soprattutto da Spagna, Italia e Grecia), vino (dazi del 20% sull’Unione Europea), whisky scozzese (10%), riso (fino al 36% per le importazioni da Thailandia e Pakistan), e persino lo zucchero, con Brasile e Filippine soggetti a dazi fino al 17%. Per quanto riguarda l’abbigliamento, la Cina – principale esportatore verso gli Stati Uniti – sarà soggetta a un dazio complessivo del 54%, mentre Bangladesh, India e Cambogia subiranno tariffe tra il 26% e il 49%.

Anche il comparto automobilistico subirà conseguenze significative. Le automobili importate potrebbero diventare più costose di 20.000 dollari, mentre i modelli prodotti negli USA ma con componenti stranieri potrebbero aumentare tra i 2.000 e i 5.000 dollari. La decisione ha già avuto effetti concreti: Stellantis ha sospeso la produzione in due stabilimenti in Canada e Messico, con 900 dipendenti statunitensi licenziati.

Il governo canadese ha annunciato contromisure, introducendo dazi del 25% sulle automobili statunitensi non coperte dal trattato di libero scambio nordamericano, mentre il Messico è uno dei paesi più colpiti, specialmente per le esportazioni agricole: avocado, fragole, pomodori e tequila saranno probabilmente più costosi negli USA.

Sul fronte tecnologico, circa il 34,5% dell’elettronica importata – dai computer ai televisori – proviene dalla Cina, con altri paesi asiatici come Malesia, Taiwan e Vietnam che figurano tra i principali fornitori. Anche questi mercati saranno interessati da dazi elevati.

Particolare attenzione è stata rivolta all’eliminazione dell’esenzione che finora permetteva l’ingresso negli Stati Uniti di pacchi dal valore inferiore a 800 dollari senza dazi. Questo colpo colpirà duramente marchi come Temu e Shein, che basavano il loro modello di business su spedizioni economiche e rapide. A partire dal 2 maggio, tutti i pacchi saranno soggetti a costi aggiuntivi pari al 30% del loro valore o a un minimo di 25 dollari per articolo.

Infine, sebbene i farmaci siano stati esclusi dai dazi al momento, l’ipotesi di introdurre tariffe fino al 25% è stata ventilata dallo stesso Trump. Secondo alcune stime, queste misure potrebbero generare fino a 750 milioni di dollari di costi aggiuntivi per il sistema sanitario e aumentare il prezzo di farmaci salvavita anche di 10.000 dollari.

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