I dettagli degli accordi commerciali di Trump restano incerti

Gli accordi annunciati con UE e Giappone promettono oltre mille miliardi di investimenti, ma partner e analisti segnalano cifre gonfiate e intese ancora da definire. Dal 1° agosto previsti nuovi aumenti dei dazi.

I dettagli degli accordi commerciali di Trump restano incerti
White House

Il presidente Donald Trump ha rivendicato una serie di accordi commerciali con Giappone e Unione Europea, oltre a intese con economie minori e a una proroga della tregua sui dazi con la Cina. Tuttavia, i dettagli di questi patti restano poco chiari, mentre le cifre annunciate dalla Casa Bianca appaiono gonfiate.

Trump ha parlato di “accordi storici” destinati a rilanciare la manifattura americana e creare posti di lavoro. Solo con Giappone e UE, la Casa Bianca ha citato impegni di investimento superiori a mille miliardi di dollari. Secondo il presidente, tali capitali rappresenterebbero la prova che la sua agenda protezionista sta funzionando. Ma se queste promesse non saranno mantenute, i dazi potrebbero tradursi principalmente in entrate fiscali, aumentando i costi per consumatori e imprese negli Stati Uniti senza raggiungere gli obiettivi dichiarati.

L’accordo con il Giappone prevede un fondo da 550 miliardi di dollari, definito dalla Casa Bianca “impegno di investimento estero” e dallo stesso Trump “una sorta di bonus di firma.” Tuttavia, i funzionari giapponesi hanno precisato che solo l’1-2% del totale – non più di 11 miliardi di dollari – si tradurrà in investimenti, mentre il resto sarà costituito da prestiti. Anche il vantaggio sugli utili, annunciato da Washington come un 90%-10% a favore degli USA, riguarda esclusivamente la piccola parte realmente investita.

Il negoziatore capo di Tokyo, Ryosei Akazawa, ha dichiarato che “non si tratta di 550 miliardi di dollari in contanti inviati agli Stati Uniti.” Ma il segretario al Commercio Howard Lutnick ha ribadito, in un’intervista a Fox News, che “il governo giapponese sta letteralmente dando a Donald Trump 550 miliardi di dollari,” aggiungendo che i dazi aumenteranno se Tokyo non rispetterà l’impegno sul fondo.

Per quanto riguarda l’Unione Europea, Lutnick ha ammesso che c’è “ancora molto da negoziare.” Bruxelles ha promesso investimenti per 600 miliardi di dollari, ma i funzionari europei sottolineano che si tratta di una somma aggregata di impegni aziendali e non di un target vincolante. Inoltre, il pacchetto non è stato dettagliato.

Lutnick ha affermato che “tutte le case automobilistiche hanno promesso di costruire fabbriche,” così come le aziende farmaceutiche. L’accordo include anche un impegno dell’UE ad acquistare energia dagli Stati Uniti per 750 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, circa il triplo dell’attuale volume. Un traguardo che, secondo alcuni analisti, potrebbe mettere sotto pressione sia la capacità di esportazione americana sia quella di importazione europea.

Sul fronte dei dazi, le decisioni sono più concrete. Trump porterà l’aliquota sulla maggior parte delle importazioni da Giappone e UE al 15%, rispetto all’attuale 10%. I due partner otterranno esenzioni parziali su dazi specifici – come quelli sulle auto – ma non su settori come acciaio e alluminio, dove le trattative sono ancora in corso. Le tariffe riviste per il settore automobilistico entreranno probabilmente in vigore il 1° agosto, secondo un funzionario della Casa Bianca.

Trump ha anche promesso dazi del 15% su semiconduttori e farmaci provenienti dall’UE, settori in cui le aliquote definitive non sono ancora state stabilite. Un alto funzionario statunitense ha confermato che il Giappone avrà accesso alla tariffa più bassa tra quelle previste per questi due comparti, ma questo impegno non appare nei documenti ufficiali pubblicati dagli USA.

Altri accordi recenti hanno sollevato perplessità. L’intesa con il Vietnam, siglata all’inizio di luglio, ha sorpreso Hanoi con l’annuncio di una tariffa del 20%, superiore a quanto si pensava fosse stato concordato.

Sul fronte Cina, i negoziatori statunitensi e cinesi hanno affermato, dopo due giorni di colloqui in Svezia, di essere vicini a un’estensione della tregua sui dazi. Un elemento di incertezza resta la minaccia di Trump di imporre tariffe a quei paesi che acquistano energia dalla Russia, il cui principale acquirente è proprio la Cina, seguita dall’India, anch’essa in trattative con Washington.

Canada e Messico, partner dell’accordo USMCA, non subiranno dazi generalizzati, ma alcuni aumenti entreranno in vigore questa settimana. I beni conformi al trattato manterranno l’esenzione, un sollievo per entrambi i paesi. Tuttavia, Trump ha minimizzato le possibilità di un’intesa con il Canada, mentre il primo ministro canadese Mark Carney ha liquidato le dichiarazioni come retorica politica.

Critiche arrivano anche dal settore automobilistico statunitense, che contesta l’accordo con il Giappone, ritenendo ingiusto che i veicoli importati senza componenti americani vengano tassati meno rispetto a quelli costruiti in Nord America.

Nonostante le incertezze, l’amministrazione considera il 1° agosto una data cruciale per definire i nuovi dazi dopo mesi di minacce. Tuttavia, questo non segnerà la fine della politica di accordi individuali di Trump. Kevin Hassett, capo del National Economic Council, ha dichiarato che “diversi accordi sono vicini alla firma e le tariffe saranno concordate o imposte entro il 1° agosto,” ma ha aggiunto che “il presidente è sempre disposto a negoziare.”

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