I Dem scoprono l'arma vincente: il costo della vita
Tre vittorie elettorali di novembre 2025 dimostrano come il tema del caro vita possa unire candidati diversi sotto lo stesso messaggio. Derek Thompson spiega perché questa strategia funziona e quali rischi comporta.
Le elezioni di inizio novembre hanno segnato una svolta per i democratici con tre vittorie chiave: Zohran Mamdani a New York City, Mikie Sherrill nel New Jersey e Abigail Spanberger in Virginia. Il giornalista Derek Thompson analizza questi risultati e individua un filo rosso: il caro vita come arma politica contro Trump. Questa strategia potrebbe ridefinire gli equilibri del partito democratico.
Nel 2020 Joe Biden ha vinto promettendo di riportare la normalità, ma non è accaduto. Mentre l'emergenza sanitaria della pandemia si esauriva, l'inflazione decollava. Una crisi del caro vita è esplosa in tutto il mondo e praticamente ogni partito al governo ha perso terreno alle urne, come ha riportato il Financial Times. Nel 2024 Trump ha vinto quella che Thompson definisce "un'elezione sul caro vita". I sondaggi Gallup hanno rilevato che l'economia era l'unico tema considerato estremamente importante dalla maggioranza degli elettori. Otto persone su dieci tra quelle economicamente peggiorate rispetto a quattro anni prima hanno sostenuto Trump, secondo la CBS.
Eletto per affrontare il caro vita, Trump ha governato diversamente. Ha aumentato i dazi senza consultare il Congresso, graziato miliardari che avevano dato denaro alla sua famiglia, arrestato persone senza il giusto processo. Un recente sondaggio NBC ha chiesto agli elettori se Trump avesse rispettato le aspettative sul controllo dell'inflazione: solo il 30 per cento ha risposto positivamente, il dato più basso su qualsiasi tema. La questione del caro vita è diventata una bomba legata al partito repubblicano.
I tre candidati democratici vittoriosi a novembre hanno saputo rivoltare questa debolezza contro il presidente. Shane Goldmacher del New York Times scrive che le vittorie nel New Jersey e in Virginia si sono costruite sulla promessa di affrontare il costo della vita altissimo scaricando la colpa su Trump. Un'analisi della società Blue Rose Research condivisa con Thompson ha rilevato che le pubblicità più efficaci in entrambi gli stati si concentravano sul caro vita collegandolo a Trump e ai repubblicani del Congresso.
Ogni candidato ha declinato il messaggio in modo specifico. Mamdani ha vinto tra gli affituari con 24 punti di vantaggio promettendo di congelare gli affitti. Sherrill si è impegnata a dichiarare dal primo giorno lo stato di emergenza sui costi delle utenze. Spanberger ha incolpato senza sosta Trump dell'aumento dei costi. Il messaggio ha funzionato soprattutto con i giovani: in Virginia i 18-29enni hanno dato a Spanberger un margine di 35 punti, il più ampio per i democratici dal 2017. La National Association of Realtors ha annunciato questa settimana che l'età mediana di chi acquista casa per la prima volta è salita a 40 anni.
Amanda Litman di Run for Something, organizzazione che aiuta i progressisti a candidarsi, riferisce che quasi ogni candidato vincitore in elezioni municipali o legislative statali parlava del caro vita, specialmente sugli alloggi. "L'alloggio è la questione numero uno per cui le persone si candidano quest'anno".
Thompson identifica i punti di forza di questo approccio. Poiché è un tema guida e non una politica specifica, permette ai democratici di essere eterodossi. Un socialista può vincere in una città democratica con politiche anti-corporative, un moderato in uno stato conteso con riforme diverse. In un momento di liti interne tra populismo e moderazione, la tenda del caro vita permette di essere diversi ma uniti. Persino David Shor, sondaggista democratico accusato dalla sinistra di centrismo, ha lavorato volentieri con Mamdani definendo la sua campagna "implacabilmente disciplinata".
Thompson avanza un'ipotesi: potrebbe essere più facile negoziare su questioni materiali che su questioni culturali. I disaccordi economici producono dibattito e compromessi, mentre quelli culturali producono test di purezza ed esclusioni. Se un centrista e un socialista non sono d'accordo su controlli dei prezzi e riforme per ridurre l'inflazione immobiliare, possono avere una conversazione normale. Ma conversazioni simili sulle espulsioni dell'agenzia Immigration and Customs Enforcement o sulle donne trans negli sport universitari non sembrano comuni.
Il giornalista scrive però che la politica del caro vita pone una sfida. A livello nazionale i democratici non controllano i prezzi e non lo faranno per almeno quattro anni. Anche a livello locale può facilmente promettere troppo. La politica del caro vita prospera grazie alla chiarezza della promessa: i prezzi sono troppo alti, li sistemerò se mi date il potere. Ma la politica non riguarda solo gli slogan, riguarda cosa fai se vinci. Costruire case richiede tempo, abbassare i prezzi ancora di più. L'inflazione energetica è un problema enorme.
Secondo Thompson, il caro vita è buona politica e un partito democratico che si concentra su questo tema è in posizione forte verso il 2026. Ma dire ripetutamente "caro vita" non garantisce buoni risultati. A un certo punto sulla strada verso la rilevanza, il partito democratico deve diventare ossessionato non solo dal riconquistare il potere ma anche dal governare efficacemente nei luoghi dove ce l'ha.