I dazi globali di Trump sono stati ripristinati temporaneamente

Un tribunale federale ha sospeso l’annullamento delle sovrattasse decretate dal presidente, concedendo tempo per un esame di merito

I dazi globali di Trump sono stati ripristinati temporaneamente

Una corte d’appello statunitense ha concesso giovedì il mantenimento temporaneo dei dazi doganali voluti dal presidente Donald Trump, bloccati il giorno prima dal United States Court of International Trade. La misura cautelare consente all’amministrazione di mantenere in vigore le sovrattasse in attesa di una decisione definitiva nel merito della vicenda. Il governo federale aveva richiesto con urgenza questa sospensione, annunciando l’intenzione di rivolgersi già da venerdì alla Corte suprema.

Mercoledì, il tribunale specializzato in commercio internazionale aveva stabilito che il presidente aveva oltrepassato i limiti dei suoi poteri, imponendo dazi non mirati in violazione delle prerogative del Congresso. La sentenza contestava l’uso della legge del 1977 sulle emergenze economiche (International Emergency Economic Powers Act, IEEPA), che consente sanzioni economiche solo in caso di una minaccia “straordinaria e insolita”. Secondo i giudici, l’interpretazione proposta dalla Casa Bianca conferirebbe al presidente un’autorità illimitata in materia doganale, in contrasto con la Costituzione.

Le misure contestate includevano i dazi imposti a Canada, Messico e Cina, accusati dalla Casa Bianca di non fare abbastanza contro il traffico di fentanyl, e quelli “reciproci” annunciati il 2 aprile dal presidente, che prevedevano l’introduzione di dazi generalizzati verso tutti i Paesi, poi ridimensionati dopo il crollo dei mercati finanziari. Era stato mantenuto un livello minimo di sovrattassa del 10%, con l’avvio di una finestra di negoziazione di novanta giorni.

La decisione del tribunale era stata accolta positivamente da diversi partner commerciali. La Cina aveva richiesto l’annullamento totale dei dazi unilaterali statunitensi. Il primo ministro canadese Mark Carney, intervenuto davanti al Parlamento, aveva dichiarato: “Accogliamo con favore la decisione di ieri, che conferma la posizione del Canada: questi dazi sono illegali e ingiustificati.” Allo stesso tempo, ha avvertito che “la nostra relazione commerciale con gli Stati Uniti resta profondamente minacciata” a causa delle sovrattasse ancora in vigore su acciaio, alluminio e settore automobilistico.

La Casa Bianca aveva reagito con durezza al verdetto definendolo “chiaramente errato” e affermando di essere certa che sarebbe stato ribaltato in appello. Il presidente Trump aveva definito la decisione “orribile” e l’aveva attribuita a “giudici di sinistra”, affermando sulla piattaforma Truth Social che si trattava di un verdetto “così pessimo e così politico” da auspicare un intervento “RAPIDO e DECISO” della Corte suprema.

Intervistato da Fox News, Kevin Hassett, principale consigliere economico del presidente, ha salutato con favore la decisione della corte d’appello: “Siamo molto soddisfatti, la aspettavamo. Capiscono che dobbiamo restituire grandezza all’America attraverso accordi commerciali equi”, ha dichiarato, richiamando lo slogan della campagna presidenziale.

Tuttavia, giovedì un altro tribunale federale, stavolta a Washington, ha definito “illegali” i dazi contro Canada, Messico e Cina, pur concedendo una sospensione della propria sentenza in attesa di un eventuale appello. Questa ulteriore decisione contribuisce a rafforzare l’opposizione giudiziaria contro la politica tariffaria della Casa Bianca.

Secondo la corte di commercio internazionale, l’IEEPA non può essere utilizzata per introdurre dazi su scala globale attraverso decreto. In una motivazione scritta allegata alla sentenza, uno dei giudici ha affermato che tale uso della legge costituirebbe “una delega del potere legislativo a un altro ramo del governo”, contraria alla Costituzione americana.

Le decisioni dei tribunali derivano da due cause legali: una intentata da una coalizione di dodici Stati americani, l’altra da un gruppo di imprese statunitensi. Entrambi i ricorrenti contestavano al presidente Trump di essersi attribuito poteri spettanti al Congresso.

Le tensioni commerciali tra Washington e Pechino avevano toccato un picco in aprile, dopo l’annuncio dei dazi “reciproci”. In seguito, i due Paesi hanno raggiunto un’intesa a metà maggio: dazi al 10% sui prodotti americani e al 30% su quelli cinesi. Malgrado questo allentamento, giovedì la portavoce del ministero cinese del commercio ha nuovamente denunciato il “protezionismo americano”, sostenendo che “non giova a nessuno”.

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