I dazi di Trump e il dilemma dell'industria americana
La nuova politica commerciale annunciata da Trump suscita incertezza tra le aziende, frenando gli investimenti manifatturieri che il presidente intende stimolare.

La nuova e radicale politica di dazi annunciata dal presidente Donald Trump, volta a rilanciare la produzione manifatturiera nazionale, sta generando un primo effetto inatteso: molte imprese non sembrano affatto intenzionate a riportare rapidamente le loro catene di approvvigionamento negli Stati Uniti.
Nonostante i dettagli forniti durante l’annuncio ufficiale di mercoledì, resta poco chiaro quale sia l’obiettivo finale della strategia. Questa incertezza si sta rivelando un deterrente potente per gli investimenti a lungo termine, rendendo quasi impossibile per le aziende pianificare con fiducia.
“Se vuoi che vengano costruiti impianti produttivi, devi comunicare alle aziende il prezzo reale — e quel prezzo deve includere chiaramente il rischio legato ai dazi”, ha dichiarato a Politico un ex funzionario della prima Amministrazione Trump, parlando in forma anonima.
L’incertezza è il vero nemico
Non è detto che i dazi non possano funzionare come strumento per incentivare il reshoring della produzione.
Gli Stati Uniti restano un Paese ricco, con uno dei mercati di consumo più grandi al mondo, e Trump potrebbe anche avere ragione nel pensare che molti partner commerciali si adegueranno pur di non perdere l’accesso al mercato americano.
Tuttavia, diversi dirigenti aziendali intervistati nelle ultime settimane hanno espresso lo stesso concetto: al momento, è impossibile dire se le aziende inizieranno davvero a investire nella produzione statunitense in risposta ai dazi.
Decisioni di questo tipo richiedono una valutazione precisa dei costi relativi, ma l’imprevedibilità dell’Amministrazione Trump rende ogni calcolo estremamente incerto.
Le domande che paralizzano le imprese
Nel mondo imprenditoriale circolano molti interrogativi:
- Se i mercati dovessero entrare in crisi, Trump farà marcia indietro?
- Come evolveranno i dazi nei prossimi tre anni o oltre?
- La politica commerciale cambierà radicalmente con un nuovo presidente nel 2028?
Con tutti questi dubbi, molte aziende preferiscono attendere piuttosto che assumere impegni a lungo termine basandosi su mere ipotesi.
L’Amministrazione ha fornito ieri maggiori dettagli sulle aliquote che si applicheranno a ciascun Paese, offrendo un minimo di chiarezza in più rispetto ai giorni precedenti. Tuttavia, regna ancora l’incertezza su cosa accadrà in seguito.
“Forse, non sono sicuro, vedremo?”, ha commentato con ironia Barry Ritholtz, co-fondatore e chief investment officer di Ritholtz Wealth Management, rispondendo a chi chiedeva se il cosiddetto "Giorno della Liberazione" di Trump avesse fornito la certezza che i mercati attendevano.
“Molto dipende dalla reazione degli alleati e dei partner commerciali. Se si scatenerà un botta e risposta su dazi e commercio, la situazione potrebbe peggiorare molto rapidamente.”
I mercati già in sofferenza
E in effetti, per i mercati finanziari, la situazione è già preoccupante. Secondo Omair Sharif, presidente della società Inflation Insights, l’aliquota media ponderata dei dazi dovrebbe salire tra il 25% e il 30%, rispetto a una media di appena il 2% registrata lo scorso anno.
Si tratta di un salto enorme, molto più aggressivo di quanto previsto dagli analisti. Trump, noto per la sua retorica favorevole alla costruzione di muri, ha ora di fatto costruito un muro commerciale fatto di dazi.
Una "traiettoria solida", ma intanto la manifattura si ferma
L’Amministrazione Trump difende la manovra, affermando che così sta "preparando il terreno per una crescita economica a lungo termine".
Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha dichiarato mercoledì a Fox News:
“Ci stiamo rimettendo su una traiettoria solida.”
Ma nel frattempo, il settore manifatturiero americano sta già rallentando.
Secondo Jay Timmons, presidente della National Association of Manufacturers, le imprese stanno mettendo in pausa le decisioni di investimento.
“I produttori stanno aspettando. Vogliono capire se vale la pena investire e assumere. E questo, al momento, non è affatto positivo per l’economia”, ha dichiarato in un’intervista alla CNBC poco prima dell’annuncio ufficiale sui dazi.