Gli Stati Uniti tagliano i dazi alla Svizzera dal 39% al 15%
L'accordo raggiunto venerdì pone fine a mesi di tensioni commerciali e include l'impegno delle aziende svizzere a investire 200 miliardi di dollari negli USA entro il 2028. Il nuovo dazio del 15% equipara la Svizzera all'Unione Europea.
Gli Stati Uniti e la Svizzera hanno raggiunto venerdì un accordo per ridurre i dazi sulle merci svizzere, che scendono dal 39% al 15%. L'intesa pone fine a quattro mesi di tensioni commerciali che hanno colpito duramente l'economia elvetica, esportatrice di farmaci, orologi, oro e cioccolato verso il mercato americano.
Il dazio del 39%, imposto dall'amministrazione Trump ad agosto, era uno dei più alti applicati a qualsiasi paese e aveva sorpreso la Svizzera, storica alleata degli Stati Uniti. Il tasso era stato scelto per rispecchiare il surplus commerciale svizzero con gli USA, pari a 39 miliardi di dollari nel 2024. Il nuovo dazio del 15% equipara ora la Svizzera all'Unione Europea, che aveva raggiunto un accordo simile a luglio.
L'intesa prevede investimenti massicci delle aziende svizzere negli Stati Uniti. Le imprese elvetiche si sono impegnate a investire 200 miliardi di dollari entro la fine del 2028, di cui almeno 67 miliardi nel solo 2026, secondo quanto dichiarato dal ministro dell'economia svizzero Guy Parmelin. Gli investimenti interesseranno farmaceutica, apparecchiature ferroviarie, raffinazione dell'oro e dispositivi medici. Parte di questa cifra include impegni già annunciati da colossi farmaceutici come Roche, che ha promesso 50 miliardi di dollari, e Novartis con 23 miliardi.
La riduzione dei dazi entrerà in vigore "entro giorni o settimane", non appena i sistemi doganali americani saranno aggiornati. L'accordo garantisce inoltre un tetto del 15% per i dazi futuri sui farmaci e i semiconduttori svizzeri, proteggendo questi settori da possibili aumenti. Il rappresentante commerciale americano Jamieson Greer ha spiegato che la Svizzera trasferirà "molta produzione negli Stati Uniti, nei settori farmaceutico, della raffinazione dell'oro e delle apparecchiature ferroviarie".
In cambio delle concessioni americane, la Svizzera ha accettato di ridurre i dazi su prodotti industriali, pesce e alcuni prodotti agricoli statunitensi. Il governo svizzero concederà quote tariffarie a dazio zero per 500 tonnellate di carne bovina, 1.000 tonnellate di carne di bisonte e 1.500 tonnellate di pollame americano. Queste concessioni hanno suscitato critiche dai Verdi svizzeri, che hanno definito l'accordo "di sottomissione" e hanno denunciato il rischio di importare "pollo al cloro" e altri prodotti controversi che minaccerebbero l'agricoltura locale.
L'accordo è stato raggiunto dopo un'insolita operazione di lobbying condotta da un gruppo di alti dirigenti svizzeri. Il 4 novembre, i vertici di Rolex, Richemont, del raffinatore d'oro MKS Pamp, del trader di petrolio Mercuria e della finanziaria Partners Group hanno incontrato il presidente Trump nell'Oval Office. Durante l'incontro, gli imprenditori hanno portato doni simbolici, tra cui un lingotto d'oro inciso con le iniziali "DT" e un orologio Rolex Datejust in oro, fotografato successivamente sulla scrivania presidenziale.
Il capo di Rolex, Jean-Frédéric Dufour, aveva aperto la strada a settembre invitando Trump nella tribuna VIP dell'azienda durante la finale maschile degli US Open a New York. La visita degli imprenditori è stata considerata decisiva per sbloccare i negoziati, secondo Parmelin. Il presidente di Richemont, Johann Rupert, ha descritto l'incontro come "un privilegio" e ha attribuito il dazio del 39% a un "malinteso".
Le tensioni commerciali erano iniziate a luglio, quando una telefonata tra Trump e la presidente svizzera Karin Keller-Sutter era finita male. I negoziatori svizzeri speravano in un dazio tra il 10% e il 15%, ma Trump aveva invece imposto il 39% subito dopo la chiamata. Da agosto, i settori più esposti al mercato americano hanno subito perdite significative. Nei tre mesi fino a settembre, le esportazioni svizzere verso gli USA sono calate del 14%, mentre i produttori di macchine utensili hanno registrato un crollo del 43%.
Gli economisti svizzeri hanno accolto con favore l'accordo. Hans Gersbach, direttore dell'istituto economico KOF di Zurigo, ha spiegato che i settori della meccanica, degli strumenti di precisione, dell'orologeria e dell'alimentare beneficeranno maggiormente della riduzione. Il KOF prevede una crescita economica svizzera dello 0,9% nel 2026, che potrebbe superare l'1% grazie al nuovo dazio. Nadia Gharbi, economista della banca Pictet, ha definito l'accordo "un chiaro sviluppo positivo" che elimina i principali rischi per l'economia del paese.
Le associazioni industriali svizzere hanno sottolineato l'importanza di raggiungere la parità con i concorrenti europei. Nicola Tettamanti, presidente di Swissmechanic, che rappresenta i produttori di piccole e medie dimensioni, ha dichiarato: "Per la prima volta abbiamo le stesse condizioni dei nostri concorrenti europei nel mercato americano". L'opposizione politica, tuttavia, ha chiesto al governo di rivelare tutti gli impegni presi dietro le quinte. La copresidente del Partito Socialista, Mattea Meyer, ha chiesto trasparenza completa sugli accordi raggiunti.
Washington e Berna puntano a finalizzare i dettagli dell'accordo entro il primo trimestre del 2026. La Casa Bianca ha precisato che la Svizzera riconoscerà gli standard di sicurezza americani per i veicoli a motore, una mossa che risponde alle frequenti lamentele di Trump secondo cui i paesi europei non acquistano auto americane.