Gli Stati Uniti pensano ad incentivi per persuadere la popolazione locale a lasciar annettere la Groenlandia
La Casa Bianca mobilita i dipartimenti governativi per persuadere l’isola artica a unirsi agli Stati Uniti, mentre la Danimarca continua a respingere con fermezza le pressioni americane.

Il progetto del presidente Donald Trump di annettere la Groenlandia, da tempo considerato una sua ambizione personale, è ora diventato una politica ufficiale degli Stati Uniti.
La Casa Bianca ha infatti avviato un piano formale per acquisire l’isola artica dalla Danimarca, coinvolgendo diversi dipartimenti governativi in quella che Trump definisce come una delle più grandi operazioni immobiliari della storia, afferma il New York Times.
La Groenlandia, con una superficie di oltre 836.000 chilometri quadrati e una popolazione di appena 57.000 abitanti, ha acquisito un’importanza strategica crescente a causa dello scioglimento dei ghiacci artici.
Nonostante il fermo rifiuto delle autorità danesi, che ribadiscono che l’isola non è in vendita, Trump ha più volte espresso pubblicamente la sua determinazione:
“Abbiamo bisogno della Groenlandia per la sicurezza nazionale e persino internazionale,” ha dichiarato al Congresso, aggiungendo: “In un modo o nell’altro, la otterremo.”
Una strategia di persuasione: media, identità e promesse
Il Consiglio per la Sicurezza Nazionale si è riunito ripetutamente per tradurre le intenzioni del presidente in azioni concrete.
Pur non escludendo in teoria l’uso della forza, le discussioni si sono sempre concentrate su strumenti di persuasione non militari.
Il piano prevede campagne pubblicitarie e social mirate a conquistare il favore della popolazione groenlandese, con l’obiettivo di indurla a chiedere spontaneamente l’adesione agli Stati Uniti.
Tuttavia, il contesto politico locale non è favorevole: alle recenti elezioni, un partito pro-indipendenza e favorevole a rapporti più stretti con gli Stati Uniti ha ottenuto solo il 25% dei voti.
Uno degli assi della campagna comunicativa americana sarà il richiamo all’identità condivisa tra i groenlandesi e i nativi Inuit dell’Alaska.
I consiglieri di Trump accusano la Danimarca di essere una cattiva protettrice dell’isola e affermano che solo gli Stati Uniti possono proteggerla dalle ambizioni di Russia e Cina. Promettono inoltre che l’America aiuterà i groenlandesi a diventare “ricchi”.
Incentivi economici e risorse naturali
Per rendere l’offerta più allettante, l’Amministrazione Trump sta valutando una serie di incentivi economici.
Tra questi, la sostituzione dei 600 milioni di dollari annui di sussidi danesi con un pagamento diretto agli abitanti: circa 10.000 dollari l’anno per ciascun groenlandese.
L’investimento sarebbe in parte compensato dall’estrazione delle abbondanti risorse naturali dell’isola, tra cui terre rare, rame, oro, uranio e petrolio.
“Si tratta di minerali critici,” ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz in un’intervista a Fox News.
Tuttavia, non tutti gli analisti concordano: il clima estremo e l’infrastruttura carente rendono le operazioni minerarie complesse e potenzialmente poco redditizie.
Dopo la rielezione, un rinnovato fervore
Trump aveva già manifestato interesse per la Groenlandia durante il suo primo mandato, incaricando i suoi collaboratori di esplorare l’idea.
Ma dopo la sua rielezione nell’autunno scorso, ha rilanciato il progetto con maggiore intensità.
“Il presidente Trump considera la Groenlandia una posizione strategicamente fondamentale,” ha dichiarato il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Brian Hughes.
In questo contesto, il vicepresidente JD Vance e lo stesso Waltz hanno recentemente visitato l’isola per proporre quella che definiscono una “partnership” con gli Stati Uniti.
Motivazioni geopolitiche e accuse di imperialismo
Il crescente interesse per l’Artico, dovuto allo scioglimento dei ghiacci, rende la Groenlandia sempre più appetibile dal punto di vista geopolitico.
Le nuove rotte marittime che si stanno aprendo permetteranno in futuro anche il passaggio anche di unità navali militari cinesi e russe.
Secondo alcuni analisti, quindi, l’idea americana di incorporare la Groenlandia non è del tutto irrealistica.
Tuttavia, le dichiarazioni di Trump – come quelle sul riprendere il controllo del Canale di Panama o sull’idea del Canada come “51º Stato” – sono percepite da molti osservatori internazionali come niente altro che segnali di un rinnovato imperialismo statunitense.
Il precedente storico e la resistenza danese
Non è la prima volta che gli Stati Uniti tentano di acquisire la Groenlandia: nel 1946, l’Amministrazione Truman offrì alla Danimarca l’equivalente di 1 miliardo di dollari per acquistare l’isola.
Oggi la Groenlandia gode di una vasta autonomia interna, ma dipende ancora dalla Danimarca per la difesa e gli affari esteri.
Il bilancio dell’isola è finanziato per circa il 60% da Copenaghen. Molti leader locali auspicano l’indipendenza, ma divergono sui tempi e sul tipo di rapporto da instaurare con gli Stati Uniti.
I leader danesi, invece, si oppongono fermamente. Durante una recente visita in Groenlandia, la prima ministra Mette Frederiksen ha condannato le “pressioni e minacce” dell’Amministrazione Trump, dichiarando semplicemente:
“Non si può annettere un altro Paese.”
Un appello diretto al popolo groenlandese
Frustrata dalla resistenza danese, l’Amministrazione Trump ha quindi deciso di rivolgersi direttamente ai cittadini della Groenlandia.
Nel suo discorso al Congresso, il presidente ha dichiarato:
“Sosteniamo il vostro diritto di determinare il vostro futuro. E se sceglierete di unirvi a noi, vi daremo il benvenuto negli Stati Uniti d’America. Vi manterremo al sicuro. Vi renderemo ricchi.”
Durante una visita a una base militare sull’isola, il vicepresidente Vance ha previsto che i groenlandesi, tramite un referendum, sceglieranno l’indipendenza dalla Danimarca, aprendo così la strada a “una nuova fase di collaborazione con gli Stati Uniti.”
Anche Robert O’Brien, ex consigliere per la sicurezza nazionale, ha rilanciato l’idea:
“La Groenlandia potrebbe diventare una nuova Alaska. I suoi abitanti sono strettamente legati ai nativi dell’Alaska, con cui condividono storia e cultura.”
Ma a Copenaghen cresce l’irritazione.
“Vi abbiamo ammirato a lungo,” ha detto Frederiksen ai media parlando degli Stati Uniti durante la sua visita a Nuuk, “ma quando ci chiedete di cedere una parte del nostro territorio, quando ci sottoponete a pressioni e minacce, ci costringete a riconsiderare profondamente quel rispetto.”