Gli Stati Uniti cercano di avvicinare la Groenlandia con un accordo speciale

Trump starebbe considerando l’estensione alla Groenlandia di un tipo di accordo finora riservato a piccole nazioni insulari del Pacifico. L’obiettivo sarebbe aumentare la presenza americana sull’isola e ridurre la dipendenza di Nuuk dalla Danimarca

Gli Stati Uniti cercano di avvicinare la Groenlandia con un accordo speciale

Funzionari statunitensi stanno discutendo un piano per portare la Groenlandia nella sfera d'influenza americana attraverso un compact of free association (Cofa), un tipo di accordo che gli Stati Uniti hanno già stipulato con Micronesia, Isole Marshall e Palau. La notizia, riportata dal Guardian, si basa su dichiarazioni di due funzionari americani e di un’altra fonte informata delle discussioni.

Un accordo Cofa prevede che Washington fornisca servizi essenziali – dalla consegna della posta alla gestione delle emergenze, fino alla difesa militare – in cambio della possibilità per le forze armate statunitensi di operare liberamente nel paese partner. I benefici includono anche significative agevolazioni commerciali, come l’esenzione da dazi per le esportazioni verso gli Stati Uniti. Si tratta di uno strumento diplomatico che ha finora permesso a Washington di mantenere un’influenza nel Pacifico, in particolare in chiave di contenimento della Cina.

L’idea di applicare questo modello alla Groenlandia si inserisce nell'interesse del presidente Donald Trump per l’isola. Durante il suo primo mandato, Trump aveva già ipotizzato l'acquisizione della Groenlandia, proposta che aveva suscitato un netto rifiuto da parte della Danimarca, Stato sovrano dell'isola. Rientrato alla Casa Bianca nel gennaio di quest'anno, il presidente ha riacceso la questione, affermando pubblicamente di non escludere neppure l’uso della forza per ottenere il controllo dell’isola. Un accordo Cofa rappresenterebbe un’opzione più conciliatoria rispetto all’annessione, pur comportando una significativa estensione dell’influenza americana.

Le discussioni sul possibile Cofa includono figure chiave dell’amministrazione Trump, tra cui Markus Thomi, direttore ad interim per la sezione dell’emisfero occidentale del Consiglio per la sicurezza nazionale, e David Copley, esperto di politiche minerarie presso il Consiglio nazionale per il dominio energetico, organo creato dallo stesso Trump. Sono coinvolti anche funzionari del Consiglio economico nazionale.

Uno degli ostacoli principali al piano è rappresentato dallo status giuridico della Groenlandia. Finora, gli accordi Cofa sono stati conclusi solo con paesi indipendenti: Micronesia, Palau e Isole Marshall. Di conseguenza, affinché un’intesa analoga possa essere siglata con la Groenlandia, quest’ultima dovrebbe probabilmente dichiarare l’indipendenza dalla Danimarca. I sondaggi mostrano un interesse diffuso tra i groenlandesi per una maggiore autonomia, ma allo stesso tempo una netta maggioranza non desidera diventare parte degli Stati Uniti. Ciò suggerisce che anche un Cofa, che implica la cessione di funzioni chiave a Washington, potrebbe incontrare scetticismo da parte della popolazione locale.

Secondo il Guardian, la Casa Bianca, l’ambasciata danese e l’ufficio di rappresentanza della Groenlandia a Washington non hanno voluto commentare le indiscrezioni. Anche il Dipartimento degli Interni, che attraverso l’Ufficio per gli affari insulari gestisce i Cofa esistenti, ha preferito non rilasciare dichiarazioni.

Il piano rientra in una più ampia strategia statunitense che attribuisce grande valore strategico alla Groenlandia, sia per la sua posizione nell’Artico sia per le sue risorse minerarie. Queste ultime includono materiali considerati critici per la sicurezza nazionale, ma rimangono in gran parte inutilizzati a causa della carenza di manodopera e delle limitate infrastrutture. Un funzionario dell’amministrazione ha dichiarato che Washington sta cercando di aiutare la Groenlandia a diversificare la propria economia e a ridurre la dipendenza economica dalla Danimarca, anche tramite un possibile coinvolgimento della Development Finance Corporation e della Export-Import Bank.

Il medesimo funzionario ha definito l’eventuale accordo Cofa come “un modo elegante per affrontare alcune delle preoccupazioni che abbiamo quando si tratta della sicurezza della Groenlandia”, ma ha evitato di entrare nei dettagli sullo stato delle trattative.

Intanto, i leader danesi non sarebbero stati consultati in modo formale. Un alto funzionario europeo ha riferito che non vi sono stati colloqui sostanziali con la Casa Bianca sul futuro status dell’isola. Da parte danese, la posizione pubblica rimane contraria all’idea di un’acquisizione americana, ribadendo che il futuro della Groenlandia deve essere deciso dai suoi abitanti.

I precedenti accordi Cofa nel Pacifico sono considerati da entrambi gli schieramenti politici americani uno strumento chiave per contenere l’influenza cinese nella regione. Tuttavia, la loro implementazione non è stata priva di difficoltà: in passato, alcuni legislatori repubblicani hanno bloccato fondi destinati a questi paesi, causando tensioni con governi che dipendono in larga parte dagli aiuti statunitensi.

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