Gabbard e RFK Jr.: conferme in salita per le due nomine chiave di Trump
Scontro in Senato su Snowden e vaccini: i due candidati si trovano in difficoltà a rispondere alle domande dei senatori repubblicani scettici sulla loro nomina e dei democratici.

Le audizioni in Senato per la conferma di Tulsi Gabbard come nuova Direttrice dell’Intelligence nazionale e di Robert F. Kennedy Jr. (RFK Jr.) come Segretario alla Salute e ai Servizi Umani stanno riservando non poche sorprese, come da attese.
Nonostante il fermo sostegno del presidente Donald Trump, i due hanno sollevato parecchi dubbi fra alcuni senatori repubblicani chiave, che si aspettavano risposte più “confortanti” su due questioni di grande rilievo per le rispettive audizioni: le posizioni passate di Gabbard nei confronti di Edward Snowden e quelle di RFK Jr. sui vaccini.
Gabbard si è trovata al centro delle critiche dei senatori repubblicani James Lankford (Oklahoma) e Todd Young (Indiana).
Entrambi le hanno offerto la possibilità di definire Edward Snowden un “traditore”, nella convinzione che una presa di posizione netta avrebbe rassicurato la Commissione Intelligence e, di riflesso, agevolato il suo percorso di conferma al Senato.
Lankford era addirittura convinto che si trattasse di una “domanda semplice, un tiro a segno facile”.
Tuttavia Gabbard, pur chiarendo di non essere sua intenzione di proporre la grazia per Snowden, ha rifiutato di etichettarlo apertamente come un traditore, alimentando ulteriori incertezze proprio tra i senatori che temono di dover difendere in futuro il proprio voto a favore della candidata in circostanze politicamente scomode.
Trump’s DNI pick Tulsi Gabbard refuses to outright call Edward Snowden a “traitor” in an exchange with GOP Sen. James Lankford during her Senate confirmation hearing. pic.twitter.com/93SL5nzSpf
— The Recount (@therecount) January 30, 2025
Tuttavia, se da un lato le parole di Gabbard hanno preoccupato senatori come Young, dall’altro hanno rassicurato la senatrice Susan Collins (Maine), considerata come uno dei voti più in bilico sulla sua conferma, che si è invece dichiarata “soddisfatta” delle parole della candidata sulla grazia a Snowden.
Susan Collins, key swing vote, sounding positive about her exchange with Tulsi Gabbard.
— Manu Raju (@mkraju) January 31, 2025
“I was happy with her responses to my questions, including the question of whether she would recommend a pardon of Edward Snowden, where she clearly said no,” Collins told reporters, per…
Anche RFK Jr., designato dal presidente Trump a guidare il Dipartimento della Salute, ha suscitato perplessità in aula rifiutandosi di rinnegare apertamente le passate affermazioni che collegavano i vaccini all’autismo.
Il senatore repubblicano Bill Cassidy (Louisiana), medico di professione, gli ha più volte chiesto di smentire quella che la comunità scientifica considera un’ipotesi infondata, invitandolo a lanciare un messaggio chiaro e definitivo sull’assoluta sicurezza dei vaccini.
Ma, davanti alle insistenze di Cassidy, RFK Jr. non ha voluto ritrattare, lasciando così aperti i seri dubbi di un’ala del Partito Repubblicano che fatica a sostenere la sua candidatura.
Bill Cassidy asks Robert F. Kennedy Jr. if he will say "without qualification" and after being shown data, that vaccines do not cause autism, as RFK has claimed for years.
— JM Rieger (@RiegerReport) January 30, 2025
KENNEDY: "Not only will I do that, but I will apologize for any statements that misled people otherwise." pic.twitter.com/iFS7kRjery
Le risposte di Gabbard e Kennedy Jr. aprono così la porta ad un inedito scenario politico: da un lato i due nomi scelti da Trump restano figure apprezzate da una parte rilevante dell’elettorato repubblicano, ma dall’altro il sostegno dei senatori alle loro nomine resta tutt’altro che garantito, con il rischio concreto di una sonora bocciatura da parte del Senato.
Mentre i lavori per la loro conferma procedono a ritmo serrato nelle varie Commissioni competenti, cresce dunque l'ansia e l’incertezza sul destino di entrambe le candidature, che sono già diventate il banco di prova più duro per la tenuta della squadra di governo nominata dal neo presidente Donald Trump.