FBI riapre le indagini su tre casi controversi dell’era Biden
Sotto la nuova direzione di Dan Bongino e Kash Patel, l’agenzia rilancia le inchieste su episodi rimasti irrisolti che avevano sollevato critiche da parte del fronte conservatore

Il Federal Bureau of Investigation ha annunciato un’intensificazione delle indagini su tre distinti episodi risalenti all’amministrazione Biden, tutti oggetto di forte attenzione mediatica e politica negli anni passati. A comunicarlo è stato domenica il vice direttore dell’agenzia Dan Bongino, già noto al pubblico per il suo passato da conduttore di un podcast filo-MAGA. Le indagini riguardano il ritrovamento di cocaina alla Casa Bianca nel 2023, la fuga di notizie sulla bozza della sentenza Dobbs della Corte Suprema nel 2022, e le bombe a tubo rinvenute alla vigilia dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Secondo quanto dichiarato da Bongino in un messaggio pubblicato su X, lui e il direttore dell’FBI Kash Patel hanno esaminato “una serie di casi di potenziale corruzione pubblica che, comprensibilmente, hanno suscitato l’interesse pubblico” subito dopo il loro insediamento. Da questa revisione è scaturita la decisione di “riaprire, o di destinare risorse aggiuntive e attenzione investigativa” a determinati fascicoli, tra cui appunto quelli relativi agli episodi sopra menzionati.
Il caso della cocaina alla Casa Bianca
Il primo dei casi riguarda il ritrovamento, nel luglio 2023, di una piccola quantità di cocaina all’interno della Casa Bianca, precisamente “nell’area della lobby dell’ingresso di West Executive Avenue”, come indicato in una dichiarazione del U.S. Secret Service. L’agenzia, allora responsabile dell’indagine, aveva chiuso il fascicolo per “mancanza di prove fisiche” in grado di identificare un sospetto. Il ritrovamento aveva alimentato numerose speculazioni e accuse da parte di esponenti conservatori, tra cui lo stesso Bongino, che all’epoca aveva espresso dubbi e critiche attraverso il suo podcast. L’interesse pubblico e mediatico sul caso era stato notevole, anche in virtù dell’alto livello di sicurezza dell’area in cui la sostanza era stata scoperta.
La fuga di notizie sulla sentenza Dobbs
Il secondo fascicolo oggetto di nuova attenzione investigativa riguarda la diffusione non autorizzata, avvenuta nel maggio 2022, di una bozza della sentenza Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, che anticipava la storica decisione della Corte Suprema di rovesciare le tutele federali sull’aborto stabilite dalla sentenza Roe v. Wade del 1973. La bozza era stata pubblicata in esclusiva da Politico, suscitando un terremoto politico e istituzionale. Un’indagine interna condotta dalla Corte Suprema e conclusasi nel gennaio 2023 non era riuscita a individuare il responsabile della fuga di notizie. L’episodio aveva portato l’allora presidente Trump a definire il colpevole “feccia” e a invocare l’arresto dei giornalisti che avevano curato l’inchiesta. Secondo Bongino, la riapertura del caso intende rispondere a un’esigenza di “trasparenza e giustizia” su un episodio che aveva violato il consueto riserbo della più alta istituzione giudiziaria degli Stati Uniti.
Le bombe del 6 gennaio
Il terzo caso riguarda le bombe a tubo inesplose che furono collocate nella serata del 5 gennaio 2021 fuori dalle sedi del Democratic National Committee e del Republican National Committee a Washington D.C. Questi ordigni furono scoperti poche ore prima dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio, aggiungendo ulteriore tensione a una giornata già segnata da violenze e scontri. Nonostante le ampie indagini condotte negli anni successivi — che hanno incluso la valutazione di oltre 600 segnalazioni e più di 1.000 interviste — il sospetto non è mai stato identificato. L’FBI ha pubblicato il 2 gennaio scorso nuovi filmati e dettagli relativi al caso, ma l’inchiesta non ha ancora portato a una svolta. Secondo Bongino, tuttavia, “stiamo facendo progressi” e si invitano tutti i cittadini in possesso di informazioni rilevanti a contattare l’agenzia federale.