Europa pronta allo scontro commerciale con gli Stati Uniti
L’Unione Europea prepara misure di ritorsione dopo la richiesta di nuovi dazi da parte di Washington. Berlino, inizialmente favorevole a un compromesso, si avvicina ora alla posizione più dura di Parigi.
L’Unione Europea sarebbe pronta a reagire alle ultime richieste di Washington, che potrebbero far saltare il negoziato commerciale in corso. Secondo fonti sentite dal Wall Street Journal, l’amministrazione statunitense guidata dal presidente Donald Trump ha chiesto ulteriori concessioni, compresa l’introduzione di un dazio di base del 15% o più su gran parte dei beni europei. L’UE, che puntava a fissare la soglia al 10%, vede questa richiesta come un passo indietro rispetto agli accordi raggiunti nei mesi scorsi.
Il cambio di scenario ha spinto la Germania, tradizionalmente favorevole a un’intesa rapida, ad avvicinarsi alle posizioni più dure della Francia. Berlino, principale esportatore europeo, è ora pronta a sostenere una linea più aggressiva, anche attraverso strumenti di difesa commerciale mai utilizzati finora. “Se vogliono una guerra, avranno una guerra”, ha dichiarato un funzionario tedesco, pur sottolineando che il tempo per trovare un accordo non è ancora esaurito.
Il commercio tra Unione Europea e Stati Uniti vale migliaia di miliardi di dollari e muove oltre 5 miliardi di beni e servizi ogni giorno. Una rottura rischierebbe di colpire duramente entrambi i blocchi. La Commissione Europea, che guida la politica commerciale del continente, ha confermato domenica di voler arrivare a un accordo equo e ha ribadito che tutte le opzioni restano sul tavolo in caso di fallimento dei negoziati.
Il segretario al Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick, ha espresso fiducia nella possibilità di un’intesa. Intervistato da CBS, ha detto: “Sono sicuro che raggiungeremo un accordo. E sarà un grande risultato per l’America, perché il presidente ha a cuore il nostro Paese.”
Da mesi il commissario europeo al Commercio, Maroš Šefčovič, è impegnato in contatti intensi con Washington. Ha compiuto sei viaggi negli Stati Uniti e ha offerto riduzioni tariffarie insieme a massicci acquisti europei di prodotti energetici e semiconduttori statunitensi. Tuttavia, i risultati sono scarsi. All’inizio di luglio, Trump ha minacciato dazi del 30% su quasi tutti i beni europei, rispetto al 20% annunciato in aprile.
Anche la Germania, che in passato aveva sostenuto la via della mediazione, non crede più in una soluzione rapida. Berlino è pronta a sostenere l’uso dello “strumento anti-coercizione” dell’UE, un meccanismo che consente di reagire a pressioni economiche con restrizioni su commercio e investimenti. Finora non è mai stato utilizzato, ma la Commissione ne sta valutando l’attivazione, in particolare dopo il ritorno di Šefčovič da Washington.
Le contromisure allo studio includono possibili dazi sui servizi digitali statunitensi e limitazioni all’accesso delle aziende americane agli appalti pubblici europei. Queste misure si aggiungerebbero a due pacchetti di dazi già predisposti dall’UE per colpire oltre 100 miliardi di esportazioni statunitensi, dai velivoli al burro di arachidi, fino al whiskey. I pacchetti non sono ancora operativi, ma potrebbero essere attivati rapidamente.
Il tempo stringe. L’UE non lancerà azioni di ritorsione prima del 1° agosto, data limite fissata da Trump. Tuttavia, i governi europei stanno già discutendo quali settori sacrificare e quali strumenti utilizzare se i negoziati fallissero. “Tutte le opzioni faranno male”, ha affermato un diplomatico europeo.
Il compromesso che sembrava vicino a inizio mese prevedeva l’aumento degli acquisti europei di energia e semiconduttori statunitensi, oltre all’accettazione di un dazio di base del 10% sulla maggior parte dei beni. Restavano da definire alcune esenzioni e possibili sconti sui dazi del 25% applicati al settore automobilistico europeo.
Il 9 luglio Šefčovič aveva riferito ai parlamentari europei che i negoziati avevano evitato un aumento delle tariffe. Ma tre giorni dopo, Trump ha pubblicato una lettera sui social minacciando dazi al 30% dal 1° agosto.
Durante l’ultimo viaggio a Washington, il rappresentante commerciale statunitense Jamieson Greer ha confermato che il dazio del 10% poteva ancora essere una base di discussione. Ma Lutnick ha ribadito la richiesta di un livello più alto, almeno il 15%. Šefčovič è tornato a Bruxelles con la consapevolezza che Washington intende mantenere i dazi del 25% sulle auto europee e valutare addirittura tariffe del 100% sui prodotti farmaceutici.