Oggi è Election Day: si vota in Wisconsin e in Florida
Gli elettori americani tornano al voto in Wisconsin e Florida per due sfide locali ma molto importanti: in gioco rispettivamente il controllo della Corte Suprema e due seggi chiave alla Camera.

Oggi, martedì 1 aprile, è un Election Day negli Stati Uniti, seppur di dimensioni piuttosto ridotte rispetto all’ultima tornata elettorale appena trascorsa qualche mese fa.
Si vota, infatti, in Wisconsin per l’elezione di un giudice della Corte Suprema statale, così come in Florida per due elezioni suppletive della Camera che hanno attirato diverse attenzioni a livello nazionale.
Ecco una piccola guida per orientarsi.
Wisconsin
Si vota per un seggio della Corte Suprema lasciato vacante dopo 30 anni di servizio dalla Justice Ann Walsh Bradley, di area progressista. Si sfidano Susan Crawford, giudice del circuito di Dane, e Brad Schimel, giudice del circuito di Waukesha ed ex Attorney General dello stato.
Seppur formalmente sia una sfida “nonpartisan” - ovvero senza affiliazioni partitiche -, sappiamo che Crawford è una candidata liberal sostenuta dai democratici, mentre Schimel è un conservatore che ha ricevuto l’endorsement del partito repubblicano.
Nel 2023 l’area progressista ha riconquistato la maggioranza della Corte dopo 15 anni, grazie alla netta vittoria di Janet Protasiewicz contro il conservatore Daniel Kelly di ben 11 punti percentuali.
Questa sfida determinerà, quindi, a tutti gli effetti chi avrà la maggioranza nei prossimi anni.
Il voto anticipato ha visto circa 650.000 voti espressi, ben lontani dai numeri delle presidenziali 2024, quando 1.550.000 elettori avevano votato in anticipo. In totale potremmo avere una affluenza simile al 2023 (1.855.000) o leggermente superiore, ben lontana comunque dai numeri del 2024 (3.439.000).
Gli analisti si aspettano una vittoria di Crawford, con lo scenario alternativo piuttosto improbabile. Oltre ai (pochi) sondaggi diffusi, una serie di fattori vanno nella direzione della candidata liberal.
Su tutti: la maggior popolarità dei democratici sulle tematiche più toccate in questo tipo di elezioni giudiziarie (aborto, diritto di voto e gerrymandering), il vantaggio di cui godono i partiti di opposizione nelle elezioni speciali, ma anche la bassa affluenza che non ha mai premiato i repubblicani nelle sfide degli ultimi anni.
Trump è riuscito a vincere di un soffio lo stato nel 2024 grazie a una affluenza record all’86%, e difficilmente il GOP potrà essere competitivo con una affluenza che sarà poco oltre la metà. Ad ogni modo, il margine di distacco dovrebbe essere inferiore rispetto agli 11 punti del 2023.

Florida
Si vota per i due seggi vacanti della Camera dei Rappresentanti che erano in mano ai repubblicani: il primo distretto (FL-01), rappresentato fino a novembre dal dimissionario Matt Gaetz - nominato da Trump come Procuratore Generale, salvo poi aver rinunciato tra le polemiche -, e il sesto distretto (FL-06), rappresentato fino a gennaio da Michael Waltz, nominato come Consigliere di Sicurezza Nazionale da Trump e al centro delle polemiche negli ultimi giorni per il caso delle chat su Signal.
Dovessero vincere entrambe le sfide, i repubblicani tornerebbero ai 220 seggi alla Camera che avevano conquistato alle elezioni del novembre 2024.
Si tratta di due distretti profondamente repubblicani, che in tempi normali sarebbero blindati per il Partito Repubblicano. Trump ha vinto il primo distretto con 37 punti di vantaggio su Harris, così come ha vinto il sesto con 30 punti di scarto. I repubblicani hanno un vantaggio sui democratici nelle registrazioni al voto di 34 punti in FL-01 e di 23,5 punti in FL-06.
Tuttavia, come detto in precedenza, i partiti di opposizione godono sempre di una maggiore mobilitazione nelle elezioni suppletive, e questo può far la differenza quando l’affluenza è molto bassa. Il risultato quindi potrebbe essere meno scontato di quello che sembra.
In dettaglio, il primo distretto vede fronteggiarsi il repubblicano Jimmy Patronis e la democratica Gay Valimont. Non sembra essere una sfida in bilico, ma il risultato sarà sicuramente meno eclatante rispetto a quello di novembre.
Nel voto anticipato hanno votato 37.746 repubblicani, 24.434 democratici e 9.871 indipendenti, pari a un vantaggio di 18,5 punti da parte dei registrati repubblicani. Molto inferiore rispetto ai dati del 2024 e ai dati delle registrazioni del distretto, ma quanto dovrebbe bastare al Partito Repubblicano per una vittoria tranquilla.

La sfida più importante si gioca però nel sesto distretto, dove si sono concentrati gli sforzi di entrambi i partiti, creando inaspettatamente le maggiori tensioni e aspettative.
I repubblicani schierano il senatore statale Randy Fine, di origine ebraica, sostenuto da Trump ed estremamente controverso: ultra-MAGA, ex dirigente nel mondo dei casinò, è stato eletto prima alla Camera statale nel 2016 e successivamente al Senato nel 2024, pur non risiedendo nel distretto che rappresenta.
Soprannominato “il bullo di Brevard”, Fine si è distinto per dichiarazioni incendiarie contro la comunità LGBTQ+ e i musulmani.
Ad esempio, prima ancora dello scoppio della guerra a Gaza, in un post su X, dichiarò di non provare alcuna commozione per la morte di un bambino palestinese definito senza mezzi termini come scudo umano.
Altre volte si è mostrato del tutti indifferente verso i morti civili palestinesi, rilanciando l’hashtag #MuslimProblem.
La sua campagna, definita debole da molti, ha suscitato il disappunto dell’establishment repubblicano locale – al punto che figure come il governatore Ron DeSantis hanno tentato, senza successo, di sostituirlo alle primarie, per via del supporto che Fine ha ottenuto dal presidente Trump.
I democratici puntano invece sull’insegnante Josh Weil, una figura altrettanto poco brillante e non priva di ombre. Anche lui non risiede nel distretto e manca di legami concreti con la comunità locale, in maniera simile al suo diretto avversario Fine.
Tuttavia, Weil ha dimostrato una notevole capacità di raccolta fondi, raccogliendo circa 10 milioni di dollari – un vantaggio di 10 a 1 rispetto al candidato repubblicano – sebbene abbia impiegato solo il 10% di tali risorse in spot elettorali.
Anche la sua carriera, però, è macchiata da controversie: circa dieci anni fa è stato sospeso dall’insegnamento per abusi fisici su uno studente e, più recentemente, un membro del suo staff è stato arrestato per furto con scasso.
Fortunatamente per Weil, l’attenzione degli elettori e dei media si è concentrata su altro, focalizzandosi soprattutto sulle polemiche e l’estremismo di Fine e sulla possibilità che quest’ultimo non riesca a replicare la vittoria ottenuta da Trump a novembre con margini superiori a 30 punti.
Nel periodo di Early Voting hanno votato 47.403 elettori repubblicani, 38.107 democratici e 15.425 indipendenti, pari a un vantaggio di 9,21 punti a favore degli elettori registrati repubblicani.
L’affluenza degli elettori registrati come democratici è pari quindi al 26,77%, oltre nove punti superiore rispetto al 17,34% dei repubblicani, denotando un maggior coinvolgimento ed entusiasmo da parte della base dem.
Anche in questo caso si tratta di un trend ribaltato e di un margine decisamente inferiore rispetto alle elezioni del novembre 2024 e ai dati delle registrazioni nel distretto, ma potenzialmente sufficiente a garantire comunque una vittoria di misura al Partito Repubblicano, soprattutto in presenza di una buona affluenza oggi alle urne.

Cosa dobbiamo aspettarci?
Come avrete inteso, in una competizione di questo tipo, la chiave è capire chi effettivamente si presenterà alle urne.
Partiamo quindi da un dato sicuro: l'affluenza complessiva nelle elezioni suppletive – in particolare nelle due sfide in Florida – sarà con ogni probabilità inferiore ai voti che Trump da solo ha ottenuto nel 2024 in quegli stessi distretti.
Questo per dare una idea su quanto l’elettorato sarà completamente diverso rispetto a quello di appena pochi mesi fa.

Come evidenziato dal grafico qui sopra riportato di G. Elliott Morris, l’elettorato democratico tende a essere sovrarappresentato tra il 25% di elettori a più alta propensione al voto.
In un’elezione speciale a bassa partecipazione, ciò rischia di penalizzare in modo marcato i repubblicani, che dispongono invece di una base elettorale mediamente più propensa all’astensione.
Un altro elemento da considerare è la dimensione locale. Più piccolo è il territorio al voto, maggiori possono essere le oscillazioni tra un’elezione e l’altra: la notorietà dei candidati, i fondi investiti, il loro radicamento sul territorio possono generare cambiamenti anche significativi in poco tempo.
Inoltre, gli elettori potrebbero esprimere un “voto punitivo” verso il proprio partito, soprattutto se scontenti di certe politiche a livello locale o nazionale, ricorrendo al cosiddetto ticket splitting e scegliendo candidati di schieramenti diversi.
Ciò premesso, in Wisconsin, ci aspettiamo una vittoria della candidata progressista, probabilmente non con un margine enorme ma comunque abbastanza sicura.
Nel primo distretto della Florida, invece, il Partito Repubblicano resta ampiamente favorito, anche se con uno scarto meno netto rispetto a quanto ci si attenderebbe in condizioni normali.
Nel sesto distretto della Florida, invece, una buona affluenza dell'elettorato repubblicano all’Election Day potrebbe, alla fine, aiutare Fine a prevalere, pur senza i grandi margini che si sarebbero registrati a favore dei repubblicani in questo distretto, in un’elezione ordinaria.
Tuttavia, non possiamo dimenticare il precedente della vittoria shock di Doug Jones in Alabama nel 2017: il senatore democratico vinse di misura contro un candidato repubblicano (Roy Moore) estremamente controverso e travolto da scandali personali, grazie anche a un’affluenza anomala e a fattori locali.
È la dimostrazione che, in contesti di bassa partecipazione e con candidati controversi, gli esiti possono riservare sorprese anche clamorose.
Le speciali dinamiche territoriali e la partecipazione effettiva degli elettori rendono queste suppletive aperte a scenari inaspettati, in cui ogni voto conta davvero.