Durante l'incontro con Meloni, Trump prevede che sarà in grado di raggiungere accordi commerciali con Cina e UE
Durante l'incontro con la Presidente del Consiglio italiana Meloni alla Casa Bianca, il presidente americano si è detto "molto fiducioso" sulla possibilità di raggiungere intese commerciali nonostante le recenti tensioni sui dazi con i principali partner commerciali.

Il presidente Donald Trump ha ribadito oggi la propria fiducia nella possibilità di siglare accordi commerciali con la Cina e con l’Unione Europea, nonostante le tensioni generate dall’inasprimento dei dazi deciso nelle scorse settimane. Le sue dichiarazioni sono giunte nel corso della visita ufficiale della premier italiana Giorgia Meloni alla Casa Bianca, la prima leader europea che si è recata alla Casa Bianca dopo l'annuncio dei nuovi dazi.
Sebbene l’appuntamento con Meloni fosse stato fissato prima dell’annuncio dei nuovi dazi, il tema del commercio ha inevitabilmente dominato l’agenda del giorno. Il colloquio tra i due leader, previsto in origine per rafforzare la cooperazione bilaterale su sicurezza e politica estera, si è trasformato in un banco di prova per valutare la capacità degli Stati Uniti di conciliare la strategia protezionistica con la ricerca di intese multilaterali.
All’arrivo di Meloni alla residenza presidenziale, il presidente ha risposto alle domande dei cronisti sottolineando di sentirsi "molto fiducioso" sulla prospettiva di un’intesa con Bruxelles. Parole che hanno inaugurato una giornata fitta di incontri bilaterali e hanno indicato, fin dai primi minuti, la volontà di Washington di mantenere aperto il dialogo con i partner europei nonostante l’escalation tariffaria.
President Trump said he expected to reach a trade deal with the European Union during a meeting with Italian PM Giorgia Meloni, but indicated he is in "no rush" to finalize tariff agreements https://t.co/LXdXqabxMi pic.twitter.com/1ue0rGBHy1
— Bloomberg (@business) April 17, 2025
“Sono sicura che possiamo trovare un accordo e sono qui per aiutarvi”, ha risposto Meloni, vestita completamente di bianco, a Trump. “Non posso raggiungere questo accordo in nome dell'Unione Europea”, ha aggiunto. “Il mio obiettivo sarebbe quello di invitare il Presidente Trump a fare una visita ufficiale in Italia e capire se c'è la possibilità di organizzare anche un incontro di questo tipo con l'Europa”.
Durante il successivo pranzo di lavoro, l’attenzione si è spostata su Pechino. Interrogato sulla possibilità di mettere fine al braccio di ferro con la Repubblica Popolare, colpita da un dazio del 145 % su una vasta gamma di prodotti, Trump ha replicato con toni altrettanto ottimistici: "Faremo un accordo. Penso che raggiungeremo un ottimo accordo con la Cina. Vedrete che faremo un accordo molto buono con la Cina". Poche frasi che hanno comunque rafforzato l’idea del presidente di poter ricomporre le frizioni aperte sul fronte asiatico.
Ad inizio mese l'Amministrazione Trump ha introdotto un dazio base del 10 % su tutte le importazioni dirette negli Stati Uniti. Parallelamente, i Paesi ritenuti "peggiori trasgressori" a causa di deficit commerciali particolarmente elevati sono stati gravati da un’aliquota "reciproca" più alta. Nell’elenco figurano Cina, Unione Europea, Giappone, Cambogia, India, Corea del Sud, Thailandia e Vietnam.
Successivamente la Casa Bianca ha deciso di ridurre le aliquote "reciproche" al 10 % per un periodo transitorio di 90 giorni, in modo da favorire l’avvio di negoziati e valutare eventuali concessioni reciproche. L’attenuazione non è però stata estesa alla Cina: nei confronti di Pechino l’Amministrazione ha anzi irrigidito le misure, innalzando i dazi fino al 145% e consolidando una guerra commerciale che, di fatto, si prolunga da settimane.
L’impatto dei nuovi dazi si è fatto sentire con immediatezza sui mercati finanziari, scossi da ondate di volatilità, mentre diversi Paesi alleati di Washington hanno avviato contatti formali per cercare accordi bilaterali che limitino gli effetti delle barriere doganali. Sul fronte interno, numerosi economisti hanno avvertito che l’incertezza potrebbe spingere gli Stati Uniti più vicini a una recessione oppure alimentare pressioni inflazionistiche, complicando gli obiettivi di stabilità macroeconomica.
L’impressione, tuttavia, è che la Casa Bianca miri a sfruttare il margine dei 90 giorni di sospensione sui dazi "reciproci" per tastare il terreno con gli alleati europei, mentre sul versante cinese si preannuncia un confronto più complesso.