Dick Cheney: l’eleganza dell’ombra
Ritratto dell'uomo che ha trasformato il silenzio in potere e l'ombra in una forma di governo
C'è un certo tipo di silenzio che non appartiene agli uomini ma alle istituzioni. Dick Cheney era quel silenzio. Non aveva bisogno di essere ricordato, né amato. Gli bastava che tutto funzionasse, che le cose accadessero, che la macchina scorresse, perfetta e impassibile, anche quando seminava detriti nel deserto. Era l'America senza colonna sonora, quella dei corridoi grigi, dei badge, delle porte che si aprono solo per chi ha la clearance giusta. Un'America dove la democrazia è un algoritmo di sicurezza nazionale e la moralità una postilla, scritta in corpo otto, nel margine destro di un report della CIA.
Cheney non parlava. Agiva. Mentre gli altri discutevano di libertà, lui la metteva sotto sorveglianza; non per cattiveria ma per disciplina. Credeva in un'idea semplice e terribile: che la paura, se ben amministrata, è il carburante più pulito del potere.
Aveva un cuore guasto - letteralmente - e forse per questo somigliava tanto all'America dei primi anni duemila: grande, efficiente ma con un tic segreto, un battito mancante. Quando gli impiantarono un dispositivo artificiale, sembrò un gesto di coerenza estetica. Un uomo meccanico per un'epoca meccanica: il Vicepresidente del mondo che non aveva bisogno di emozioni, solo di protocolli.
Si dice che la notte, nel suo ufficio senza finestre, Cheney guardasse mappe satellitari dell'Iraq come un pittore contempla la sua tela. Ogni decisione, un colpo di pennello invisibile. Ogni firma, un frammento di destino. Nessun pathos. Solo geometria.

Eppure, dietro quell'efficienza glaciale, c'era un senso di malinconia. Lui sapeva che il potere non redime, non eleva, non consola. Il potere è una malattia cronica che si cura solo con la prossima decisione. Non esistono trionfi, solo continuità. E nella continuità, a volte, si nasconde la follia.
Dick Cheney è stato il Vicepresidente di un Paese che non ha mai amato i vicepresidenti. Ma forse era l'unico ad aver capito davvero l'essenza dell'America: un Paese costruito sul sogno, ma governato dalla paura; una nazione che predica la libertà, ma trova conforto solo nel controllo. E allora eccolo lì, Cheney, con il suo mezzo sorriso imperscrutabile, come un prete che conosce il segreto dell'inferno ma continua a dire messa. L'uomo che ha reso l'ombra una forma di eleganza. Il lato oscuro della democrazia, amministrato con un registro perfettamente in ordine.
Oggi ci ha lasciato Dick Cheney, 46º Vicepresidente degli Usa sotto George W. Bush e famoso ai più per la magistrale interpretazione che Christian Bale ha fatto sulla sua persona in "Vice - L'uomo nell'ombra".
