Dazi: l'agenzia delle dogane contraddice Trump sulle entrate giornaliere
Secondo l'agenzia doganale statunitense, i ricavi effettivi dei dazi sono molto inferiori a quanto dichiarato dalla Casa Bianca. Dati confermati anche dal Dipartimento del Tesoro

I nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump stanno generando entrate ben inferiori rispetto a quanto pubblicamente dichiarato dal presidente degli Stati Uniti. È quanto emerge da una comunicazione ufficiale della U.S. Customs and Border Protection (CBP), l’agenzia federale responsabile della riscossione dei dazi doganali, diffusa dlla rete televisiva CNBC.
Nella nota, la CBP ha affermato che "dal 5 aprile, la CBP ha raccolto oltre 500 milioni di dollari con i nuovi dazi reciproci, contribuendo a più di 21 miliardi di dollari di entrate tariffarie totali dalle 15 azioni commerciali presidenziali implementate dal 20 gennaio 2025". Questi numeri smentiscono apertamente le dichiarazioni del presidente Trump, secondo cui i dazi starebbero generando "2 miliardi di dollari al giorno" di incassi per gli Stati Uniti, inclusi i proventi derivanti dai dazi definiti "reciproci".
Secondo quanto dichiarato dall’agenzia, anche durante un malfunzionamento temporaneo del sistema, che ha interessato la piattaforma finanziaria doganale per circa dieci ore, il flusso medio giornaliero di entrate è rimasto stabile intorno ai 250 milioni di dollari. Il blocco informatico aveva impedito temporaneamente agli importatori di inserire un codice necessario per esentare le merci già in viaggio via mare dai nuovi dazi più elevati. Tuttavia, la CBP ha confermato che, nonostante l’incidente, la riscossione dei dazi ha proseguito senza interruzioni.
Ulteriore conferma della discrepanza tra le cifre comunicate dalla Casa Bianca e i dati ufficiali è arrivata lo stesso giorno da un’altra fonte governativa. Il Dipartimento del Tesoro ha pubblicato la sua dichiarazione giornaliera relativa ai depositi classificati sotto la voce "Dogane e Alcune Imposte di Consumo", indicando una somma complessiva di 305 milioni di dollari. Questa cifra appare coerente con le stime fornite dalla CBP e in netta contrapposizione rispetto ai dati promossi dal presidente.
Tutti i dazi vengono riscossi dalla CBP al momento dell’ingresso delle merci nel territorio statunitense, e costituiscono una componente rilevante del gettito doganale nazionale. La gestione e la comunicazione di questi dati rivestono quindi un’importanza cruciale nella valutazione delle politiche commerciali e fiscali dell’amministrazione in carica.
Nel mese di aprile, l'amministrazione Trump ha introdotto nuove misure tariffarie su scala globale, colpendo decine di paesi. Subito dopo l’introduzione dei dazi, la Casa Bianca ha temporaneamente ridotto la maggior parte delle aliquote a un livello uniforme del 10%, mantenendo tuttavia in vigore aliquote più elevate nei confronti della Cina. Parallelamente, restano attivi dazi settoriali sull’industria automobilistica, mentre si prevede l’annuncio di nuove politiche commerciali per il comparto farmaceutico.
Il divario tra i 250 milioni di dollari al giorno riportati dalla CBP e i 2 miliardi dichiarati dal presidente Trump solleva interrogativi sulla trasparenza della comunicazione delle politiche economiche dell’attuale amministrazione. Le cifre diffuse ufficialmente dal Dipartimento del Tesoro sembrano corroborare ulteriormente la versione presentata dall’agenzia doganale.
Il confronto tra dati ufficiali e dichiarazioni presidenziali accentua il dibattito sulla coerenza delle strategie economiche e sull’effettiva efficacia delle misure tariffarie annunciate. In assenza di ulteriori precisazioni da parte della Casa Bianca, i dati pubblicati finora dalle agenzie federali offrono il quadro più attendibile sul reale impatto dei nuovi dazi sul bilancio statunitense.