Dazi di Trump: anche Jamie Dimon critica la nuova politica commerciale e lancia l'allarme sulla situazione economica

Il CEO di JPMorgan avverte: "Misure che alimenteranno l'inflazione e rallenteranno la crescita in un'economia già in difficoltà". Rischio stagflazione e vulnerabilità del mercato del lavoro.

Dazi di Trump: anche Jamie Dimon critica la nuova politica commerciale e lancia l'allarme sulla situazione economica

Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase e voce influente della finanza globale, ha lanciato oggi un duro avvertimento sull’impatto economico dei nuovi dazi introdotti dal presidente Donald Trump.

Nella sua attesa lettera annuale agli azionisti, pubblicata lunedì nel pieno di una crisi dei mercati innescata proprio dalle nuove tariffe, Dimon ha scritto che l’economia statunitense mostrava segni di indebolimento già prima delle misure protezionistiche.

Ora, secondo il banchiere, i dazi rischiano di alimentare l’inflazione e frenare ulteriormente la crescita.

Le incertezze del nuovo protezionismo

Nella lettera, Dimon elenca una serie di rischi connessi al nuovo regime tariffario:

“Ci sono molte incertezze: le possibili ritorsioni da parte di altri Paesi, anche sui servizi; l’effetto sulla fiducia e sugli investimenti; i flussi di capitale; l’impatto sui profitti aziendali e persino sul dollaro americano.”

A suo avviso, è fondamentale risolvere rapidamente la questione per evitare effetti negativi di lungo periodo:

“Alcuni danni potrebbero accumularsi nel tempo e diventare difficili da invertire. È una pressione aggiuntiva su un sistema economico già sovraccarico.”

JPMorgan è stata tra le prime grandi banche di Wall Street a prevedere che i dazi aumentano il rischio di recessione già nel 2025.

La banca stima ora una contrazione dello 0,3% per l’anno in corso. Il titolo JPMorgan ha perso il 12% da inizio anno, ma anche i rivali hanno riportato performance negative.

Il piano in cinque punti per il futuro dell’America

Nella sua lettera di 58 pagine, Dimon propone cinque priorità strategiche per rafforzare gli Stati Uniti:

  1. Celebrare i valori americani, contrastando la retorica anti-DEI dell’Amministrazione.
  2. Affrontare i problemi strutturali, dai confini al divario di reddito, fino al costo delle università.
  3. Promuovere la crescita economica, con politiche fiscali competitive ma anche regole efficaci.
  4. Vincere la nuova “guerra economica” globale, rafforzando le alleanze internazionali.
  5. Investire nella difesa, sostenendo apertamente il supporto a Ucraina e Israele.

Una posizione critica ma pragmatica

Dimon riconosce che gli Stati Uniti hanno ragioni valide per contestare gli abusi commerciali internazionali, ma ritiene che la risposta debba avvenire attraverso la negoziazione e il rafforzamento delle alleanze economiche, non andando allo scontro contro tutti.

Senza citare direttamente Trump, Dimon afferma:

“Dobbiamo unire governo e settore privato per costruire il mondo che vogliamo, affrontando le fredde realtà di quello in cui viviamo.”

Mercato del lavoro più debole e crescita in affanno

La lettera di Dimon arriva in un contesto sempre più critico per l'economia americana.

Rispetto al picco di inflazione post-pandemico del 2022, oggi l’economia americana appare più vulnerabile. All’epoca, l’impatto dei prezzi fu attutito da una forte crescita dell’occupazione e dei salari.

Ora, invece, la situazione è diversa:

  • La crescita salariale è rallentata al 3,8% a marzo, in calo rispetto al 4% del mese precedente.
  • Le assunzioni sono molto al di sotto dei livelli del 2022.
  • È in corso una perdita di posti di lavoro nei settori dei colletti bianchi.
  • La saturazione di ex dipendenti pubblici altamente qualificati rischia di aggravare la pressione sul mercato del lavoro.

Michael Feroli, capo economista di JPMorgan, avverte:

“I prossimi mesi porteranno ulteriori aumenti di prezzo che colpiranno più duramente di quelli del 2022.”

James Knightley di ING aggiunge:

“Prevediamo una crescita salariale reale negativa entro l’estate.”

Il rischio di stagflazione: alta inflazione e disoccupazione in salita

Gli Stati Uniti si avvicinano quindi sempre di più ad uno scenario di stagflazione, un fenomeno raro in cui l’inflazione e la disoccupazione crescono contemporaneamente.

Secondo il Yale Budget Lab, se tutti i nuovi dazi rimanessero in vigore, l’aliquota tariffaria media salirebbe al 22,5%, il livello più alto dal 1909.

Storicamente disoccupazione e inflazione si muovono in direzioni opposte. Ma oggi, mentre l’economia rallenta, i dazi annunciati da Trump potrebbero far salire ulteriormente i prezzi.

“Avevamo una certa protezione nel mercato del lavoro,” ha osservato l’ex economista della Fed Claudia Sahm. “Oggi quella protezione è molto più a rischio.”

Il tasso di disoccupazione è rimasto sotto il 4% per 27 mesi consecutivi, da febbraio 2022 ad aprile 2024.

Ma i segnali di rallentamento sono sempre più evidenti, proprio mentre i prezzi dei beni importati rischiano di salire per effetto dei dazi.

Le promesse di reshoring secondo Lutnick

In difesa dei dazi, il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha rilasciato dichiarazioni di questo tipo, durante un’intervista di ieri a Face the Nation su CBS:

“L’esercito di milioni e milioni di persone che avvitano piccoli pezzi per costruire gli iPhone... quel tipo di lavoro tornerà in America.”

Secondo Lutnick, la produzione sarà sempre più automatizzata con l'andare del tempo, ma creerà comunque nuove opportunità per meccanici, elettricisti, tecnici HVAC e altre figure specializzate nel mercato del lavoro americano.

Ma queste dichiarazioni arrivano mentre gli analisti avvertono che i dazi potrebbero aumentare il costo di un iPhone del 30-40%, con Reuters che titola addirittura:

“Un iPhone da 2.300 dollari? I dazi di Trump potrebbero portare a questo.”

L’allarme di Ackman: “Rischio inverno nucleare economico”

Il risultato di tutto questo è che anche tra i sostenitori più influenti di Trump cominciano a emergere segni di preoccupazione.

L’investitore Bill Ackman, tra i principali sostenitori pro-Trump su X (ex Twitter), ha pubblicato un post visualizzato 9 milioni di volte in cui avverte:

“Stiamo andando verso un inverno nucleare economico autoindotto. È tempo che prevalgano le teste fredde.”

Ackman ha chiesto una pausa di 90 giorni, per permettere negoziati sui rapporti commerciali sbilanciati e per incentivare investimenti in America.

“Il Paese è al 100% con il presidente sul tema dei dazi ingiusti. Ma il business si basa sulla fiducia, e la fiducia si costruisce sulla credibilità,” ha scritto.

“Lanciando una guerra commerciale globale contro amici e nemici allo stesso tempo, stiamo distruggendo la fiducia nell’America come partner commerciale e destinazione per investimenti internazionali.”
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