Crisi nel Partito Democratico: Schumer cede a Trump sul finanziamento del governo federale
Profonda spaccatura tra i Democratici dopo la decisione del leader di minoranza democratica al Senato di sostenere la proposta di legge repubblicana, secondo un'analisi di Punchbowl News.

La decisione del leader della minoranza democratica al Senato Chuck Schumer di sostenere la misura di finanziamento governativo approvata dalla Camera ha evitato uno shutdown federale, ma ha scatenato una tempesta politica all'interno del Partito Democratico.
Secondo l'analisi di Punchbowl News, questa mossa ha messo in luce le diverse sensibilità tra i democratici su come affrontare questo inedito secondo mandato di Donald Trump.
La frattura interna ai Democratici
La base democratica è furiosa e sta criticando aspramente Schumer per aver aiutato Trump e i Repubblicani ad approvare un pacchetto di finanziamenti al governo che la maggior parte dei Democratici detesta con tutto il cuore.
Il leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries ha preso le distanze dalla decisione di Schumer in una dichiarazione rilasciata ieri sera.
Altri deputati Democratici della Camera hanno puntato il dito esplicitamente contro Schumer, inclusa la deputata Alexandria Ocasio-Cortez (D-N.Y.) Che sta ipotizzando di scendere in campo per una sfida alle primarie per il Senato proprio contro Schumer.
Persino la senatrice Patty Murray, principale esponente Democratica della Commissione Stanziamenti del Senato, ritiene che sia stato un grave errore.
Il processo legislativo in corso
Il Senato voterà questo pomeriggio per superare l'ostruzionismo sulla risoluzione di continuità della Camera, che finanzia il governo federale (pressoché alle stesse condizioni precedenti) fino al 30 settembre.
L'annuncio di Schumer dovrebbe permettere sbloccare gli 8 voti democratici necessari per far avanzare la misura di finanziamento e superare la soglia di 60 voti prevista dal filibuster legislativo.
Entrambe i partiti stanno ora lavorando per raggiungere un accordo sui tempi che consenta ai senatori di terminare prima della scadenza di mezzanotte per evitare lo shutdown.
Qualsiasi accordo probabilmente consentirà alcuni voti sugli emendamenti Democratici, che inevitabilmente saranno bocciati a maggioranza semplice dai Repubblicani.
Una battaglia persa in partenza
Punchbowl News evidenzia come una battaglia per il finanziamento governativo che era iniziata con i Democratici che chiedevano restrizioni su Trump, Elon Musk e DOGE sia terminata con i Democratici che hanno ceduto senza ottenere nulla in cambio.
È anche da notare che siamo già a più di cinque mesi nell'anno fiscale 2025. Anche con un altro mese di negoziati – ciò che i Democratici stavano chiedendo – non è ancora chiaro se sarebbero stati in grado di ottenere qualche vittoria politica.
I Repubblicani hanno messo i Democratici in questa posizione perché sapevano che alla fine avrebbero ceduto.
Strategia fallimentare
Durante questa disputa, infatti, i Democratici non sono mai riusciti a mettere in difficoltà lo Speaker della Camera Mike Johnson, il leader della maggioranza repubblicana al Senato John Thune ed il presidente Trump.
Secondo l'analisi di Punchbowl, ci sono molte proposte che i Democratici della Camera avrebbero potuto richiedere di inserire nella risoluzione – più fondi per determinati programmi, per esempio – che avrebbero messo i Repubblicani in difficoltà.
Invece non lo hanno fatto ed hanno deciso di bocciare la proposta in blocco.
I Democratici del Senato hanno essenzialmente cercato di uscire indenni da questo nodo gordiano.
Hanno trascorso gli ultimi giorni mettendosi in guardia a vicenda in privato sui pericoli di uno shutdown, mentre, però, davanti alle telecamere, criticavano la risoluzione dei Repubblicani e insistevano sul fatto che non l'avrebbero votata.
Schumer, che non ha preso una posizione pubblica fino a questa notte, aveva lanciato un segnale mercoledì affermando che i Repubblicani non avevano abbastanza voti democratici per approvare la risoluzione.
Questo segnale ha preparato la base democratica a una delusione apparentemente senza motivo, lasciando loro credere che i Democratici al Senato fossero pronti a rischiare uno shutdown, cosa che non è avvenuta.
Le ragioni di Schumer
Schumer si è trovato in una situazione senza via d'uscita, sapendo che in un caso sarebbe stato attaccato dalla sinistra per aver permesso l'approvazione della risoluzione o che nell’altro avrebbe finito per assumersi la colpa di uno shutdown.
"Dobbiamo prendere queste decisioni basandoci su ciò che è meglio non solo per il proprio partito, ma per il proprio Paese", ha dichiarato Schumer, che ha anche rapidamente pubblicato un editoriale sul New York Times per giustificare la sua posizione.
Il leader della minoranza democratica ha difeso la sua decisione affermando che uno shutdown avrebbe dato a Trump "completa libertà" di decidere quali parti del governo finanziare o meno.
"Uno shutdown avrebbe dato a Trump e ai suoi sgherri le chiavi del governo e del Paese", ha detto. "E ho pensato che questo dovesse essere evitato".
La posizione dei progressisti
I progressisti pensano invece che la popolarità di Trump sia già stata danneggiata dall'inizio caotico del suo secondo mandato.
Credevano, perciò, che uno shutdown avrebbe contribuito all'apparenza di un presidente fuori controllo e avrebbe costretto i Repubblicani a cedere a lungo andare.
Punchbowl News sottolinea, però, come questa fosse una strategia indiretta nella migliore delle ipotesi.
I progressisti non avevano nemmeno una risposta su come avrebbero posto fine a uno shutdown se, alla fine, Trump e i Repubblicani non avessero ceduto.
La lezione politica
L'insegnamento che emerge da questo episodio, secondo l'analisi di Punchbowl News, è chiaro: quando non hai carte da giocare, è meglio arrendersi presto.
I Democratici hanno scelto di combattere una battaglia persa in partenza, hanno creato false aspettative nella loro base e hanno finito per cedere senza ottenere alcuna concessione.
Una strategia che ha portato solo a una maggiore frammentazione all'interno del partito, in un momento in cui l'unità sarebbe stata fondamentale per affrontare l'Amministrazione Trump.