Bruxelles spera di chiudere presto l’intesa con Washington

L’intesa raggiunta da Ursula von der Leyen e Donald Trump prevede dazi reciproci del 15% su prodotti strategici. L’Unione europea ha congelato le misure di ritorsione da 93 miliardi di euro, ma resta pronta a riattivarle se il compromesso transatlantico dovesse fallire.

Bruxelles spera di chiudere presto l’intesa con Washington
White House

La Commissione europea e l’amministrazione Trump hanno raggiunto un’intesa commerciale che, pur non avendo ancora valore giuridico formale, ha consentito la sospensione delle misure di ritorsione europee contro i dazi imposti dagli Stati Uniti. L’accordo, discusso il 27 luglio nel resort di Turnberry in Scozia — proprietà del presidente Trump — è stato definito nei suoi parametri essenziali, e una dichiarazione congiunta ufficiale è attesa a breve.

Secondo fonti stampa, ora il testo dell’accordo è “praticamente pronto” e si attendono solo le conferme finali da parte statunitense. Intanto, il presidente Trump ha iniziato a implementare la sua parte dell’intesa, firmando il 31 luglio un executive order che stabilisce nuovi dazi del 15% su alcune importazioni europee. Il provvedimento entrerà in vigore il 7 agosto.

Tuttavia, l’ordine esecutivo non copre l’intero spettro dei prodotti europei: in particolare, l’industria automobilistica rimane soggetta a dazi del 27,5% per le esportazioni verso gli Stati Uniti. Anche il settore dei vini e dei distillati resta escluso da esenzioni, con le esportazioni soggette alla nuova aliquota del 15%. Francia e Italia, principali esportatori europei in questo ambito, spingono per ottenere una deroga.

Parallelamente, la Commissione europea ha avviato la procedura formale per sospendere le contromisure che erano state preparate nel caso in cui non si fosse raggiunto un accordo con Washington. La lista dei prodotti statunitensi colpiti includeva merci per un valore di 93 miliardi di euro, tra cui soia, aerei e automobili, con dazi fino al 30%. Bruxelles ha deciso di congelare queste misure, mantenendo però la possibilità di riattivarle. “Le mettiamo in freezer, ma possiamo sempre tirarle fuori se sarà necessario”, ha dichiarato un responsabile europeo.

L’accordo siglato a Turnberry prevede un’impostazione di reciprocità su alcune categorie merceologiche, con dazi ridotti al 15% sia per gli Stati Uniti sia per l’Unione europea. Tra i prodotti inclusi ci sono gli equipaggiamenti per l’industria aeronautica, alcuni prodotti chimici, strumenti per semiconduttori, prodotti agricoli selezionati e materie prime critiche. Resta esclusa la totalità del commercio transatlantico, ma si tratta di settori considerati strategici da entrambe le parti.

Secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, l’intesa è il miglior compromesso possibile in un contesto di forti tensioni commerciali. “Il 15% non è poco, ma è il meglio che potevamo ottenere”, ha dichiarato al termine dei negoziati. La Commissione conta di definire i dettagli dell’accordo “nelle prossime settimane”.

Nonostante l’intesa, i margini di incertezza restano ampi. L’accordo non è stato ancora tradotto in un trattato vincolante e lascia aperte numerose questioni, tra cui il trattamento delle automobili europee e dei prodotti agroalimentari più colpiti. Inoltre, la sospensione delle misure europee non implica una rinuncia definitiva alla possibilità di rappresaglie, in caso di nuove escalation da parte dell’amministrazione Trump.

Il compromesso di Turnberry rappresenta comunque una pausa nella spirale di tensioni che negli ultimi mesi ha caratterizzato le relazioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico. Trump aveva minacciato l’imposizione unilaterale di dazi generalizzati già a partire dal 1° agosto, inserendoli in una più ampia strategia protezionistica avviata con la sua rielezione alla Casa Bianca.

La firma del decreto sui nuovi dazi e la contestuale sospensione delle contromisure europee segnalano una volontà di cooperazione, almeno temporanea. Ma la Commissione europea rimane prudente: la guerra commerciale è stata sospesa, ma non disinnescata. Il congelamento delle misure di ritorsione è revocabile in ogni momento, e la mancata inclusione di settori centrali come l’automotive o il vino indica che il percorso negoziale è tutt’altro che concluso.

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