Apple alle strette tra i dazi di Trump e la guerra commerciale con la Cina
L'azienda produttrice di iPhone cerca rotte alternative per evitare impennate nei costi, mentre i consumatori americani si affrettano ad acquistare i suoi prodotti prima degli aumenti di prezzo.

L’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina sta mettendo Apple in una posizione sempre più delicata. I nuovi dazi imposti dall’Amministrazione Trump sulle importazioni cinesi colpiscono duramente l’azienda di Cupertino, che produce circa il 90% dei suoi iPhone in Cina e realizza oltre la metà del fatturato proprio negli Stati Uniti.
Il botta e risposta tra Washington e Pechino
In risposta ai dazi del 104% decisi dagli Stati Uniti, la Cina ha introdotto misure di ritorsione con imposte dell’84% su numerosi prodotti americani, contribuendo a irrigidire ulteriormente i rapporti tra le due superpotenze economiche.
Il 3 aprile, il presidente Trump ha annunciato un ulteriore aumento dei dazi verso la Cina, portandoli al 125%. Contestualmente, ha concesso una sospensione temporanea di 90 giorni per i dazi destinati agli altri Paesi.
Il timore di un’impennata dei prezzi ha spinto molti consumatori statunitensi ad anticipare l’acquisto di nuovi iPhone. Come riportato dal Wall Street Journal, alcuni clienti hanno preferito comprare subito, temendo un futuro rincaro. “I dazi mi hanno sicuramente spinto a comprare ora”, ha affermato uno di loro.
Per limitare gli effetti delle nuove tariffe, Apple ha avviato un’operazione logistica su larga scala. Secondo il Times of India, nell’ultima settimana di marzo l’azienda ha spedito cinque aerei carichi di iPhone e altri dispositivi dagli stabilimenti in India verso gli Stati Uniti. L’obiettivo era evitare il dazio del 10% che sarebbe entrato in vigore il 5 aprile sulle merci provenienti dall'India.
Apple sta inoltre lavorando per diversificare la propria catena di approvvigionamento, puntando proprio su altri Paesi asiatici come India e Vietnam. Tuttavia, il processo richiederà tempo e investimenti significativi: nessuno di questi paesi è al momento in grado di eguagliare l’efficienza e la capacità produttiva della Cina.
Prezzi alle stelle e allarme degli analisti
Secondo UBS Investment Research, i nuovi dazi potrebbero far aumentare di circa 350 dollari il prezzo di un iPhone 16 Pro Max da 256 GB, pari a un rincaro del 29%, portandolo a 1.549 dollari. E queste stime precedono l’ultimo annuncio di aumento dei dazi da parte di Trump.
Dan Ives, analista di Wedbush Securities, ha definito la situazione “una tempesta di prezzi di categoria 5” per i prodotti di elettronica di consumo. Secondo lui, le politiche dell’Amministrazione americana rischiano di “capovolgere la barca nell’Oceano senza salvagenti”, riferendosi alle difficoltà che aziende come Apple potrebbero affrontare nel breve periodo.
Anche i mercati hanno risentito delle tensioni: Apple ha subito la peggiore flessione su tre giorni dai tempi della crisi delle dot-com del 2001, con una perdita di capitalizzazione superiore ai 500 miliardi di dollari. Le azioni hanno però recuperato leggermente dopo l’annuncio della sospensione temporanea dei dazi per tutti i Paesi, eccetto la Cina.
L’Amministrazione Trump ha più volte invitato Apple a riportare la produzione negli Stati Uniti. Tuttavia, il CEO Tim Cook ha sottolineato che il Paese non dispone attualmente di una manodopera industriale qualificata e su scala sufficiente per sostenere un ritorno della produzione su larga scala.
Una simile transizione rappresenterebbe un cambiamento strutturale di lungo periodo, difficilmente attuabile nel breve.
Apple presenterà ora i risultati finanziari del secondo trimestre il 1° maggio. Sarà un momento cruciale per comprendere l’impatto effettivo delle misure protezionistiche e le strategie che l’azienda intende adottare per affrontare un panorama commerciale sempre più incerto e instabile.