"Abbondanza", la nuova idea dei progressisti americani

Nato in California e ispirato alla cultura tecnologica, il nuovo paradigma propone più costruzioni, energia e servizi essenziali, superando i vincoli regolatori che frenano lo sviluppo.

"Abbondanza", la nuova idea dei progressisti americani

L’idea dell’“abbondanza” nasce in California e viene dal lessico della tecnologia. È il nuovo mantra del progressismo americano: costruire di più, produrre di più, sviluppare più rapidamente. L’opposto della decrescita.

Il termine è entrato nel dibattito pubblico a metà marzo, con la pubblicazione del libro Abundance scritto da Ezra Klein, cronista del New York Times e podcaster di successo, e da Derek Thompson, per diciassette anni giornalista di The Atlantic. Il loro messaggio è proporre non tanto un valore – uguaglianza, giustizia, prosperità – quanto una proiezione: un futuro in cui case, energia, trasporti e cure mediche siano disponibili in abbondanza. «La domanda di base è: di cosa vogliamo di più?», spiegava Klein in un dialogo con il governatore della California, Gavin Newsom.

Il tema è arrivato in un momento delicato per il Partito democratico, in cerca di un messaggio positivo. Il libro è diventato un best seller e un punto di riferimento per numerosi eletti. Il concetto ha conquistato soprattutto governatori moderati come Kathy Hochul (New York), Tim Walz (Minnesota), Wes Moore (Maryland), Jared Polis (Colorado) e lo stesso Gavin Newsom. Al Congresso è nato il gruppo parlamentare “Build America”, ribattezzato “Caucus Abondance”, che riunisce diciassette democratici e dodici repubblicani. «Sappiamo che bisogna costruire alloggi, sviluppare la rete elettrica e investire nella ricerca scientifica. Eppure lasciamo che presunti ecologisti tengano in ostaggio la transizione energetica con decenni di contenziosi giudiziari», ha detto il deputato californiano Scott Peters il 9 maggio.

La California, pur segnata da crisi abitative, costo della vita elevato e insicurezza urbana, resta un laboratorio di nuove tendenze. Dopo la rivolta anti-fiscale degli anni ’80, l’ambientalismo e le battaglie per i diritti civili degli omosessuali, ora si sta affermando l’abbondanza come bussola della coalizione urbana progressista.

Il nuovo spartiacque non è più tra democratici e repubblicani, ma tra “Nimby” (“Not in my backyard”, non nel mio giardino) e “Yimby” (“Yes in my backyard”, sì nel mio giardino). I primi, spesso ambientalisti, privilegiano la precauzione e si oppongono alla crescita e al consumo di suolo. I secondi, provenienti dall’universo tecnologico di San Francisco, rappresentano giovani ad alto reddito ma senza accesso alla casa. Chiedono più edilizia, più energia per i loro network, pannelli solari, innovazione e rapidità di esecuzione. L’abbondanza diventa così il “sogno americano 2.0”.

Klein e Thompson denunciano la perdita di capacità costruttiva degli Stati Uniti, un tempo autori di grandi opere come il Hoover Dam o la rete autostradale. Il treno ad alta velocità californiano, avviato nel 2008 per collegare Los Angeles e San Francisco, è rimasto incompiuto, nonostante miliardi di investimenti, mentre la Cina ha realizzato 37.000 chilometri di linee veloci. I costi sono elevati: un chilometro di ferrovia ad alta velocità costa 384 milioni di dollari in Germania, 267 in Giappone, 609 negli Stati Uniti.

Gli autori citano altri esempi: il costo di una tratta di metropolitana a New York è dodici volte superiore rispetto a Parigi; i cinque Stati con più senzatetto sono tutti a guida democratica; a San Francisco e Los Angeles si costruiscono solo 2,5 case per 1.000 abitanti, contro le 18 di Austin, in Texas. Le cause sarebbero burocrazia, regolamentazioni e vincoli urbanistici, spesso difesi dai “Nimby”.

Secondo l’Inclusive Abundance Initiative, che ha organizzato nel 2024 a Washington la conferenza Abundance, pannelli solari e parchi eolici vengono «bloccati o rallentati fino all’immobilismo da ostacoli obsoleti e localismi ristretti». A San Francisco, per approvare un progetto edilizio occorre soddisfare requisiti che vanno dalla tutela delle piccole imprese al parere della Commissione delle arti. A livello federale, i progetti nelle rinnovabili devono superare più di sessanta procedure, comprese verifiche sul rispetto del trattato sugli uccelli migratori del 1918.

I sostenitori dell’abbondanza sostengono che la sinistra rallenti il progresso in nome di principi astratti, e che la percezione di scarsità alimenti il voto populista. «L’ottimismo radicale» è la loro parola d’ordine, contrapposta al pessimismo dei difensori della decrescita. La coalizione è eterogenea: include figure della tecnologia come Reid Hoffman, investitori libertari e persino Charles Koch, che finanzia l’Abundance Agenda.

La visione non è del tutto nuova: già nel 2020 Marc Andreessen, oggi vicino al presidente Trump, scriveva It’s Time to Build, mentre nel 2012 Peter Diamandis proponeva un futuro tecnologico capace di garantire l’abbondanza dei beni fondamentali.

Tuttavia, questa vicinanza al “soluzionismo tecnologico” suscita perplessità tra i democratici progressisti, che criticano l’assenza di attenzione a redistribuzione e giustizia fiscale. Per loro, il problema non è solo la regolamentazione, ma anche la concentrazione economica e il ruolo della finanza.

Il 30 giugno i democratici californiani hanno modificato il California Environmental Quality Act, legge firmata nel 1970 da Ronald Reagan che dava ai cittadini potere di intervento sulle questioni ambientali. Le nuove esenzioni introdotte riducono significativamente l’impatto della norma, deludendo sindacati ed ecologisti. La riforma mostra le tensioni che l’idea di abbondanza potrebbe innescare all’interno della tradizionale coalizione progressista in vista delle elezioni del 2026 e del 2028.

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