Un giudice federale blocca gli ordini esecutivi di Trump sulle cure per transgender
Il provvedimento sospende temporaneamente le restrizioni alle cure di affermazione di genere, che avrebbero potuto interrompere i trattamenti per oltre 300.000 minori.
Anche la battaglia legale sulle cure di affermazione di genere si è accesa dopo che il giudice federale Brendan Hurson ha emesso ieri un'ordinanza che blocca parzialmente due ordini esecutivi del presidente Trump, finalizzati a limitare proprio l'accesso a tali cure.
La decisione arriva in risposta a una causa intentata da un gruppo di adolescenti transgender, dai loro genitori e da due organizzazioni - PFLAG e GLMA - preoccupati per le immediate ripercussioni degli ordini presidenziali sul sistema sanitario nazionale.
La decisione di Hurson rappresenta solo l'ultimo di una serie di provvedimenti giudiziari che hanno temporaneamente bloccato diversi ordini esecutivi di Trump, dalla limitazione della cittadinanza per nascita fino al trasferimento di donne transgender detenute in strutture maschili.
Il contenuto degli ordini esecutivi
Il primo ordine, firmato da Trump proprio all'inizio del suo mandato, stabilisce che "i fondi federali non devono essere utilizzati per promuovere l'ideologia di genere".
Il secondo, datato 28 gennaio, impone alle agenzie di garantire che le istituzioni beneficiarie di finanziamenti federali non forniscano trattamenti di transizione di genere a persone fino ai 19 anni di età.
La reazione delle strutture sanitarie è stata immediata: numerosi sistemi ospedalieri hanno sospeso i trattamenti di affermazione di genere in attesa di valutare le implicazioni dell'ordine presidenziale.
Joshua Block, avvocato dell'American Civil Liberties Union (ACLU) che rappresenta le associazioni che hanno presentato l'esposto, ha sottolineato durante l'udienza le "immediate conseguenze" dell'ordine.
Le motivazioni della decisione
Il giudice federale Hurson, nominato dall'ex presidente Joe Biden, ha ritenuto che coloro che hanno presentato l'esposto abbiano buone probabilità di prevalere su tutte le loro contestazioni, considerando gli ordini privi di autorità e configurabili come discriminazione illegale e incostituzionale.
"Interrompere le cure durante il trattamento, qualsiasi tipo di cura, mette in dubbio se effettivamente gli obiettivi siano quelli di proteggere i destinatari delle cure".
Il Dipartimento di Giustizia di Trump ha contestato le loro argomentazioni, insistendo sulla prematurità del caso e sulla necessità di attendere ulteriori linee guida. Il giudice ha respinto queste argomentazioni, definendo in un passaggio la posizione del governo come "disonesta".
La controversia giudiziaria è però tutt'altro che risolta. Il Dipartimento di Giustizia si prepara, infatti, a presentare appello contro la decisione in oggetto.
Allo stesso tempo i Procuratori Generali degli Stati democratici di Washington, Minnesota e Oregon intendo chiedere, nel corso di una udienza che si terrà oggi presso un tribunale federale di Seattle, un altro blocco di uno dei due ordini esecutivi in oggetto.