Xi Jinping valuta un vertice trilaterale con Trump e Putin per settembre
Xi intende sfruttare le celebrazioni per la fine della Seconda Guerra Mondiale a Pechino per organizzare un meeting che coinciderebbe con la scadenza dell'ultimatum americano alla Russia sull'Ucraina. Putin ha già confermato la sua presenza, mentre da Washington arrivano segnali contrastanti.

Il presidente cinese Xi Jinping sta valutando la possibilità di organizzare un incontro trilaterale con il presidente americano Donald Trump e Vladimir Putin durante le celebrazioni per la fine della Seconda Guerra Mondiale, previste a Pechino per il 3 settembre. Lo riporta il The Times, precisando che Putin avrebbe già confermato la sua partecipazione all'evento commemorativo.
La data scelta assume particolare rilevanza diplomatica poiché coincide quasi perfettamente con la scadenza dell'ultimatum di 50 giorni che Trump ha imposto al Cremlino per cessare le ostilità in Ucraina. Secondo quanto riferisce il quotidiano britannico, alcuni analisti e figure pubbliche cinesi stanno spingendo perché la parata del 3 settembre venga utilizzata proprio come occasione per un gesto diplomatico internazionale.
Il commentare cinese Jin Canrong ha dichiarato pubblicamente:
"Perché non far coincidere la visita di Trump con questa parata? Se venisse e partecipasse, sarebbe un potente segnale positivo per il mondo. L'immagine dei leader cinese, russo e americano che stanno insieme potrebbe simboleggiare pace e stabilità".
Le posizioni degli analisti
L'agenzia giapponese Kyodo aveva già riportato in precedenza l'intenzione della Cina di invitare Trump a Pechino, anche se il The Times sottolinea che non è ancora arrivata alcuna conferma ufficiale dalle autorità cinesi.
Tuttavia, non tutti gli osservatori vedono questa possibilità con favore per gli Stati Uniti. L'analista taiwanese Wen-Ti Sung ritiene che un simile vertice gioverebbe maggiormente a Putin e Xi piuttosto che allo stesso Trump. Secondo Sung, i consiglieri presidenziali potrebbero sconsigliare al presidente americano di partecipare:
"Penso che le possibilità siano scarse. La Cina può invitare Trump, ma è improbabile che accetti. Per lui è importante sentirsi una figura storica, una grande personalità. Probabilmente preferirebbe incontrare Putin e Xi sul proprio territorio, piuttosto che essere uno dei tre ospiti alla festa di Xi Jinping".
L'ultimatum di Trump e le tensioni crescenti
Il 14 luglio Trump ha espresso "profonda delusione" per le azioni di Putin, dichiarando di aver sperato in un accordo di pace con l'Ucraina già due mesi prima. Il presidente americano ha quindi concesso al Cremlino un termine aggiuntivo di 50 giorni per cessare le operazioni militari, minacciando in caso contrario l'introduzione di dazi del 100% sui prodotti russi e, soprattutto, dei Paesi che continuano ad acquistare petrolio da Mosca.
Trump ha fatto riferimento a un disegno di legge presentato dal senatore repubblicano Lindsey Graham che prevede un inasprimento di queste sanzioni fino al 500%, pur esprimendo la speranza di non dover ricorrere a misure così drastiche.
Parallelamente, il presidente ha confermato i piani per aumentare l'assistenza militare americana all'Ucraina, specificando che le forniture di armamenti saranno finanziate dai partner europei. L'elemento centrale di questo aiuto dovrebbero essere i sistemi missilistici antiaerei Patriot.
Di fronte a queste minacce, Xi Jinping ha manifestato la disponibilità ad aumentare il sostegno alla Russia. Allo stesso tempo, dall'Europa sono giunti appelli a Trump perché non attenda la scadenza del termine di 50 giorni e introduca quanto prima le nuove sanzioni contro la Russia e i suoi alleati. Lo stesso Di fronte a questi appelli, Trump non ha escluso la possibilità di ridurre il periodo dell'ultimatum.
Nuovi dettagli sulla conversazione Trump-Zelensky
Intanto, secondo quanto riportato da The Washington Post che cita un funzionario ucraino anonimo, durante la conversazione telefonica del 4 luglio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha affermato che l'Ucraina "non cambierà il corso della guerra giocando in difesa". Il presidente americano ha quindi dichiarato che l'Ucraina deve passare all'offensiva.
Durante lo stesso colloquio, Trump avrebbe anche chiesto se le Forze Armate ucraine fossero in grado di attaccare Mosca o San Pietroburgo, ricevendo una risposta affermativa da Zelensky, a condizione di disporre delle armi necessarie. Questa parte della conversazione era stata precedentemente citata dal Financial Times.
Dopo la pubblicazione di estratti della conversazione, Trump ha precisato ai giornalisti che Zelensky "non dovrebbe attaccare Mosca", dichiarando inoltre che gli Stati Uniti non pianificano di fornire all'Ucraina armi a lungo raggio, inclusi i missili Tomahawk.
La portavoce della Casa Bianca Karoline Levitt ha definito, da parte sua, le presunte dichiarazioni di Trump sugli attacchi a Mosca e San Pietroburgo come "estrapolate dal contesto", sottolineando che il presidente "stava semplicemente ponendo una domanda, non incoraggiando ulteriori uccisioni".