Washington diventa il laboratorio della politica securitaria di Trump

Il presidente ha preso il controllo della polizia locale e mobilitato la guardia nazionale nella capitale. Le autorità democratiche hanno ottenuto un primo passo indietro dall’amministrazione, ma Washington resta banco di prova per future applicazioni a New York, Los Angeles e altre città.

Washington diventa il laboratorio della politica securitaria di Trump
Department of Defense

Gli abitanti di Washington si stanno abituando alla presenza di soldati in uniforme e mezzi blindati nelle strade. L’11 agosto il presidente Donald Trump ha annunciato la ripresa del controllo sulla polizia locale e la mobilitazione della guardia nazionale, motivando la decisione con la necessità di contrastare un’ondata criminale che, secondo lui, colpirebbe la capitale.

La presenza federale è ormai estesa. Secondo una mappa pubblicata dal Washington Post, sul terreno operano dieci agenzie, dall’Immigration and Customs Enforcement alla Drug Enforcement Administration, dal Department of Homeland Security al Federal Bureau of Investigation, insieme a Secret Service, Border Patrol e US Marshals.

Le autorità locali, a guida democratica, hanno reagito sul piano legale. Dopo aver inizialmente accettato la cooperazione con l’amministrazione, la sindaca e il procuratore generale del distretto hanno fatto ricorso contro la decisione di porre il capo della polizia, Pamela Smith, sotto la supervisione del responsabile della DEA, Terry Cole. La giudice federale Ana Reyes ha suggerito un accordo, e la procuratrice generale degli Stati Uniti, Pam Bondi, ha rivisto i termini: Smith rimane per ora in carica. Si tratta di un primo arretramento, anche se la guardia nazionale e le agenzie federali restano operative.

Washington è considerata un test politico. La città è storicamente democratica, con Trump fermo al 7% nelle ultime presidenziali, e conta circa 700.000 abitanti. Inoltre, lo status legislativo del distretto consente al presidente margini più ampi rispetto agli altri Stati: il Home Rule Act del 1973 ha concesso autonomia locale, ma ha mantenuto forti poteri federali. Il presidente può riprendere il controllo della polizia se ravvisa “condizioni speciali di natura d’emergenza”. Oltre i trenta giorni, la misura necessita però di un voto del Congresso.

I democratici contestano sia la nozione di emergenza, in quanto i dati sulla criminalità mostrano un calo rispetto al picco del periodo post-pandemico, sia l’impiego della guardia nazionale. In giugno, questi reparti erano stati mobilitati a Los Angeles per affrontare le proteste contro le operazioni dell’ICE. Due mesi più tardi, come riportato dal Los Angeles Times, molti militari descrivono la loro attività come segnata dall’inattività.

Il governatore della California, Gavin Newsom, probabile candidato presidenziali del 2028, ha presentato ricorso legale contro l’impiego dei militari sul territorio nazionale. Una decisione giudiziaria è attesa a breve e potrebbe avere un impatto rilevante.

Intanto, a Washington le operazioni hanno preso di mira soprattutto i campi di senzatetto intorno al National Mall e hanno portato a decine di arresti da parte degli agenti dell’immigrazione. Trump ha descritto la situazione parlando di “criminali assetati di sangue, giovani erranti, gang violente e senzatetto” che invaderebbero la città. Nonostante i numeri limitati delle azioni, il presidente rivendica il ritorno della “legge e dell’ordine”.

Secondo il Washington Post, l’amministrazione valuta di autorizzare la guardia nazionale a portare armi, finora non consentite. Anche la West Virginia, Stato vicino governato dai repubblicani, potrebbe inviare rinforzi. Per Trump, la capitale è la vetrina ideale per mostrare la sua politica securitaria, con l’obiettivo dichiarato di estenderla a New York, Los Angeles, Chicago e Baltimora.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.