Wall Street va di nuovo male a causa dei dazi contro la Cina
Le borse statunitensi perdono chiudono di nuovo male dopo l'annuncio della Casa Bianca sull'entità complessiva dei dazi contro Pechino. Il Nasdaq cede il 4,3% e gli investitori temono gli effetti di una guerra commerciale prolungata.

Le borse statunitensi hanno registrato forti perdite oggi, mentre gli investitori cercano di valutare l’effettivo impatto economico di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Dopo il rimbalzo di mercoledì, innescato dalla decisione del presidente Donald Trump di sospendere per 90 giorni gran parte dei nuovi dazi contro decine di paesi, la realtà dei numeri ha provocato una brusca inversione di tendenza.
La conferma da parte della Casa Bianca che i dazi complessivi imposti alla Cina raggiungono il 145% – e non il 125% precedentemente annunciato – ha scosso i mercati. Il Dow Jones ha perso circa 1.015 punti, pari a un calo del 2,5%, mentre il Nasdaq è sceso del 4,31%, dimezzando gli storici guadagni del giorno precedente. L’indice S&P 500 ha ceduto il 3,46%, mentre il cosiddetto “indice della paura” di Wall Street, il CBOE Volatility Index, è tornato a salire.
Il comparto tecnologico è stato particolarmente colpito, con titoli come Apple e Nvidia in forte ribasso. Anche le banche hanno perso terreno, segnalando un peggioramento delle aspettative sull’economia. In parallelo, il prezzo dell’oro è aumentato del 3%, vicino a nuovi massimi storici, confermando l’orientamento difensivo degli investitori.

Se da un lato l’inflazione negli Stati Uniti ha mostrato segnali di rallentamento – con l’indice dei prezzi al consumo in crescita del 2,4% su base annua a marzo – dall’altro gli economisti ritengono che l’impatto pieno dei nuovi dazi si manifesterà solo nei prossimi mesi. In particolare, le misure su acciaio, alluminio e auto, ancora in vigore, sono destinate ad alimentare nuove pressioni inflazionistiche.
Sul fronte internazionale, la risposta dell’Unione Europea è stata misurata: Bruxelles ha annunciato una sospensione di 90 giorni delle contromisure commerciali verso Washington per favorire i negoziati. “Vogliamo dare una possibilità al dialogo”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, pur avvertendo che i dazi europei entreranno in vigore se i colloqui non porteranno risultati concreti.
La Cina, invece, ha replicato riducendo le importazioni di film statunitensi, un colpo mirato ai servizi esportati dagli Stati Uniti. Nel frattempo, Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’economia cinese: 4% per il 2025 e 3,5% per il 2026, a causa dell’impatto cumulativo delle misure tariffarie.
Nel settore automobilistico, l’effetto dei dazi continua a farsi sentire. Le azioni di CarMax hanno subito il calo più pesante dal 2022, mentre anche Carvana e AutoNation hanno chiuso in rosso. Gli analisti prevedono che l’aumento dei prezzi, sia per i veicoli nuovi sia per quelli usati, possa rallentare la domanda complessiva, penalizzando anche i rivenditori di auto di seconda mano.
Le compagnie assicurative del ramo auto, invece, hanno beneficiato parzialmente dei nuovi dati sull’inflazione: l’aumento annuo del costo dei veicoli si è attenuato al 6,4% a marzo, rispetto al 7,9% di febbraio. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, il settore dei danni e infortuni è storicamente difensivo in fase recessiva e potrebbe addirittura trarre vantaggio dall’aumento dei prezzi.
Sul piano politico, la pausa tariffaria ha dato sollievo a diversi parlamentari repubblicani, tradizionalmente contrari ai dazi, ma restii a criticare apertamente il presidente. Tuttavia, le preoccupazioni per una recessione restano diffuse a Wall Street. Secondo Michael Feroli, capo economista USA di JPMorgan, “è più probabile che non si verifichi una contrazione dell’attività economica reale entro fine anno”. Lo stesso Trump ha ammesso di aver preso la decisione di sospendere temporaneamente i dazi dopo aver ascoltato le preoccupazioni espresse da Jamie Dimon, CEO di JPMorgan, durante un’intervista televisiva.