Un presidente "pacifista"? Trump ha ordinato 529 attacchi aerei in cinque mesi, quasi quanto Biden in quattro anni

Il presidente degli Stati Uniti ha intensificato gli interventi militari, colpendo Yemen, Somalia, Iraq, Siria e Iran. Ma nella base MAGA emergono sempre più tensioni sul ritorno della strategia della forza.

Un presidente "pacifista"? Trump ha ordinato 529 attacchi aerei in cinque mesi, quasi quanto Biden in quattro anni

Donald Trump ha dato il via libera a 529 attacchi aerei nei primi cinque mesi del suo secondo mandato, un numero quasi uguale ai 555 lanciati durante l’intera Amministrazione Biden durata quattro anni. È quanto emerge dai dati pubblicati da Acled (Armed Conflict Location and Event Data), organizzazione che monitora i conflitti mondiali, e riportati dal Telegraph.

I dubbi della base MAGA

Trump ha dichiarato di voler promuovere una strategia di "pace attraverso la forza", frase resa celebre da Ronald Reagan, sottolineando che il successo non si misura soltanto nelle battaglie vinte, ma anche nelle guerre evitate o concluse. Tuttavia, questa strategia è al centro di sempre più tensioni interne al movimento Make America Great Again (MAGA). Figure influenti come Tucker Carlson e la deputata di estrema destra Marjorie Taylor Greene hanno espresso dubbi sulla compatibilità tra gli interventi militari di Trump e le promesse isolazioniste "America First".

Nonostante ciò, i sondaggi mostrano, almeno per ora, un ampio consenso tra la base MAGA per le azioni militari intraprese dal presidente Trump: l’84% degli elettori MAGA ha approvato gli attacchi, con il 70% che li sostiene con forza. In confronto, gli elettori favorevoli che si considerano repubblicani tradizionali sono stati il 72%, con una minoranza (49%) fortemente convinta della necessità degli interventi militari.

La professoressa Clionadh Raleigh, amministratrice delegata di Acled, ha sottolineato, intervistata dal Telegraph, come sotto Trump "le Forze Armate statunitensi si siano mosse più velocemente, ed abbiano colpito più duramente e con meno vincoli", evidenziando una significativa escalation rispetto all'Amministrazione precedente.

Gli attacchi aerei in Yemen e Somalia

Secondo i dati Acled, Trump ha ordinato attacchi aerei in Yemen, Somalia, Iraq, Siria e, più recentemente, Iran. In particolare, la maggior parte degli attacchi (470 raid) è stata condotta nello Yemen contro i militanti Houthi, sostenuti dall’Iran, che rappresentano una minaccia al traffico marittimo nel Mar Rosso. Nonostante gli ingenti bombardamenti, però, i militanti Houthi sono riusciti recentemente ad affondare due navi statunitensi, rendendo evidenti le difficoltà operative incontrate dalle forze americane. La campagna in Yemen è costata finora già oltre un miliardo di dollari.

Anche in Somalia l’Amministrazione Trump ha aumentato la pressione militare, colpendo i militanti del gruppo locale dello Stato Islamico ed al-Shabaab. Il primo febbraio, in particolare, raid multipli hanno colpito complessi di grotte nelle montagne Golis, che hanno portato all'eliminazione di almeno 14 militanti, tra cui un omanita responsabile della pianificazione di attacchi in Europa e negli Stati Uniti. A marzo, Trump ha annunciato con soddisfazione l’uccisione di un pianificatore dell’Isis, rimarcando la differenza rispetto all'approccio meno aggressivo adottato da Biden.

Attacchi mirati contro leader terroristi in Iraq e Siria

In Iraq, il 13 marzo scorso, un raid aereo americano ha ucciso Abdallah Makki Muslih al-Rifai (noto come "Abu Khadijah"), considerato il numero due dello Stato Islamico, responsabile delle operazioni globali, della logistica e delle finanze del gruppo.

Pochi mesi dopo, il 10 giugno, un altro raid ha colpito in Siria il comandante dell'Isis Rakhim Boev, impegnato nella pianificazione di attentati contro obiettivi occidentali. L'attacco, avvenuto con il missile R9X, noto anche come "Ninja bomb", è stato mirato a ridurre al minimo le vittime civili.

L’Iran: un nuovo fronte di tensione

L’aspetto più rilevante della strategia recente di Trump è stato però certamente l’attacco diretto contro l’Iran. Nel mese scorso, dopo giorni di offensive aeree israeliane contro Teheran, Trump ha ordinato raid contro tre impianti nucleari iraniani, incluso il complesso sotterraneo di Fordow. Bombardieri stealth B-2 hanno sganciato bombe penetranti GBU-57 A/B "Massive Ordnance Penetrator", studiate proprio per distruggere tunnel e strutture fortificate.

Trump ha definito l’operazione contro l’Iran come "uno degli attacchi militari di maggior successo nella storia", ma le valutazioni iniziali del Pentagono sono state più prudenti, suggerendo danni meno devastanti rispetto a quanto dichiarato dalla Casa Bianca.

Pace attraverso la forza o tradimento delle promesse?

La professoressa Raleigh ha commentato affermando che tutti questi interventi contraddicono in maniera palese la promessa elettorale di Trump di voler porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti nelle guerre straniere. Ha evidenziato come l’Amministrazione Trump non si stia affatto ritirando dai conflitti globali, ma stia anzi incrementando significativamente l’intensità delle operazioni militari nel resto del pianeta.

Nonostante le tensioni interne e alcune critiche provenienti dal movimento MAGA, la Casa Bianca continua a sostenere che la linea militare aggressiva sia necessaria per garantire sicurezza e protezione ai cittadini americani in tutto il mondo. La Casa Bianca sottolinea quindi che, in questo modo, il presidente Trump "sta mantenendo il suo impegno di ripristinare sicurezza e protezione in tutto il mondo" attraverso l’applicazione concreta del concetto di "pace attraverso la forza".

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