UE divisa sul ritorno al gas russo in caso di accordo per il cessate il fuoco
Alcuni funzionari europei hanno iniziato a prendere in considerazione la ripresa delle importazioni di gas russo come parte di un potenziale accordo di pace per l'Ucraina, ma la proposta genera forti contrasti interni nell'UE.
L'Unione Europea si trova di fronte a un nuovo, delicato crocevia: secondo quanto rivelato dal Financial Times, alcuni funzionari europei hanno iniziato a discutere la possibilità di riprendere le importazioni di gas russo attraverso gasdotti, come parte di una più ampia strategia che potrebbe facilitare i negoziati di pace in Ucraina.
Una mossa che, però, sta già generando profonde divisioni all'interno dell'Unione.
Le discussioni, ancora in fase preliminare, vedono Germania e Ungheria tra i principali sostenitori dell'iniziativa, motivata dalla necessità di abbassare i costi energetici nel continente e creare potenziali incentivi per i negoziati di pace.
La proposta, tuttavia, ha immediatamente suscitato reazioni contrastanti, in particolare tra i funzionari della Commissione Europea a Bruxelles ed i diplomatici dell'Europa orientale, che l'hanno definita "una follia". Questa la dichiarazione di un anonimo funzionario europeo:
"Questo è pazzesco. Quanto siamo stupidi anche solo a pensare a questa come un’opzione?”
Il dibattito emerge in un momento particolarmente delicato per il mercato energetico europeo. Dal gennaio 2025, con la cessazione del transito attraverso l'Ucraina, la quota di gas russo importato nell'UE è crollata a circa il 5% del totale, un dato che contrasta drasticamente rispetto al 40% registrato nel 2021.
Attualmente, l'unica via d'ingresso per il gas russo nell'Unione resta il gasdotto Turkish Stream, che rifornisce principalmente l'Ungheria.
La discussione sta già producendo effetti tangibili sul mercato energetico internazionale.
Gli esportatori americani di gas naturale liquefatto (GNL), che puntano a stipulare contratti a lungo termine con l'Europa, hanno espresso preoccupazione per la potenziale perdita di competitività dei loro prodotti in caso di ripresa delle importazioni dalla Russia.
Una situazione che si complica ulteriormente considerando le recenti minacce del presidente statunitense Donald Trump di imporre dazi all'UE se non aumenterà gli acquisti di GNL americano.
Le necessità energetiche dell'Unione Europea
Il tema si interseca con la complessa situazione dell'industria pesante europea, che necessita urgentemente di fonti energetiche più economiche per mantenere la propria competitività.
Questa pressione economica sta spingendo alcuni Stati membri a riconsiderare la loro posizione sulle importazioni energetiche russe, nonostante i piani della Commissione Europea prevedano l'eliminazione totale delle importazioni di combustibili dalla Russia entro il 2027.
La questione assume particolare rilevanza considerando che l'export di GNL russo ha raggiunto livelli record nel 2024, toccando i 33,6 milioni di tonnellate, con oltre la metà destinata ai mercati europei.
Francia, Spagna, Belgio e Paesi Bassi figurano tra i principali acquirenti, evidenziando come, nonostante le tensioni in corso, i legami energetici tra Russia ed Europa rimangano significativi.
Le divisioni all'interno dell'UE si sono ulteriormente acuite a dicembre, quando dieci Stati membri, guidati da Finlandia, Polonia e Paesi Baltici, hanno sollecitato un divieto immediato all'importazione di gas russo, sia via gasdotto che GNL.
Tuttavia, secondo quanto riportato da Politico, tale divieto non è previsto nel prossimo pacchetto di sanzioni.
Intanto, l'Ucraina, principale assente nelle discussioni in corso, non ha ancora rilasciato commenti ufficiali sulle discussioni in corso.