Ucraina-USA: la proposta di Trump sulle terre rare riaccende il dibattito sugli aiuti militari
Il governo di Kyiv è pronto ad offrire l'accesso ai suoi giacimenti di terre rare in cambio del sostegno americano, ma gran parte delle risorse si trova vicino al fronte o in territori già occupati dai russi.

La questione degli aiuti militari all'Ucraina ha assunto una nuova dimensione con l'emersione della proposta che lega il sostegno militare americano all'accesso alle ricche risorse minerarie del Paese est-europeo.
L'iniziativa, presentata dalle autorità ucraine già lo scorso autunno, ha ricevuto questa settimana un'importante apertura da parte di Donald Trump, che ha esplicitamente manifestato l'interesse di Washington per una "partnership basata sullo scambio tra assistenza e accesso alle terre rare".
La ricchezza sotterranea ucraina
Il potenziale minerario dell'Ucraina è considerevole: secondo quanto emerso dalla delegazione ucraina al World Economic Forum di Davos, il Paese dispone infatti di giacimenti stimati in 26 mila miliardi di dollari, di cui 12 mila miliardi in minerali strategici come le terre rare.
Kyiv vanta il primato europeo nelle riserve di titanio, fondamentale per l'industria aeronautica e navale, e detiene un terzo delle riserve continentali di litio, cruciale per la produzione di batterie.
Il Paese possiede inoltre il 20% delle riserve mondiali di grafite ed è il quinto produttore mondiale di gallio, elemento essenziale per chip e LED.
Particolarmente strategica è anche la produzione di neon, che potrebbe coprire fino al 90% del fabbisogno dell'industria dei semiconduttori statunitense.
Le implicazioni geopolitiche
La proposta ucraina si inserisce in un contesto geopolitico dominato dal controllo cinese sul mercato delle terre rare.
Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, Pechino controlla il 60% delle riserve mondiali e il 90% della capacità di raffinazione di questi minerali strategici. In questo scenario, Kyiv si propone come alternativa per diversificare le fonti di approvvigionamento occidentali.
Il presidente Zelensky ha incluso questa partnership mineraria nel suo "piano di pace" presentato a Washington, sottolineando la disponibilità dell'Ucraina a collaborare con i partner che la sostengono militarmente.
"È assolutamente giusto che collaboriamo con chi ci aiuta a difendere la nostra terra", ha dichiarato il presidente ucraino.
La complessa realtà del terreno
Tuttavia, la situazione sul campo presenta notevoli criticità. Secondo l'American Chamber of Commerce in Ucraina, il 42% delle riserve metallifere e il 33% dei giacimenti di terre rare si trovano attualmente sotto occupazione russa.
La stessa fonte riporta che sono sotto controllo russo anche il 63% delle riserve di carbone, l'11% del petrolio e il 20% del gas naturale del Paese.
L'accesso a queste risorse è ulteriormente complicato dall'avanzata delle forze russe, che stanno cercando di consolidare il controllo su aree strategiche come la regione di Pokrovsk e le vie di comunicazione verso la regione di Dnipro, una delle zone più ricche di risorse naturali dell'Ucraina.
La Kyiv School of Economics fa notare inoltre che molti giacimenti di terre rare, concentrati nelle regioni centrali, non sono ancora stati sviluppati e il loro reale valore resta da determinare.
Le prospettive future
Secondo Daniel Vajdich, esperto di politica estera del partito repubblicano e attuale presidente della società di lobbying Yorktown Solutions, l'argomento delle risorse naturali potrebbe risultare particolarmente convincente per l'Amministrazione Trump, tradizionalmente più sensibile agli aspetti economici che a quelli ideologici del sostegno all'Ucraina.
Mikhail Gonchar, presidente del Centro per gli Studi Globali "Strategia XXI", sottolinea però la necessità di comprendere che l'accesso a queste risorse richiede prima la liberazione dei territori occupati: "Per questo servono armi americane e sanzioni veramente severe contro l'aggressore russo".
Le autorità ucraine, attraverso le parole di Alexander Merezhko, presidente della Commissione per gli Affari Esteri della Rada, interpretano l'apertura di Trump come un "segnale positivo", nella speranza che Washington comprenda il rischio strategico di lasciare queste risorse nelle mani di "regimi autoritari", riferendosi non solo alla Russia ma anche al suo partner strategico, la Cina.