Tulsi Gabbard alla prova del Senato: si gioca il ruolo di Direttore dell'Intelligence Nazionale
L'ex deputata democratica delle Hawaii, nominata da Trump come Direttore dell'Intelligence Nazionale, affronta oggi l'audizione chiave davanti alla Commissione Intelligence del Senato, tra dubbi e sostegni trasversali.

La nomina di Tulsi Gabbard a Direttore dell'Intelligence Nazionale (DNI) giunge oggi al suo momento decisivo. L'ex deputata democratica delle Hawaii, scelta da Trump per guidare l'intelligence americana, si presenterà oggi per la sua audizione di conferma davanti alla Commissione Intelligence del Senato per quella che si preannuncia come quella più delicata dell'attuale Amministrazione.
La candidatura di Gabbard rappresenta una sfida significativa per il Partito Repubblicano, mettendo alla prova la capacità di Trump di imporre figure non convenzionali in ruoli chiave della sua Amministrazione.
La strada verso la conferma si presenta in salita. Nella Commissione Intelligence, dove i repubblicani godono di una risicata maggioranza (9-8), l'attenzione è puntata sui senatori Susan Collins (Maine) e Todd Young (Indiana).
Un solo voto contrario da parte repubblicana impedirebbe alla Commissione di proporre favorevolmente la nomina al voto dell'aula. La leadership repubblicana mantiene, quindi, un cauto riserbo sulle sue possibilità di conferma, consapevole delle numerose controversie che circondano la candidata.
Le criticità più significative riguardano diversi aspetti del passato di Gabbard. In primo piano c'è la sua precedente opposizione alla Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act, posizione di recente rivista.
Altrettanto problematico è il suo passato sostegno a Edward Snowden, le cui azioni sono unanimemente considerate dal Congresso come dannose per la sicurezza nazionale americana.
A pesare, inoltre, sono i viaggi segreti compiuti da Gabbard in Siria e Libano nel 2017, durante i quali incontrò l'allora dittatore siriano Bashar al-Assad. In seguito a quei viaggi, Gabbard mise in dubbio i report sull'uso di armi chimiche contro i civili da parte del regime siriano.
Le sono state inoltre mosse accuse di diffondere propaganda russa, specialmente in relazione al conflitto in Ucraina.
Il senatore Mark Warner, principale esponente democratico della Commissione Intelligence, intende tutti questi punti nel suo intervento di apertura.
Warner esprimerà preoccupazione sulla possibilità che i Paesi stranieri alleati degli Stati Uniti possano perdere fiducia nella condivisione di informazioni sensibili con Washington in caso di conferma di Gabbard.
"L'audizione sarà consequenziale," ha dichiarato il senatore repubblicano e membro della Commissione John Barrasso, facendo riferimento alle perplessità sulle posizioni politiche assunte in passato da Gabbard.
Il leader della maggioranza repubblicana al Senato John Thune ha sottolineato invece come la candidata dovrà "fugare i dubbi su diverse questioni sollevate, incluso il coinvolgimento in Siria".
Dal canto suo, Gabbard sembra pronta a rispondere alle critiche. Nel suo intervento iniziale, di cui sono trapelate alcune anticipazioni, affronterà direttamente i suoi oppositori:
"Ciò che davvero turba i miei avversari politici è la mia costante indipendenza, indipendentemente dall'affiliazione politica, e il mio rifiuto di essere la marionetta di chiunque".
La nomina di Gabbard, seppur inusuale per gli standard repubblicani tradizionali, gode, comunque, di sostegni influenti negli ambienti più vicini alla Casa Bianca. Donald Trump Jr. ha recentemente minacciato qualsiasi senatore repubblicano che votasse contro Gabbard, affermando dovrebbe affrontare elezioni primarie.
L'esito dell'audizione potrebbe perciò avere profonde implicazioni non solo per il futuro dell'intelligence americana, ma anche per gli equilibri interni al Partito Repubblicano, il ruolo del Senato nel processo di conferma dei membri del governo e soprattutto per la capacità di Trump di plasmare il suo gabinetto presidenziale secondo la propria visione.