Trump vuole vietare le armi alle persone transgender

Il Dipartimento di Giustizia discute la possibilità di limitare i diritti costituzionali della comunità transgender, dopo la sparatoria di Minneapolis. Esperti e associazioni denunciano i rischi legali e discriminatori di una misura senza precedenti.

Trump vuole vietare le armi alle persone transgender
Photo by Teitur Hansen / Unsplash

Il Dipartimento di Giustizia statunitense sta valutando la possibilità di vietare alle persone transgender di possedere armi da fuoco. L’ipotesi, riferita alla CNN da due funzionari a conoscenza delle discussioni interne, nasce dopo la sparatoria avvenuta nella chiesa cattolica dell’Annunciazione a Minneapolis, dove un attacco condotto da una donna transgender di 23 anni ha provocato la morte di due bambini e il ferimento di altre ventuno persone.

Secondo le fonti citate, i colloqui sono ancora preliminari ma si inseriscono nel contesto di un più ampio insieme di misure già adottate dal presidente Donald Trump contro i diritti delle persone transgender. L’amministrazione ha già firmato ordini esecutivi che vietano loro l’accesso alle forze armate e dispongono il trasferimento dei detenuti transgender in carceri corrispondenti al sesso assegnato alla nascita.

L’idea di limitare i diritti sulle armi rappresenta però una svolta significativa, dal momento che il tema è tradizionalmente una linea rossa per il Partito repubblicano e i gruppi pro-armi. Nonostante le resistenze, la leadership del Dipartimento di Giustizia sta valutando se utilizzare il potere regolamentare per definire le persone transgender come affette da malattia mentale, e quindi soggette alla perdita del diritto sancito dal Secondo emendamento.

Un alto funzionario del Dipartimento ha tuttavia precisato che l’iniziativa incontrerebbe seri ostacoli legali. La normativa federale prevede infatti che solo un giudice possa dichiarare una persona “mentalmente inabile” e quindi privarla della possibilità di possedere armi. Milioni di cittadini con problemi psichici o in cura farmacologica non perdono automaticamente i loro diritti civili, salvo decisioni specifiche dei tribunali.

Alejandra Caraballo, docente alla Harvard Law School, ha definito la proposta un segnale preoccupante. A suo avviso, l’amministrazione potrebbe spingersi fino a utilizzare agenzie come Medicare o la Social Security Administration per compilare elenchi di cittadini transgender da sottoporre a divieto. “Un simile precedente – ha avvertito – potrebbe essere usato anche contro i veterani con disturbo da stress post-traumatico. È un piano scivoloso che mette a rischio i diritti di chiunque.”

Critiche sono arrivate anche dalle associazioni per i diritti civili. Un portavoce di GLAAD ha accusato il governo di voler utilizzare la comunità transgender come capro espiatorio: “Invece di soluzioni concrete, si sceglie ancora una volta di colpire una popolazione piccola e vulnerabile. Le persone transgender rappresentano meno del 2% della popolazione, ma hanno quattro volte più probabilità di essere vittime di reati. Tutti hanno diritto a vivere in sicurezza, liberi da violenze e discriminazioni.”

I dati disponibili confermano che la stragrande maggioranza delle sparatorie di massa negli Stati Uniti non ha alcun legame con persone transgender. Mark Bryant, direttore esecutivo del Gun Violence Archive, ha rilevato che dal 2013 a oggi, su oltre 5.700 episodi di sparatorie con almeno quattro vittime, solo cinque sono stati compiuti da persone transgender.

Nonostante ciò, dopo l’attacco di Minneapolis alcuni alleati conservatori del presidente hanno rilanciato l’idea che la disforia di genere sia una malattia mentale incompatibile con il possesso di armi. In questa direzione va anche l’argomento, avanzato da funzionari del Dipartimento di Giustizia, secondo cui “individui affetti da disforia di genere non stabile né trattata non devono poter accedere alle armi da fuoco”.

Il dibattito ruota attorno alla classificazione della disforia di genere nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association, che la definisce un disturbo mentale. Tuttavia, gli esperti precisano che non è l’incongruenza tra sesso biologico e identità di genere a costituire la diagnosi, ma il disagio clinicamente significativo che ne può derivare.

In una nota, il Dipartimento di Giustizia ha spiegato di “stare attivamente valutando opzioni per prevenire i modelli di violenza osservati tra individui con specifiche sfide di salute mentale e disturbi da abuso di sostanze”. Ha inoltre chiarito che per ora non sono stati avanzati progetti legislativi concreti.

Il procuratore generale Pam Bondi guida un’offensiva più ampia contro le cure mediche di affermazione di genere. Quest’estate il Dipartimento ha emesso oltre venti citazioni a medici e cliniche che hanno trattato minori, tra cui una richiesta all’Ospedale pediatrico di Philadelphia di consegnare dati sensibili dei pazienti, come date di nascita, numeri di previdenza sociale e indirizzi.

Bondi non è nuova a posizioni restrittive in materia di armi. Da procuratrice generale della Florida aveva difeso la legge che innalzava l’età minima per acquistare armi dopo la strage di Parkland del 2018. Durante la prima presidenza Trump aveva sostenuto anche il divieto dei bump stock, dispositivi che trasformano i fucili semiautomatici in armi capaci di sparare centinaia di colpi al minuto. Il divieto è stato poi annullato dalla Corte Suprema.

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