Trump vuole estendere l’uso dei militari per il mantenimento dell’ordine

Il presidente ha firmato un decreto che prevede la creazione di unità speciali in ciascuno dei 50 Stati, con l’obiettivo di rafforzare il controllo federale sulla sicurezza pubblica e normalizzare la presenza dei militari nelle città americane.

Trump vuole estendere l’uso dei militari per il mantenimento dell’ordine
White House

Il presidente Donald Trump ha annunciato la creazione di unità speciali della guardia nazionale in ognuno dei 50 Stati, con il compito di intervenire rapidamente in caso di disordini civili. La decisione, formalizzata il 25 agosto con un decreto presidenziale, segna un passo verso la militarizzazione e la federalizzazione della sicurezza pubblica, trasformando uno strumento tradizionalmente impiegato in emergenze naturali o sanitarie in una forza di ordine interno.

Washington e Los Angeles sono state i primi laboratori di questa strategia. Nella capitale, dal 12 agosto, 2.200 militari pattugliano le strade, in parte armati, nonostante l’opposizione delle autorità municipali. La Casa Bianca sostiene che la loro presenza abbia riportato sicurezza, presentando circa 1.000 arresti in due settimane come prova dell’efficacia. Secondo Stephen Miller, consigliere di Trump, i cittadini possono ora camminare di notte, indossare gioielli o frequentare i parchi senza timori. Tuttavia, i dati ufficiali indicano che la criminalità violenta è in calo costante dagli anni ’90 e il numero degli arresti non è stato accompagnato da informazioni precise sulla natura dei reati.

Già a giugno, il governo aveva dispiegato 4.000 membri della guardia nazionale a Los Angeles per gestire manifestazioni con episodi di violenza. Operazioni che normalmente avrebbero richiesto rinforzi di polizia sono state trasformate in interventi militari, rafforzando il messaggio politico che l’amministrazione combatte il crimine con decisione. Trump ha dichiarato: «J’ai le droit de faire tout ce que je veux faire. Je suis le président des Etats-Unis», rivendicando la legittimità del proprio controllo diretto.

Il nuovo decreto stabilisce che ogni Stato debba avere una forza di reazione rapida, pronta a essere impiegata ovunque sul territorio nazionale. Se oggi questo meccanismo è pensato per calamità naturali, la riforma apre la strada alla formazione di una forza militare a uso personale del presidente. La dottrina segna un allontanamento dal Posse Comitatus Act del 1878, che vieta l’impiego dell’esercito nelle questioni interne, salvo eccezioni previste dall’Insurrection Act. Per ora la Casa Bianca non ha invocato formalmente quest’ultima legge, ma Stephen Miller ha già accennato alla possibilità di giustificare l’intervento collegando i “gangs di strada” ai cartelli del narcotraffico, considerati “organizzazioni terroristiche”.

Il presidente ha individuato nuove città nel mirino: Chicago, New York e forse Baltimore, tutte amministrate da sindaci democratici. «Non sono un dittatore, so solo come fermare il crimine», ha detto, puntando il dito contro il governatore democratico dell’Illinois, J. B. Pritzker, accusato di negare i problemi della sua città. Anche Gavin Newsom, in California, si è opposto duramente, ma le reazioni democratiche restano per lo più deboli o frammentarie.

Parallelamente, la Casa Bianca ha introdotto misure simboliche a forte impatto politico. Trump ha annunciato che il rogo della bandiera americana sarà punito con un anno di prigione, nonostante una sentenza della Corte suprema lo riconosca come atto di espressione politica. Inoltre, ha proposto che a Washington ogni omicidio volontario comporti la pena di morte.

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