Trump valuta un incontro con l’Iran per una tregua mentre chiede l’evacuazione di Teheran
La Casa Bianca pensa a colloqui nel weekend tra l’inviato USA e il Ministro degli Esteri iraniano. Trump ha interrotto anticipatamente il summit G7 per concentrarsi sulla crisi mediorientale, mentre Tucker Carlson avverte che il conflitto potrebbe far cadere la sua presidenza.

La Casa Bianca sta valutando la possibilità di organizzare già questo fine settimana un incontro tra l’inviato statunitense Steve Witkoff e il Ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. L’obiettivo dell’iniziativa diplomatica sarebbe discutere un accordo sul nucleare e porre fine alla guerra tra Israele e Iran.
Il possibile incontro, che non è ancora stato finalizzato, rappresenta un tentativo dell’ultimo minuto da parte del presidente Trump di evitare la guerra e tornare ai negoziati e potrebbe costituire un momento decisivo per stabilire se gli Stati Uniti si uniranno al conflitto per eliminare militarmente il programma nucleare iraniano.
L’evacuazione di Teheran e il ritorno anticipato dal G7
La situazione ha subito una drammatica accelerazione ieri sera, quando Trump ha pubblicato un messaggio sui social in cui chiedeva ai civili iraniani di “evacuare immediatamente Teheran”. Poco dopo, la Casa Bianca ha annunciato che il presidente avrebbe lasciato anticipatamente il summit G7 in Canada per “occuparsi di molte questioni importanti”.
Nel suo messaggio su Truth Social, Trump ha scritto:
“L’Iran avrebbe dovuto firmare l’accordo che gli ho detto di firmare. Che vergogna e spreco di vite umane. Detto semplicemente, L’IRAN NON PUÒ AVERE UN’ARMA NUCLEARE. L’ho detto più e più volte! Tutti dovrebbero evacuare immediatamente Teheran!”.
Teheran è una città di circa 10 milioni di persone, con circa 17 milioni in tutta l’area metropolitana.
Le due mosse del presidente hanno portato a speculazioni nei media israeliani e sui social media secondo cui gli Stati Uniti darebbe pronti ad unirsi alla guerra. Tuttavia, il portavoce della Casa Bianca Alex Pfeiffer ha negato categoricamente tali rapporti:
“Le forze americane mantengono la loro postura difensiva, e questo non è cambiato. Difenderemo gli interessi americani”.
La strategia diplomatica di Trump
Meno di due ore prima del suo messaggio sui social, Trump aveva già dichiarato al summit G7 in Canada che gli Stati Uniti stavano parlando con gli iraniani al telefono e aveva persino suggerito che sarebbe “meglio parlare di persona”. Il presidente ha espresso la speranza che l’Iran fosse pronto a concludere un accordo:
“Penso che un accordo verrà firmato. Penso che l’Iran sia sciocco a non firmarne uno”.
Secondo un suo consigliere, Trump considera i massicci ordigni bunker buster necessari per distruggere l’impianto di arricchimento sotterraneo dell’Iran a Fordow - che gli Stati Uniti possiedono e Israele no - come un punto chiave di leva per convincere l’Iran a concludere un accordo.
Descrivendo la decisione sui bunker buster come un “punto di svolta decisivo”, il funzionario ha detto che Trump “pensa in termini di accordi e leva. E questa è leva”.
Le critiche di Tucker Carlson a Trump
Intanto, in un’apparizione nel programma WarRoom di Steve Bannon, Tucker Carlson, una delle figure chiave del movimento MAGA, ha avvertito che il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in escalation tra Israele e Iran potrebbe far cadere il presidente Donald Trump e segnare il collasso dell’influenza globale americana.
“Amo davvero Trump. Penso che sia una persona profondamente umana e gentile. Ma ho davvero paura che il mio Paese venga ulteriormente indebolito da questo. Penso che vedremo la fine dell’impero americano. Ma rischia di finire anche, credo, a tutti gli effetti anche la presidenza di Trump”.
Non è la prima volta che Carlson critica Trump sull’Iran. Già la settimana scorsa, Carlson aveva accusato Trump di tradire il concetto di “America First” alimentando conflitti all’estero, provocando una rara replica del presidente. “Sono io quello che decide”, aveva risposto Trump in un’intervista con The Atlantic.
Carlson ha anche attaccato i conduttori di Fox News Sean Hannity e Mark Levin, così come il fondatore dell’emittente Rupert Murdoch, definendoli “guerrafondai” e sostenendo che “dovranno tutti rispondere di questo” in una newsletter in cui ha definito il sostegno statunitense alla campagna di bombardamenti di Israele in Iran una “complicità” in quella che potrebbe diventare una guerra terrestre.
Nel programma WarRoom, Carlson ha quindi espresso seri dubbi sulla preparazione militare statunitense ed avvertito dei rischi di un eccessivo impegno militare:
“Nel momento in cui ci invischieremo in una guerra vera - non una finta, ‘andiamo a bombardare i villaggi’ - siamo nei guai. Non siamo nemmeno capaci di questo. Perché gli Houthi sono ancora lì?”.
Ha quindi concluso con una nota pessimista:
“Quanto è davvero preparato l’esercito statunitense per un conflitto reale? La risposta è totalmente impreparato. Spaventosamente impreparato. Non penso che la gente lo capisca”.
Le iniziative del Congresso sui poteri di guerra
Mentre la crisi si intensifica, anche alcuni membri del Congresso si stanno muovendo per limitare i poteri di guerra del presidente. I deputati Thomas Massie (repubblicano del Kentucky) e Ro Khanna (democratico della California) pianificano così di introdurre una misura che costringerebbe il presidente Trump a ottenere l’approvazione del Congresso per entrare nel conflitto di Israele con l’Iran. Così spiega Massie su X:
“Questa non è la nostra guerra. Ma se lo fosse, il Congresso deve decidere tali questioni secondo la nostra Costituzione. Intendo introdurre domani una risoluzione bipartisan sui poteri di guerra per proibire il nostro coinvolgimento”.
Lo sforzo bipartisan riflette la frustrazione di lunga data tra i membri del Congresso di entrambi i partiti per il crescente potere del ramo esecutivo di condurre guerre unilateralmente.
Anche il senatore Tim Kaine (democratico della Virginia) è pronto a presentare la propria risoluzione sui poteri di guerra al Senato, che prevede un dibattito e un voto del Congresso per autorizzare l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto Israele-Iran, salvo per difendersi da attacchi iraniani imminenti.
Tuttavia, considerata l’influenza che Trump ha sul suo partito ed il fatto che i Repubblicani hanno la maggioranza in entrambe le camere, è molto difficile che queste risoluzioni possano avere abbastanza voti da passare al Congresso con una maggioranza tale da superare anche possibili veti presidenziali.