Trump usa l'accreditamento universitario come leva politica contro Harvard e Columbia

L’amministrazione Trump intensifica la pressione sugli atenei attraverso gli enti di accreditamento, minacciandone l’indipendenza e la stabilità. Al centro della contesa Harvard e Columbia, accusate di violare i diritti civili degli studenti ebraici.

Trump usa l'accreditamento universitario come leva politica contro Harvard e Columbia
Photo by Clay Banks / Unsplash

Il presidente Donald Trump ha avviato un'offensiva su un fronte poco noto ma cruciale dell’istruzione superiore americana: il sistema di accreditamento universitario. Si tratta di un meccanismo fondamentale che determina se un ateneo rispetta standard minimi di qualità su bilancio, didattica e risultati accademici. Senza l’approvazione di un ente accreditante, le università non possono accedere ai finanziamenti federali, in particolare ai prestiti e alle borse di studio per gli studenti.

Trump ha definito questo strumento la sua “arma segreta” per riformare il mondo accademico, in particolare le istituzioni considerate ostili alla sua agenda. In campagna elettorale aveva promesso di sostituire gli enti che, a suo dire, abbassano la qualità accademica e impongono politiche di diversità, equità e inclusione (DEI). Ora la sua amministrazione sta cercando di mantenere quella promessa, con implicazioni rilevanti per l’autonomia degli enti accreditanti e la sopravvivenza stessa delle università coinvolte.

Questa settimana i dipartimenti dell’Educazione e della Salute hanno sollecitato la New England Commission of Higher Education (NECHE), l’ente che accredita Harvard, ad aprire un procedimento contro l’università per presunte violazioni dei diritti civili degli studenti ebrei. L’ente ha chiesto all’ateneo di rispondere entro il 15 agosto. La questione sarà discussa nel consiglio già convocato per settembre.

Un’azione simile è stata intrapresa a giugno contro la Columbia University. L’ente accreditante competente, il Middle States Commission on Higher Education, ha emesso un avviso di non conformità. Non ha rilasciato ulteriori dichiarazioni alla stampa.

Secondo Trump, queste università avrebbero favorito una cultura ideologica incompatibile con la neutralità dell’insegnamento. La sua amministrazione ha firmato un ordine esecutivo ad aprile che accelera l’approvazione federale di nuovi enti accreditanti, richiede di considerare la “diversità intellettuale” tra i criteri di valutazione e vieta l’uso di dati su razza, etnia e genere per misurare i risultati accademici. Inoltre, l’ordine minaccia di revocare il riconoscimento agli enti che considerano la diversità come parametro di accreditamento.

I rapporti tra governo e enti accreditanti sono regolati dal Dipartimento dell’Educazione, che ogni cinque anni valuta se un ente sia in grado di garantire la qualità delle istituzioni sotto la propria supervisione. Pur non potendo influire direttamente sul riconoscimento di un’università, l’amministrazione può revocare l’autorizzazione all’ente che, a suo giudizio, non agisce tempestivamente.

Il mese scorso, il Dipartimento dell’Educazione ha rinviato da luglio a ottobre la riunione del comitato federale che sovrintende agli enti accreditanti. In quella sede si sarebbe dovuto votare sul rinnovo della certificazione per la Middle States e per la New England Commission, proprio i due enti coinvolti nei casi Columbia e Harvard. La decisione, segnalata per prima dal Wall Street Journal, solleva interrogativi tra i membri del comitato.

Entro ottobre scadranno i mandati di sei membri su diciotto. Toccherà al segretario dell’Istruzione, nominato da Trump, indicare i nuovi nomi, con la possibilità di orientare politicamente il voto sul futuro degli enti. Robert Shireman, membro del comitato e ricercatore della Century Foundation, afferma: “Sembra che vogliano truccare la votazione. Forse è una coincidenza, ma le uniche due agenzie avvisate dal governo sono anche le due sotto revisione. È un’occasione per l’amministrazione Trump di creare problemi.”

Zakiya Smith Ellis, che ha assunto la presidenza del comitato a febbraio, denuncia che il Dipartimento non la riconosce più come presidente e ha fissato la nuova data della riunione senza consultarla, in violazione del regolamento interno. Secondo la trascrizione dell’incontro di febbraio, Ellis era stata designata presidente in modo regolare, ma ora tutte le pagine web ufficiali che riportavano il suo nome risultano “non disponibili per manutenzione”. Una portavoce del Dipartimento ha parlato di “annuncio errato” e difeso la legittimità dello spostamento, senza chiarire se ci sia un collegamento con i casi Columbia e Harvard.

Michael Poliakoff, membro del comitato e presidente del American Council of Trustees and Alumni, organizzazione conservatrice, ha espresso preoccupazione: “Mi disturba la coincidenza tra i tempi, le accuse a Columbia e l’esame del suo ente. Gli enti accreditanti devono essere rispettati come indipendenti, così come il nostro comitato.”

L’indipendenza degli enti accreditanti dal governo federale serve proprio a evitare interferenze politiche. In passato, i conservatori hanno accusato le amministrazioni democratiche di usare il sistema contro le università private a scopo di lucro. Ma l’intento dichiarato di Trump va oltre: vuole sostituire gli enti che ritiene ostili alla sua visione con altri più allineati.

Anche a livello statale, l’offensiva prosegue. A giugno, il governatore della Florida Ron DeSantis ha annunciato la creazione di un nuovo ente, la Commission for Public Higher Education, in collaborazione con altri Stati repubblicani: Carolina del Nord, Georgia, Texas, Carolina del Sud e Tennessee. L’obiettivo, secondo DeSantis, è “rompere il monopolio dell’accreditamento controllato da attivisti” e offrire “un’alternativa all’egemonia ideologica”.

Non mancano però dubbi sulle competenze degli Stati per creare e gestire un ente accreditante. Cynthia Jackson Hammond e Jan Friis, della Council for Higher Education Accreditation, hanno dichiarato di non opporsi all’introduzione di nuovi enti, ma temono che manchino le risorse e l’esperienza necessarie. John R. Przypyszny, avvocato specializzato nel settore, aggiunge: “L’istruzione è sempre stata politica, ma mai ideologica. Ora si vuole racchiudere tutto, anche l’accreditamento, in una scatola ideologica. Non è un approccio sano.”

Trump ha dichiarato apertamente che intende usare l’accreditamento come strumento per colpire gli atenei che considera ostili. Una strategia che, secondo Robert Shireman, è senza precedenti: “L’obiettivo dell’amministrazione sembra essere imporre la propria ideologia alle università. Per un presidente, è qualcosa di mai visto prima.”

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