Trump: Ucraina e Russia dovranno cedere territori
Il presidente statunitense prepara l’incontro con Putin in Alaska, mentre Zelensky e i leader europei avvertono contro concessioni a Mosca e chiedono un cessate il fuoco incondizionato

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che sia Kyiv sia Mosca dovranno cedere parte del territorio per porre fine alla guerra in Ucraina. L’annuncio, arrivato lunedì alla vigilia di un vertice con Vladimir Putin in Alaska, ha suscitato preoccupazioni tra i leader europei, timorosi che Washington possa imporre a Kyiv condizioni di pace sfavorevoli.
Secondo Trump, l’incontro con il presidente russo sarà “un primo contatto” per valutare la disponibilità del Cremlino a un accordo. “Lo capirò probabilmente nei primi due minuti”, ha detto in conferenza stampa alla Casa Bianca, aggiungendo: “Gli dirò che deve porre fine a questa guerra. Potrei anche lasciare l’incontro dicendo ‘buona fortuna’ e chiuderla lì”. Il presidente ha anticipato che un eventuale incontro successivo potrebbe includere il leader ucraino Volodymyr Zelensky, con l’obiettivo di un cessate il fuoco rapido in un conflitto che dura da tre anni e mezzo.
Trump ha parlato apertamente di “scambi di territori”, sostenendo che la Russia ha occupato “territori molto importanti” e che si tenterà di “recuperarne alcuni” a beneficio dell’Ucraina. In passato, entrambe le parti hanno respinto ipotesi di cessioni territoriali.
Le dichiarazioni hanno innescato reazioni immediate. La responsabile della politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha ribadito che ogni passo verso la fine della guerra deve basarsi sull’unità transatlantica, sul sostegno a Kyiv e sulla pressione su Mosca. Ha annunciato che l’UE lavorerà a un 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia e ha avvertito: “Finché Mosca non avrà accettato un cessate il fuoco pieno e incondizionato, non dobbiamo discutere alcuna concessione”. Kallas ha insistito sulla necessità di un forte sistema di monitoraggio e di garanzie di sicurezza vincolanti.
Il primo ministro britannico Keir Starmer, in colloquio con il premier canadese Mark Carney, ha accolto con favore gli sforzi diplomatici, ma ha sottolineato che la pace “deve essere costruita con l’Ucraina, non imposta”.
Da Kyiv, Zelensky ha avvertito che qualsiasi concessione a Mosca non fermerà l’aggressione russa. Ha accusato la Russia di preparare nuove offensive e ha chiesto di mantenere le sanzioni fino a quando l’Ucraina non otterrà garanzie di sicurezza. “La Russia rifiuta di fermare le uccisioni e non deve ricevere ricompense o benefici. Le concessioni non persuadono un assassino”, ha scritto su X.
Il presidente ucraino ha parlato con i leader di India e Arabia Saudita per cercare sostegno oltre l’Europa, mentre Putin ha intensificato i contatti con Cina, India, Brasile e tre repubbliche ex sovietiche in vista del vertice con Trump.
Mercoledì la Germania ospiterà una riunione virtuale dei leader europei, con la partecipazione di Zelensky e di rappresentanti di UE e NATO, per coordinare la pressione su Mosca prima di una conferenza europea con il presidente statunitense.
Finora l’amministrazione Trump non ha reso noti i dettagli di eventuali scambi territoriali né i meccanismi per garantire il rispetto di un cessate il fuoco da parte di Mosca. Il suo inviato speciale per l’Ucraina, il generale in pensione Keith Kellogg, aveva proposto la creazione di una “forza di resilienza” composta da truppe europee della NATO per proteggere le linee del fronte e l’istituzione di una zona demilitarizzata larga 18 miglia nell’Ucraina orientale. Nessun soldato statunitense prenderebbe parte a tale missione.
A luglio, Regno Unito e Francia hanno riunito oltre 30 nazioni in una “coalizione dei volenterosi” con l’obiettivo di elaborare piani operativi per una forza europea di rassicurazione via aria, terra e mare, e di rafforzare le capacità militari ucraine. Kellogg ha anche proposto di escludere l’ingresso di Kyiv nella NATO, accogliendo una delle richieste di Putin.
Il vertice di venerdì in Alaska sarà quindi il primo banco di prova per capire se esiste margine per un cessate il fuoco e se la prospettiva di scambi territoriali possa trovare un minimo di consenso tra le parti, nonostante la ferma opposizione di Kyiv e delle principali capitali europee.