Trump spinge per la fine della guerra a Gaza e mostra ottimismo sui negoziati sul nucleare iraniano
Il presidente americano annuncia progressi "reali e seri" nei colloqui con Teheran mentre cresce la frustrazione con Israele per il conflitto nella Striscia. Intanto si dimette il direttore della fondazione umanitaria per Gaza.

Il presidente Donald Trump ha detto di voler porre fine alla guerra a Gaza "il più presto possibile" ed ha espresso ottimismo sui negoziati nucleari con l'Iran, annunciando possibili "buone notizie" in arrivo nei prossimi giorni. Le dichiarazioni, rilasciate ai giornalisti prima di salire sull'Air Force One, arrivano in un momento di crescente tensione internazionale sul conflitto mediorientale.
Secondo quanto riportato da Axios, Trump sta esercitando privatamente pressioni su Israele a partire dal suo viaggio in Medio Oriente all'inizio del mese. "Vogliamo vedere se possiamo fermare tutto questo. Abbiamo parlato con Israele e vogliamo vedere se possiamo fermare l'intera situazione il più rapidamente possibile", ha affermato il presidente, aggiungendo di sperare di avere presto buone notizie.
L'espansione delle operazioni israeliane
La posizione del presidente americano si distingue però da quella di molti alleati internazionali di Israele, che hanno già preso pubblicamente le distanze dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per la sua decisione di espandere l'operazione a Gaza, sospendere gli aiuti umanitari ed opporsi a un cessate il fuoco a lungo termine. Finora, infatti, Trump ha evitato di esercitare pressioni pubbliche su Netanyahu, limitandosi a comunicazioni private.
Funzionari della Casa Bianca hanno rivelato ad Axios, comunque, che il presidente è sempre più frustrato dal protrarsi della guerra e turbato dalle immagini di bambini palestinesi sofferenti.
Nonostante le pressioni americane ed internazionali, Israele sta però ampliando le sue operazioni militari con l'obiettivo di rioccupare l'intera Striscia di Gaza e radere al suolo la maggior parte degli edifici. Un funzionario delle forze di difesa israeliane ha dichiarato ai giornalisti che entro due mesi l'esercito occuperà il 75% della Striscia.
Il funzionario ha affermato che gran parte del comando militare di Hamas è stato eliminato, ma le sue brigate combattenti principali sono ancora operative. Sebbene abbia sostenuto che la pressione militare su Hamas favorirà gli sforzi per liberare i 58 ostaggi ancora detenuti a Gaza, nella pratica i negoziati per un nuovo accordo su ostaggi e cessate il fuoco hanno raggiunto un punto morto.
Crisi per gli aiuti umanitari
Lo sforzo congiunto Stati Uniti-Israele per lanciare un nuovo meccanismo di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza al di fuori del controllo di Hamas ha, intanto, subito un duro colpo. Jake Wood, direttore esecutivo della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), ha infatti annunciato le sue dimissioni.
La GHF avrebbe dovuto gestire e finanziare il nuovo meccanismo umanitario, che era previsto entrasse in funzione sul terreno questa settimana. Wood ha dichiarato che quando ha accettato l'incarico più di due mesi fa cercava di stabilire la GHF come un'entità umanitaria veramente indipendente per aiutare la popolazione di Gaza.
"Tuttavia, è chiaro che non è possibile implementare questo piano aderendo rigorosamente ai principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza, che non intendo abbandonare", ha affermato Wood nella sua dichiarazione.
Le parole di Wood riflettono le preoccupazioni e le critiche espresse dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni umanitarie contro la GHF, che secondo loro sarebbe stata effettivamente controllata da Israele e violerebbe le norme umanitarie. Le dimissioni di Wood e le ragioni alla base renderanno quasi impossibile per la GHF ottenere il sostegno delle organizzazioni umanitarie o dei Paesi donatori, mettendo così a rischio la sua esistenza e capacità di operare a Gaza.
Progressi nei negoziati nucleari con l'Iran
Sul fronte iraniano, Trump ha mostrato un cauto ottimismo riguardo ai colloqui nucleari tra Stati Uniti e Iran, affermando che hanno fatto "progressi reali" e che potrebbe avere "buone notizie" entro la fine della settimana. L'ottimismo del presidente arriva diversi giorni dopo che funzionari americani e iraniani avevano stabilito linee rosse contraddittorie sul futuro dell'arricchimento dell'uranio sul suolo iraniano, portando a speculazioni su un possibile crollo dei negoziati.
L'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff aveva incontrato a Roma il Ministro degli Ssteri iraniano Abbas Araghchi per l'ultimo round di colloqui. "I colloqui continuano a essere costruttivi - abbiamo fatto ulteriori progressi, ma c'è ancora lavoro da fare", ha dichiarato un funzionario americano dopo l'incontro. Le dichiarazioni di Trump suggeriscono che i punti critici rimasti potrebbero essere risolti presto. "Abbiamo avuto alcuni colloqui molto buoni con l'Iran e vediamo cosa succede, ma penso che potremmo avere buone notizie sul fronte iraniano", ha detto Trump ai giornalisti.
"Ho la sensazione che potrei dirvi qualcosa di buono. Abbiamo avuto progressi reali, progressi seri... Mi piacerebbe davvero vedere nessuna bomba sganciata e nessuna persona morta. Mi piacerebbe davvero che accadesse. E penso che ci sia una buona possibilità che possa accadere", ha dichiarato.
Nel frattempo, comunque, Israele sta preparando piani per colpire rapidamente i siti nucleari iraniani nel caso in cui i negoziati dovessero fallire, aggiungendo ulteriore pressione per il raggiungimento di un accordo con Tehran.