Trump spinge Coca-Cola verso lo zucchero di canna
Il presidente ha spinto Coca-Cola a sostituire parzialmente lo sciroppo di mais con zucchero di canna. Esperti dubitano dei benefici, mentre gli agricoltori del Midwest temono perdite economiche.
Coca-Cola ha annunciato il 22 luglio che una parte delle bevande vendute negli Stati Uniti sarà d’ora in avanti prodotta con zucchero di canna, abbandonando parzialmente lo sciroppo di mais ad alto contenuto di glucosio. La decisione del colosso di Atlanta arriva dopo una spinta diretta del presidente Donald Trump, grande consumatore di Diet Coke, che il 16 luglio aveva anticipato la novità su Truth Social. «Ho discusso con Coca-Cola dell’utilizzo di vero zucchero di canna nelle sue bevande e loro hanno accettato. Ringrazio tutti i responsabili dell’azienda. Sarà una scelta molto positiva – vedrete. È ancora meglio!», ha scritto il presidente.
La mossa rappresenta un cambio di rotta rispetto a una prassi consolidata da decenni, poiché lo sciroppo di mais è il dolcificante più utilizzato dall’industria alimentare statunitense. Ma questo zucchero, ottenuto dalla trasformazione dell’amido di mais, è finito da mesi nel mirino dell’amministrazione. Il ministro della salute Robert Kennedy Jr ha fatto del contrasto alla malnutrizione e alla cosiddetta “malbouffe” la sua priorità politica. «MAHA sta vincendo», aveva scritto Kennedy su X il 19 luglio, riferendosi al suo slogan “Make America Healthy Again”, costruito sul modello del “MAGA” di Trump.
L’obiettivo dichiarato è ridurre l’impatto dell’alimentazione ricca di zuccheri sulla salute pubblica. Kennedy non ha mai fatto mistero delle sue posizioni radicali: già in aprile aveva definito «il zucchero un veleno». Nel dibattito pubblico, nessuno mette in dubbio la necessità di ridurre il consumo di zuccheri, soprattutto in un Paese dove l’obesità colpisce circa il 60% degli adulti e un terzo dei bambini. Tuttavia, il beneficio effettivo del passaggio dallo sciroppo di mais al saccarosio non è considerato significativo dagli esperti di nutrizione.
Eva Greenthal, ricercatrice del Center for Science in the Public Interest, ha dichiarato alla CNN che «ciò che rende i soda dannosi per la salute è il contenuto di zucchero liquido, che fornisce calorie vuote senza alcun valore nutrizionale. Sostituire un tipo di zucchero con un altro non rende i soda più sani». Anche la dietista Sue-Ellen Anderson-Haynes, portavoce dell’Academy of Nutrition and Dietetics, ha espresso una posizione simile: «Le calorie sono esattamente le stesse. Ciò che cambia è il modo in cui il corpo le metabolizza, e in questo il saccarosio della canna può offrire un lieve vantaggio: meno infiammazioni al fegato e minore resistenza insulinica. Ma non è un lasciapassare per bere più soda», ha spiegato, ricordando che le conclusioni si basano su studi medici ancora cauti.
Il nuovo orientamento di Coca-Cola ha però scatenato l’opposizione dei produttori di mais, una delle componenti centrali della base elettorale di Trump negli Stati del Midwest come l’Iowa. L’Associazione dei raffinatori del masi ha diffuso il 17 luglio un comunicato molto critico: «Sostituire lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio con zucchero di canna significherebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro nell’industria agroalimentare statunitense, una riduzione dei redditi agricoli e un aumento delle importazioni di zucchero dall’estero, senza alcun vantaggio nutrizionale».
Il dibattito tocca anche una dimensione storica ed economica. Per molti anni, fino agli anni ’60, gli Stati Uniti utilizzavano principalmente zucchero di canna. Ma la rivoluzione castrista a Cuba e l’embargo imposto da Washington interruppero le esportazioni dell’isola. Contemporaneamente, il governo federale si impegnò a sostenere i produttori di mais statunitensi, portando negli anni ’80 all’introduzione su larga scala dello sciroppo di mais, più economico rispetto alla canna. Da allora Coca-Cola, come molte altre aziende, ha abbandonato il saccarosio. In Europa, invece, la produzione di zucchero si basa soprattutto sulla barbabietola, una tradizione che risale al blocco continentale tra Napoleone e l’Inghilterra all’inizio del XIX secolo.
Il ritorno parziale alla canna non riguarda l’intera produzione statunitense. Coca-Cola ha dichiarato che per ora offrirà solo una versione alternativa del suo prodotto con zucchero di canna, affiancandola a quella tradizionale. La scelta sembra più dettata da considerazioni di marketing e dal sostegno dell’amministrazione Trump che da motivazioni strettamente nutrizionali.
Sul fronte del gusto, il Washington Post ha realizzato un test alla cieca con sei assaggiatori, chiedendo di confrontare la versione statunitense con quella messicana, che è già prodotta con zucchero di canna. Il risultato è stato netto: cinque partecipanti hanno individuato il Coca-Cola messicano e lo hanno preferito. Tuttavia, il Messico, primo consumatore di Coca-Cola al mondo, è anch’esso alle prese con un’epidemia di obesità tra le più gravi a livello globale, confermando che il tipo di zucchero non è la soluzione al problema.
La posizione del presidente Trump sul tema non è nuova. Già nel 2012 aveva scherzato pubblicamente sul consumo di Diet Coke, affermando: «Non ho mai visto una persona magra bere Diet Coke». Oggi, la sua amministrazione sembra voler trasformare una battuta in una battaglia politica, unendo le istanze salutiste di Robert Kennedy Jr con un intervento diretto su una delle multinazionali più influenti del Paese.