Trump sotto pressione dai suoi consiglieri: più fermezza verso la Russia per il conflitto in Ucraina
Alcuni collaboratori del presidente spingono per una linea dura, ma Trump resta per ora influenzato maggiormente dal suo emissario Steve Witkoff che ha incontrato Putin.

Fonti interne alla Casa Bianca, citate dal Wall Street Journal, rivelano che alti consiglieri del presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo stanno sollecitando ad adottare un atteggiamento più severo nei confronti della Russia. La raccomandazione nasce dalla convinzione che il presidente russo Vladimir Putin non abbia mostrato finora una reale volontà di porre fine alla guerra in Ucraina. In particolare, tra coloro che promuovono un cambio di rotta si trovano il rappresentante speciale per l'Ucraina, Keith Kellogg, e il Segretario di Stato, Marco Rubio.
Secondo quanto riportato, Kellogg e Rubio stanno cercando di spostare la posizione di Trump verso una maggiore diffidenza nei confronti delle dichiarazioni russe riguardanti l'intenzione di raggiungere un accordo di pace. L'obiettivo è quello di spingere per un'impostazione politica più rigorosa e per un aumento della pressione su Mosca. Tuttavia, Trump sembra per il momento seguire maggiormente i consigli del suo rappresentante speciale Steve Witkoff che ha una posizione opposta.
Witkoff ha avuto tre incontri con Putin negli ultimi due mesi e continua a sostenere che il presidente russo desideri sinceramente la pace. Secondo Reuters, Witkoff ritiene addirittura che gli Stati Uniti dovrebbero accettare il controllo russo sulle regioni ucraine attualmente parzialmente occupate e rivedere le relazioni bilaterali con Mosca partendo da "convincenti opportunità commerciali". A suo giudizio, tale approccio potrebbe rappresentare un nuovo modello nei rapporti tra Washington e il Cremlino.
Nonostante questa linea più accomodante, Trump ha esortato pubblicamente la Russia a impegnarsi di più per raggiungere la pace. Il presidente ha anche dichiarato di aver fissato una scadenza per il cessate il fuoco da parte di Mosca, pur senza fornire una data precisa. In precedenza, secondo Bloomberg, Trump aveva l'intenzione di concludere un accordo entro il 20 aprile, coincidente con la Pasqua ortodossa e cattolica, oppure entro il 30 aprile, in occasione dei 100 giorni dal suo insediamento.
Parallelamente, il presidente ha espresso insoddisfazione per l’intensificarsi delle operazioni militari russe in Ucraina. "Stanno bombardando come matti. Non so cosa stia succedendo. Non è una buona situazione", ha commentato Trump, aggiungendo però che i negoziati tra Washington, Mosca e Kyiv starebbero lentamente avvicinandosi a un cessate il fuoco.
Alla fine di marzo, il presidente americano ha minacciato l’introduzione di sanzioni secondarie sull’intero export di petrolio russo, nel caso in cui Putin dovesse far saltare l’accordo di pace. Tra le misure ipotizzate, vi è anche l’adozione di dazi doganali compresi tra il 25% e il 50% sui prodotti provenienti dai Paesi che acquistano petrolio russo. Trump ha spiegato che ciò comporterebbe l’impossibilità per tali Paesi di continuare a operare nel mercato statunitense.