Trump sospende i controlli dell'immigrazione su agricoltura, ristorazione e ospitalità

Dopo mesi di pressioni economiche, il presidente decide una deroga alla sua linea dura sull’immigrazione: esclusi dai raid gli immigrati nei settori chiave dell’economia

Trump sospende i controlli dell'immigrazione su agricoltura, ristorazione e ospitalità

Il presidente Donald Trump ha deciso di sospendere le operazioni di controllo dell’immigrazione nei settori dell’agricoltura, della ristorazione e dell’ospitalità. La svolta è maturata mercoledì, secondo quanto riferito da fonti citate da Axios. La segretaria dell’Agricoltura, Brooke Rollins, avrebbe contattato direttamente il presidente per esprimere l’allarme delle associazioni di categoria: l’intensificazione dei raid stava spaventando molti lavoratori irregolari, che stavano smettendo di presentarsi al lavoro per timore di essere arrestati. Il giorno successivo, Trump ha pubblicato un messaggio su Truth Social in cui ha definito questi lavoratori come “molto bravi e di lunga data” e ha annunciato imminenti “cambiamenti”.

Il cambiamento di rotta è stato immediatamente formalizzato. Tatum King, un importante funzionario dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), ha inviato giovedì una comunicazione interna ai dirigenti dell’agenzia in tutto il paese, chiedendo la sospensione di “tutte le indagini/operazioni di controllo sui luoghi di lavoro in agricoltura (compresi acquacoltura e impianti di lavorazione della carne), ristoranti e hotel operativi”. L’email specificava che le indagini relative a traffico di esseri umani, riciclaggio di denaro o contrabbando di droga nei medesimi settori sarebbero comunque proseguite, ma “non stiamo perseguendo i collaterali non criminali”.

La decisione è una cesura rispetto alla politica finora perseguita dall’amministrazione Trump. Per mesi, funzionari chiave come il consigliere Stephen Miller e la segretaria alla Sicurezza nazionale Kristi Noem avevano insistito per colpire sistematicamente tutti i milioni di immigrati presenti irregolarmente negli Stati Uniti, senza distinzioni in base al lavoro svolto o ai contributi economici forniti. A fine maggio, Miller e Noem avevano chiesto ai vertici dell’ICE di portare gli arresti a una media di 3.000 al giorno. Quel mandato aveva innescato una serie di raid aggressivi condotti da agenti mascherati e pesantemente armati, provocando proteste, in particolare a Los Angeles, dove Trump aveva ordinato il dispiegamento della Guardia Nazionale e dei Marines, in contrasto con le autorità locali.

Nonostante questa parziale retromarcia, fonti interne alla Casa Bianca insistono nel negare che si tratti di un vero cambio di posizione. Trump continuerebbe a sostenere la linea dura dell’amministrazione sull’immigrazione, promossa da Miller e Noem. Tuttavia, l’evidente rischio di paralisi economica legato all’espulsione di lavoratori essenziali ha imposto un aggiustamento tattico. Secondo il presidente, la scelta riguarda esclusivamente “settori vitali” dove i posti vacanti non potrebbero essere coperti facilmente da lavoratori statunitensi.

I numeri confermano l’impatto potenziale delle politiche di espulsione. Secondo l’American Immigration Council, gli immigrati non autorizzati rappresentano il 4,6% della forza lavoro occupata negli Stati Uniti, pari a oltre 7 milioni di persone. Un’analisi del Dipartimento dell’Agricoltura ha stimato che tra il 2020 e il 2022 circa il 42% dei lavoratori agricoli americani fosse privo di documenti regolari. Settori come la ristorazione e l’ospitalità dipendono in larga misura da questa manodopera, spesso impiegata in lavori intensivi, a basso salario e con turni prolungati.

Già ad aprile, Trump aveva lasciato intendere la possibilità di eccezioni mirate. Aveva accennato all’idea di un percorso verso la cittadinanza per gli immigrati “eccellenti” in ruoli chiave, a condizione che si auto-espellessero e poi tornassero con il patrocinio di un datore di lavoro. Tuttavia, quella proposta non risolveva il problema immediato dei datori di lavoro, timorosi di perdere lavoratori esperti in settori difficili da automatizzare o rimpiazzare rapidamente.

Le proteste degli imprenditori si erano fatte più intense nelle ultime settimane, anche alla luce dell’inasprimento dei controlli. Diverse associazioni avevano denunciato che la minaccia di arresti e rimpatri stava già causando carenze di personale in agricoltura e nella ristorazione, con ricadute su produzione, distribuzione e servizi.

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