Trump smentisce ancora Gabbard sull'Iran

Il presidente accusa la sua direttrice dell’intelligence di avere torto sul programma nucleare iraniano. Gabbard, sempre più isolata, è difesa solo da Vance. Ma il suo ruolo nell’amministrazione appare precario.

Trump smentisce ancora Gabbard sull'Iran
White House

Il presidente Donald Trump ha pubblicamente sconfessato per la seconda volta in pochi giorni la sua direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard, rigettando le sue valutazioni sul programma nucleare iraniano. Durante un incontro con i giornalisti nel New Jersey, Trump ha affermato che "la mia comunità dell’intelligence si sbaglia", rispondendo a una domanda che gli ricordava come l'intelligence americana non disponesse di prove che Teheran stesse sviluppando un’arma nucleare.

L’episodio ha riacceso le tensioni tra il presidente e Gabbard, emerse già all’inizio della settimana. In quell’occasione, a bordo dell’Air Force One, Trump aveva liquidato la testimonianza di Gabbard al Congresso di marzo dichiarando: “Non mi interessa quello che ha detto. Penso che fossero vicini ad averne una.” Il riferimento era alla valutazione secondo cui la guida suprema iraniana non aveva autorizzato un programma di armi nucleari e che, pur in presenza di una riserva “senza precedenti” di uranio arricchito, l’Iran non stesse perseguendo attivamente la bomba.

Il contrasto tra i due arriva in un momento delicato, mentre il presidente considera un coinvolgimento più diretto nel conflitto tra Iran e Israele. Trump ha ribadito che non permetterà all’Iran di dotarsi di un’arma nucleare, ma ha concesso due settimane per negoziati prima di valutare un eventuale attacco diretto.

A complicare ulteriormente la posizione di Gabbard è stata la pubblicazione, a inizio giugno, di un video in cui la direttrice sosteneva che il mondo si trova “più vicino al baratro dell’annientamento nucleare che mai” e accusava “l’élite politica e i guerrafondai” di fomentare tensioni tra potenze nucleari. Secondo fonti citate dalla CNN, Trump ha interpretato il messaggio come una critica indiretta alle sue scelte politiche, in particolare alla possibilità di autorizzare un attacco israeliano contro Teheran.

Due giorni prima della diffusione del video, Gabbard non aveva partecipato a un vertice urgente a Camp David con i principali responsabili della sicurezza nazionale, tra cui il segretario alla Difesa Pete Hegseth, il segretario di Stato Marco Rubio, il capo dello stato maggiore Dan Caine e il direttore della Central Intelligence Agency John Ratcliffe. Sebbene un funzionario abbia affermato che Gabbard fosse impegnata con la Guardia Nazionale, una fonte ha rivelato che non era stata invitata perché non ritenuta necessaria.

La posizione di Gabbard nella cerchia ristretta del presidente appare dunque sempre più marginale. L’ex deputata democratica, nota per le sue posizioni anti-interventiste, si è avvicinata all’universo Make America Great Again proprio per la sua critica alle guerre infinite, ma la sua nomina alla guida dell’intelligence nazionale è apparsa sin dall’inizio come un’operazione politica rischiosa. Durante il primo mandato di Trump, Gabbard era stata una delle sue critiche più aspre, arrivando ad accusarlo di “un atto di guerra” dopo l’uccisione di un generale iraniano nel 2020.

Il ruolo di direttore dell’intelligence nazionale è già di per sé complicato, privo di poteri effettivi su bilanci e operazioni delle agenzie che dovrebbe coordinare. Creato dopo l’11 settembre per rafforzare la condivisione di informazioni tra le 18 agenzie federali, l’ufficio ha sofferto storicamente per l’ambiguità del suo mandato. Già durante il primo mandato di Trump era stato ipotizzato lo smantellamento della struttura.

Da febbraio, Gabbard ha tentato di accentrare la gestione del briefing quotidiano del presidente, tradizionalmente redatto dalla CIA, facendo in modo che venisse prodotto invece presso l’Office of the Director of National Intelligence. Ha inoltre lanciato una struttura interna, il Director’s Initiatives Group, incaricata di monitorare le priorità politiche del presidente, inclusa quella di denunciare la “strumentalizzazione” della comunità dell’intelligence sotto l’amministrazione Biden.

L’attivismo politico di Gabbard ha incluso iniziative contro figure dell’intelligence considerate ostili a Trump. Ha declassificato documenti sul terrorismo domestico per denunciare presunte persecuzioni dei conservatori da parte dei democratici, ha revocato le autorizzazioni di sicurezza a ex funzionari critici e ha trasmesso al Dipartimento di Giustizia segnalazioni per indagini penali su fughe di notizie. In un caso controverso, ha chiesto la carcerazione dell’ex direttore dell’FBI James Comey per un post ambiguo sui social.

Questo attivismo ha suscitato preoccupazioni interne. Funzionari di carriera citati dalla CNN lamentano che Gabbard sembri più concentrata sulla sua immagine pubblica che sulla gestione dell’ufficio. Il suo profilo Instagram è costellato di foto in tenuta sportiva e video motivazionali. Suo marito, Abraham Williams, videografo professionista, è spesso presente nel campus per realizzare contenuti multimediali a uso personale della direttrice.

Diversi osservatori interni denunciano una cultura del sospetto: Gabbard sarebbe più impegnata a individuare presunte sacche di politicizzazione tra i funzionari che a definire una strategia di intelligence coerente. Le sue priorità sembrano coincidere con gli obiettivi politici di Trump, in un campo – quello dell’intelligence – che per tradizione dovrebbe essere apartitico.

Le critiche sono arrivate anche dal Congresso. I democratici delle commissioni intelligence hanno inviato una lettera a Gabbard chiedendo spiegazioni sul licenziamento del principale legale dell’ispettore generale della comunità dell’intelligence e sulla nomina di un consigliere politico all’interno di un ufficio che per legge dovrebbe garantire la supervisione indipendente delle agenzie.

Nonostante il crescente isolamento, Gabbard può contare sul sostegno del vicepresidente JD Vance. In un post su X, Vance ha elogiato la direttrice come “una veterana, una patriota” e “un membro essenziale” della squadra presidenziale. Un alto funzionario della Casa Bianca ha affermato che Trump, pur irritato, non intende per ora rimuoverla: “Non sta facendo alcun danno”, ha dichiarato, “penso che stia mettendo in discussione il suo punto di vista come valore, specialmente dopo quel video”.

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