Trump ripristina la “Mexico City Policy”: nuovo scontro sul diritto all'aborto

Trump ripristina la “Mexico City Policy”: nuovo scontro sul diritto all'aborto
Trump firma ordini esecutivi nello Studio Ovale

La Casa Bianca ha annunciato la firma di un ordine esecutivo da parte del presidente Donald Trump che ripristina la cosiddetta Mexico City Policy, anche nota come come global gag rule.

Si tratta della controversa misura che vieta i finanziamenti americani alle organizzazioni internazionali che forniscono informazioni, servizi o riferimenti legali all'aborto, introdotta per la prima volta nel 1984, durante l'Amministrazione di Ronald Reagan, e poi più volte abolita e reintrodotta.

Cosa è la Mexico City Policy?

La Mexico City Policy venne stabilita per la prima volta dall'Amministrazione Reagan con l'obiettivo di impedire che i fondi americani destinati alla salute globale sostenessero, direttamente o impartirono, la pratica dell'aborto o la sua promozione.

Con l'arrivo di ogni presidente democratico, la norma è stata regolarmente cancellata; al contrario, ogni presidente repubblicano, compreso Trump per due volte, ha ripristinato il divieto.

In particolare, l'ultima volta Joe Biden aveva firmato nel gennaio 2021 un memorandum per revocare il provvedimento, ritenendo che le sue restrizioni incidessero negativamente sulla salute riproduttiva delle donne nel mondo e indebolissero i rapporti di cooperazione globale.

L'attuale ripristino del bando intende invece “porre fine all'uso forzato dei dollari dei contribuenti per finanziare o promuovere l'aborto volontario”, in linea con il principio secondo cui i contribuenti non dovrebbero essere obbligati a sovvenzionare tale procedura.

Il provvedimento incide su una vasta rete di programmi federali: oltre a bloccare l'erogazione di fondi a ONG estere coinvolte nell'interruzione di gravidanza, la nuova direttiva chiarisce che non crea alcun diritto legale o beneficio aggiuntivo a favore di terzi e che rientra nella più ampia volontà dell'Amministrazione di non sostenere con fondi pubblici forme di “aborto coercitivo” o sterilizzazioni involontarie.

Il contrasto con le politiche di Biden

Durante l'Amministrazione Biden, il Dipartimento della Difesa aveva coperto le spese di viaggio per il personale militare che necessitava di aborti in Stati privi di restrizioni e permesso alle strutture sanitarie dei Veterans Affairs di fornire consulenza e procedure abortive per un militare e per loro famiglie.

L'Amministrazione Biden, inoltre, aveva concesso anche ai minori detenuti al confine la possibilità di accedere all'aborto trasferendosi in altre giurisdizioni. Con il ripristino della Mexico City Policy firmata da Trump, queste possibilità vengono fortemente ridimensionate.

La reintroduzione del divieto ha generato la dura reazione di diverse ONG che si occupano di salute riproduttiva e diritti umani. Il Center for Reproductive Rights (CRR) ha definito la misura come “una gravissima limitazione all'accesso all'aborto nei Paesi in via di sviluppo” e ha sottolineato come rischi di colpire soprattutto le donne vittime di violenza sessuale.

Il timore è che molte strutture sanitarie, non potendo più offrire servizi o informazioni sull'interruzione di gravidanza, siano costrette a chiudere oppure a privare le pazienti di consulenze fondamentali anche in ambiti non direttamente connessi all'aborto, come la contraccezione e l'assistenza post-aborto.

La questione del “Ginevra Consensus”

Parallelamente, l'amministrazione Trump ha riaffermato l'adesione alla Dichiarazione di Consenso di Ginevra , un'iniziativa che promuove la protezione della vita fin dal concepimento e tutela la famiglia come “cellula fondamentale della società”.

Secondo i critici, si tratta di un documento che vorrebbe porsi come una dichiarazione internazionale, ma che in realtà “mina i diritti riproduttivi e quelli delle persone LGBTQ+”.

Il CRR sostiene che lo scopo sia “ridurre lo spazio di manovra delle organizzazioni umanitarie che promuovono la salute riproduttiva come un diritto umano fondamentale”.

L'impatto sui tassi di aborto e sulla salute globale

La discussione intorno all'efficacia della Mexico City Policy è alimentata da ricerche come quella pubblicata su The Lancet nel 2019. La ricerca ha osservato l'andamento dei tassi di aborto in 26 Paesi dell'Africa subsahariana lungo gli anni dei mandati presidenziali di Clinton, Bush e Obama.

Mentre Clinton e Obama avevano sospeso la Mexico City Policy, Bush l'aveva reintrodotta. I dati suggeriscono che, proprio sotto Bush, i tassi di aborto siano aumentati del 40% nelle aree interessate.

Gli studiosi ipotizzano che la riduzione dei fondi a favore di cliniche che distribuivano anche contraccettivi, una volta soggette al divieto, abbia finito per portare ad un calo della prevenzione delle gravidanze indesiderate e, di conseguenza, ad un maggior numero di complicazioni di gravidanza.

Altre reazioni e prospettive

Mentre le organizzazioni pro-life come Live Action hanno accolto con favore il provvedimento di Trump, esprimendo soddisfazione per il fatto che i dollari dei contribuenti statunitensi non finanziano più “la pratica dell'aborto all'estero”, i gruppi in difesa dei diritti riproduttivi affermano che si tratta di un passo indietro che potrebbe incrementare le disparità sanitarie e mettere in pericolo le vite umane.

Molte delle cliniche colpite dalla misura, infatti, non si limitano a fornire aborti, ma offrono anche servizi di prevenzione e consulenza essenziali nei Paesi a basso reddito.

La risposta concreta sarà però misurabile solo nei prossimi mesi, quando si osserveranno gli effetti concreti di questo nuovo divieto sul finanziamento dei programmi sanitari internazionali e sulle donne che, fino a ieri, contavano sull'assistenza fornita da organizzazioni ora escluse dai fondi federali.

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