Trump rinvia ancora la vendita di TikTok di 90 giorni
Il presidente ha deciso di posticipare nuovamente la scadenza per la cessione delle attività statunitensi della piattaforma. Pechino non ha ancora dato il via libera a un accordo che prevede una separazione da ByteDance. Restano incertezza e attesa, mentre TikTok continua a crescere negli USA.

Donald Trump ha deciso di concedere altri 90 giorni di tempo per la vendita di TikTok negli Stati Uniti. È quanto annunciato martedì 17 giugno dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, precisando che il presidente “non vuole vedere TikTok scomparire”. La nuova scadenza, che sostituisce quella prevista per giovedì 18 giugno, arriva dopo due precedenti rinvii di 75 giorni ciascuno.
L'applicazione continua infatti a essere minacciata da un divieto negli Stati Uniti, previsto da una legge approvata dal Congresso nel 2024. Tale legge impone alla società madre cinese ByteDance di cedere il controllo di TikTok per evitare il blocco dell’app sul territorio statunitense. A inizio aprile, secondo vari media americani, era stato raggiunto un accordo preliminare: il piano prevedeva la separazione tra TikTok US e ByteDance, con una redistribuzione delle quote azionarie.
Secondo questo schema, la quota di capitale detenuta da investitori non cinesi sarebbe salita dal 60 all’80%, mentre ByteDance avrebbe mantenuto il restante 20%. A condurre l’operazione doveva essere il gruppo informatico Oracle, che già ospita i dati degli utenti americani sui propri server. Al suo fianco figuravano anche il fondo Blackstone e l’imprenditore Michael Dell.
Tuttavia, l’introduzione di nuovi dazi decisa da Trump — che ha portato al 54% le tariffe verso la Cina, con un successivo innalzamento fino al 145% — ha bloccato la trattativa. Le autorità cinesi, in reazione a queste misure, non hanno dato seguito al piano, impedendo la sua realizzazione.
Nel confermare la proroga, Trump ha riconosciuto che “probabilmente servirà l’accordo della Cina” entro metà settembre, la nuova data fissata. “Penso che il presidente Xi finirà per dare il suo benestare”, ha dichiarato martedì.
Nonostante l’impasse politica e diplomatica, TikTok non sembra subire contraccolpi significativi. La piattaforma conta attualmente 170 milioni di utenti negli Stati Uniti, tra cui 7,5 milioni di account aziendali, da grandi gruppi a piccole imprese. Secondo i dati del sito specializzato Appfigures, TikTok è oggi la seconda applicazione più scaricata negli Stati Uniti su dispositivi Android, dietro a ChatGPT.
Il clima di urgenza che aveva accompagnato le discussioni nei mesi scorsi sembra essersi attenuato. Trump stesso, intervistato a inizio maggio dalla rete NBC, aveva affermato di voler eventualmente includere la questione TikTok in una trattativa più ampia con la Cina sul commercio, considerandola una sorta di bonus negoziale. Tuttavia, questa ipotesi appare ora accantonata, con i due dossier — commercio e TikTok — gestiti separatamente.
Anche sul fronte politico interno la questione sembra aver perso centralità. A inizio anno, molti parlamentari del Congresso avevano spinto con forza per una soluzione immediata, allarmati dal potenziale uso dei dati raccolti da TikTok per fini di spionaggio o manipolazione dell’opinione pubblica americana. Ma con l’avvicinarsi della nuova scadenza, il tono si è fatto più dimesso. I parlamentari appaiono meno coinvolti, e sulla piattaforma stessa solo pochi contenuti ricordano la data del 19 giugno, con tono distaccato.
Tra i possibili acquirenti della piattaforma, oltre al consorzio guidato da Oracle, si erano fatti avanti anche il progetto Project Liberty dell’imprenditore Frank McCourt e la start-up di intelligenza artificiale generativa Perplexity AI. Entrambi i soggetti avevano manifestato l’intenzione di integrare TikTok in un ecosistema digitale più ampio.
Rimane però un nodo fondamentale: l’algoritmo di raccomandazione che è alla base del successo di TikTok. La sua sofisticazione è riconosciuta come uno dei principali asset tecnologici della piattaforma. Il Congresso ha più volte sollecitato la cessione di questo componente, considerato troppo sensibile per restare sotto controllo cinese, ma finora ByteDance non ha mai accettato l’idea di separarsene.
La vicenda della vendita di TikTok si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra Stati Uniti e Cina, in particolare sul piano commerciale e tecnologico. Inizio giugno, i due Paesi avevano annunciato di aver raggiunto un “quadro generale” per la normalizzazione dei rapporti commerciali, ma la questione TikTok è rimasta fuori da questi accordi.