Trump rilancia l’ipotesi di un terzo mandato, nonostante il divieto costituzionale
Il presidente americano, rieletto nel 2024 per un secondo mandato, ha dichiarato in un’intervista che «non scherza» sull’idea di candidarsi una terza volta. Una possibilità vietata dalla Costituzione, ma che secondo lui «potrebbe essere realizzata in altri modi».

In un’intervista rilasciata a NBC, Donald Trump ha detto sta prendendo in considerazione un terzo mandato presidenziale e che «non è uno scherzo».
Pur riconoscendo che è «troppo presto per pensarci», il presidente americano ha lasciato intendere che esistano «dei metodi» per aggirare il divieto imposto dal 22° Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, secondo cui «nessuno può essere eletto per più di due mandati alla presidenza».
Alla domanda su un possibile scenario in cui il suo vice, J. D. Vance, si candidi nel 2028 e gli ceda successivamente il posto, Trump ha risposto che quella «è una possibilità», sottolineando che «ne esistono altre».
Il presidente non ha però specificato quali siano queste altre opzioni.
Non è la prima volta che Donald Trump ipotizza di fare un terzo mandato.
A gennaio aveva dichiarato di «non sapere» se gli fosse davvero vietato candidarsi di nuovo, e secondo il New York Times, avrebbe detto a parlamentari repubblicani: «Immagino che non mi ricandiderò a meno che non diciate: È talmente bravo che dobbiamo trovare un modo».
Tuttavia, modificare la Costituzione americana per consentire un terzo mandato è estremamente improbabile.
Il 22° Emendamento, ratificato nel 1951 in risposta alla lunga presidenza di Franklin D. Roosevelt, fissa un limite di due elezioni presidenziali per ogni individuo.
Qualsiasi modifica costituzionale richiederebbe l’approvazione di due terzi del Congresso e la ratifica da parte di almeno 38 Stati, una soglia attualmente fuori portata per i repubblicani.
In gennaio, un deputato repubblicano del Tennessee ha depositato una proposta per modificare la formulazione dell’emendamento da «due volte» a «tre volte», ma l’iniziativa non ha ottenuto alcun sostegno.
Anche in ambito giuridico, un’interpretazione estensiva della Costituzione che permetta a Trump di tornare al potere attraverso una candidatura indiretta o una successione forzata sarebbe oggetto di controversie legali.
Sul piano politico, queste dichiarazioni si inseriscono in una strategia comunicativa ben nota di Trump, che alterna provocazioni e ambiguità, mantenendo mobilitata la propria base elettorale.
Il messaggio implicito è quello di essere quello di un leader considerato insostituibile da una parte del suo elettorato, disposto a sostenere anche soluzioni al limite della legalità pur di garantirgli un ruolo dominante nella politica americana.
L’ipotesi di una ricandidatura, o di uno scenario alternativo che riporti Trump al vertice dell’esecutivo dopo il 2028, è quindi più un messaggio politico che un progetto realizzabile.