Trump rilancia i dubbi sulla solidarietà atlantica

Il presidente americano ha nuovamente messo in discussione l’impegno degli Stati Uniti a difendere gli alleati in caso di attacco. All'Aia le dichiarazioni ambigue hanno lasciato perplessi i partner europei, mentre la nuova strategia dell’Alleanza verso la Russia è stata accantonata.

Trump rilancia i dubbi sulla solidarietà atlantica
White House

Donald Trump ha ribadito con forza la sua scarsa simpatia per le alleanze multilaterali, prendendo di mira ancora una volta l’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord. Durante il vertice NATO del 24 giugno all’Aia, poche ore prima del ricevimento ufficiale offerto dal re dei Paesi Bassi, il presidente degli Stati Uniti ha sollevato nuovi interrogativi sull’articolo 5 del trattato, pilastro della difesa collettiva dell’Alleanza.

Intervistato a bordo dell’Air Force One mentre si recava nei Paesi Bassi, Trump ha risposto in modo evasivo e provocatorio a una domanda sul valore dell’articolo 5, secondo cui un’aggressione contro un membro dell’Alleanza equivale a un’aggressione contro tutti: «Dipende dalla definizione che se ne dà. Esistono molte definizioni dell’articolo 5. Lo sapete, vero?». La frase ha avuto un effetto immediato: ha gelato l’atmosfera tra i trentadue alleati riuniti nella capitale olandese.

Il principio della difesa collettiva è considerato un fondamento sacro della NATO, anche se alcuni giuristi hanno negli anni sollevato questioni sulla sua applicazione concreta. Proprio al vertice dell’Aia, gli alleati si preparano ad approvare un aumento delle spese militari al 5% del PIL, rispetto al 2% attuale, in risposta alla crescente pressione statunitense. In cambio, si aspettano un impegno chiaro da parte di Washington sul rispetto dell’articolo 5. Questo scambio era noto a Bruxelles come “5 per 5”.

Nonostante le rassicurazioni del segretario alla Difesa Pete Hegseth e del segretario di Stato Marco Rubio, che negli ultimi mesi hanno definito “solido” l’impegno degli Stati Uniti verso l’articolo 5, le parole di Trump hanno suscitato preoccupazione, in particolare tra i paesi dell’Europa orientale, più esposti alla minaccia russa.

Non è la prima volta che Trump adotta una posizione ambigua su questo tema. Già il 6 marzo, durante un incontro nello Studio Ovale, aveva espresso dubbi pubblici sull’effettiva disponibilità degli alleati europei a difendere gli Stati Uniti in caso di necessità: «Conosco molto bene i membri della NATO. Sono miei amici. Ma se gli Stati Uniti avessero dei problemi e li chiamassimo, pensate davvero che verrebbero a proteggerci? Non ne sono così sicuro».

Il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, ha tentato di prevenire tensioni con Washington, ma le sue manovre non hanno impedito che la dichiarazione di Trump lasciasse un segno. L’ex primo ministro olandese aveva persino inviato al presidente un messaggio di apprezzamento personale, lodandone l’“azione decisiva in Iran” e definendola «qualcosa di straordinario che nessun altro aveva osato fare». Trump ha immediatamente condiviso il messaggio privato sul suo social network Truth Social.

La lode pubblica si è estesa anche al tema delle spese militari europee: Rutte ha scritto che gli europei stanno per «realizzare qualcosa che NESSUN altro presidente americano è riuscito a ottenere in decenni», e ha concluso che «l’Europa pagherà un prezzo ENORME» per la sua difesa, «e sarà la vostra vittoria».

Nel tentativo di ridurre i motivi di frizione, Rutte ha accettato di limitare la presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a eventi marginali rispetto al vertice principale. Inoltre, nella dichiarazione finale prevista per il 25 giugno, il riferimento alla “minaccia russa” è stato fortemente ridimensionato.

Uno dei segnali più evidenti dell’approccio conciliante è l’accantonamento, confermato da diversi diplomatici, della nuova strategia NATO verso la Russia, che avrebbe dovuto sostituire quella risalente agli anni ’90. Questa rinuncia si inserisce in una serie di scelte già criticate internamente all’Alleanza: a marzo, ad esempio, è stata soppressa la divisione dedicata al contrasto della disinformazione, compresa quella proveniente da fonti legate a Mosca.

Nonostante l’atteggiamento sempre più ambiguo degli Stati Uniti, nessun rappresentante dei paesi membri ha voluto prendere apertamente posizione durante le prime ore del vertice.

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