Trump riduce al minimo l’ente federale sui senzatetto
Il presidente ha quasi azzerato il Consiglio Interagenziale per i Senza Dimora, organismo chiave nella promozione del modello Housing First. Una scelta che segna un netto cambio di direzione nelle politiche federali sull’emergenza abitativa.

La decisione del presidente Donald Trump di ridimensionare drasticamente il Consiglio Interagenziale degli Stati Uniti per i Senza Dimora (United States Interagency Council on Homelessness) non è soltanto un intervento tecnico contro la burocrazia.
Secondo il New York Times, rappresenta invece un chiaro segnale politico: un cambio di rotta nell’approccio federale alla questione della povertà abitativa, con possibili conseguenze per migliaia di persone che vivono per strada.
Un’agenzia piccola ma strategica
Istituito nel 1987, il Consiglio Interagenzie per i Senzatetto coordina l’azione di 19 agenzie federali con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni e rendere più efficiente l’intervento pubblico. Nonostante un budget annuo di soli 4 milioni di dollari — una cifra che il governo federale spende in meno di 20 secondi — il Consiglio ha avuto un ruolo cruciale nella diffusione del modello Housing First.
Questo approccio prevede di fornire un alloggio stabile e permanente alle persone che vivono per strada, senza richiedere preliminarmente la partecipazione a programmi di disintossicazione o supporto psicologico. L’idea di fondo è che solo una volta al sicuro le persone possano davvero intraprendere un percorso di recupero.
Per anni, Housing First ha goduto di un ampio consenso trasversale. Durante la presidenza di George W. Bush, ha contribuito a ridurre la senzatetto cronica di oltre un terzo.
Barack Obama ne ha fatto un pilastro della sua strategia per affrontare il problema tra i veterani, portando a una riduzione del 55% dal 2009. Il Consiglio ha sostenuto entrambe le strategie, facilitandone l’implementazione a livello locale.
Risultati sul campo: Long Beach e Denver
A Long Beach, in California, dove durante la pandemia la popolazione senzatetto era cresciuta del 60%, il nuovo sindaco Rex Richardson ha dichiarato lo stato d’emergenza e collaborato con il Consiglio per costruire tre nuovi rifugi per giovani, aprire un centro di formazione e istituire un consiglio consultivo giovanile. Il risultato: in un solo anno, la senzatetto giovanile si è quasi dimezzata.
Anche a Denver il ruolo del Consiglio è stato determinante. Dopo l’elezione del sindaco Mike Johnston nel 2023, un consulente federale ha aiutato la città ad attuare politiche abitative più flessibili. Grazie a una deroga ottenuta tramite il Consiglio, Denver ha aumentato i contributi statali agli affitti e semplificato l’accesso agli alloggi anche per chi aveva documenti incompleti. Il risultato: oltre 1.000 persone tolte dalla strada in un anno e una riduzione del 10% della senzatetto non protetta, mentre nelle aree limitrofe aumentava del 25%.
Un consenso che si sta incrinando
Negli ultimi anni, però, il consenso attorno a Housing First ha iniziato a vacillare. L’aumento del numero di senzatetto in molte città ha alimentato critiche, soprattutto da ambienti conservatori, secondo cui l’approccio non affronta le cause profonde del problema — come la dipendenza da droghe o i disturbi psichici.
Organizzazioni religiose e strutture orientate alla sobrietà si sono inoltre lamentate di essere state penalizzate dalle regole sui finanziamenti federali, che privilegiano i programmi ispirati a Housing First.
Durante il suo primo mandato, Donald Trump aveva mantenuto in carica i dirigenti nominati da Barack Obama, e il suo segretario per la Casa e lo Sviluppo Urbano, Ben Carson, aveva elogiato il modello. Ma con il tempo, l’atteggiamento della Casa Bianca è cambiato.
Trump ha iniziato a criticare le politiche “permissive” dei Democratici e ha nominato alla guida del Consiglio un oppositore di Housing First. A marzo, con un ordine esecutivo, ha disposto la riduzione del Consiglio “nella massima misura consentita dalla legge”, pur senza eliminarlo — per la soppressione definitiva sarebbe necessario un intervento del Congresso. Se il mandato non dovesse essere rinnovato, l’agenzia cesserà di esistere nel 2028.
Tagli e accuse di “burocrazia”
La motivazione ufficiale dell’Amministrazione Trump per questi tagli è la necessità di ridurre la burocrazia. Ma molti sostenitori del Consiglio respingono questa lettura. “È ironico tagliare un’agenzia nata proprio per rendere il governo più efficiente,” ha commentato Jeff Olivet, direttore del Consiglio sotto l’Amministrazione Biden.
Nonostante le critiche a Housing First, molti osservatori ritengono che il Consiglio resti uno strumento utile — a patto di cambiare orientamento. “Con una nuova leadership può diventare prezioso. Quella dei senzatetto è una delle più gravi crisi umanitarie che affrontiamo. Serve un’agenzia dedicata,” ha dichiarato ad esempio Tom De Vries, capo della Citygate Network, che rappresenta oltre 300 missioni religiose.
Il dibattito sulla sopravvivenza del Consiglio si inserisce in un contesto più ampio di scontro politico e culturale. Alcuni conservatori criticano la strategia dell’era Biden per l’enfasi posta su concetti come equità e inclusività. Il piano strategico dell’agenzia utilizzava varianti della parola “equità” quasi cento volte, parlando di alloggi “culturalmente adeguati” e “gender-affirming” — espressioni bollate dai detrattori come segni di una politica “woke”.
Un futuro ancora aperto
Per i critici, l’obiettivo finale non è solo tagliare le attività o chiudere del tutto il Consiglio, ma cambiare anche le regole di assegnazione dei fondi federali, oggi fortemente orientate su Housing First. Per i sostenitori, invece, l’agenzia rappresenta un punto di raccordo fondamentale tra le istituzioni federali e i territori, capace di adattarsi alle esigenze locali e di coordinare politiche efficaci.
Il suo destino resta incerto, ma la posta in gioco — per decine di migliaia di persone senza una casa — è altissima.