Trump afferma che Israele lascerà il controllo della Striscia agli USA dopo l'evacuazione dei palestinesi
Il presidente americano ribadisce il suo controverso piano per il futuro dell'enclave palestinese, che ha suscitato forti reazioni internazionali.
In un post pubblicato su Truth Social, il presidente Donald Trump è tornato sulla sua proposta shock annunciando che Israele trasferirà il controllo della Striscia di Gaza agli Stati Uniti al termine delle operazioni militari, ovvero dopo che la popolazione palestinese sarà stata trasferita in altre località della regione.

L'annuncio rappresenta un'ulteriore elaborazione del piano presentato durante la conferenza stampa di Netanyahu di martedì, che ha già sollevato numerose critiche a livello internazionale.
La proposta di Trump nel dettaglio
Il piano delineato dall'Amministrazione Trump prevede lo spostamento di circa due milioni di palestinesi dalla Striscia di Gaza verso "comunità più sicure e più belle, con case nuove e moderne nella regione", come specificato dallo stesso presidente.
Secondo la visione di Trump, questo trasferimento permetterebbe la successiva ricostruzione dell'enclave sotto supervisione americana, senza neppure la necessità di impiegare truppe statunitensi sul terreno.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha cercato di mitigare le preoccupazioni emerse, specificando che lo spostamento dei palestinesi sarebbe "temporaneo" e limitato al periodo necessario per la ricostruzione.
Ha inoltre sottolineato che non verrebbero impiegati fondi dei contribuenti americani per questo progetto. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha inoltre definito l'iniziativa come "generosa" piuttosto che "ostile".
Tuttavia, questa proposta si scontra con la posizione della comunità internazionale, che insiste affinché Gaza rimanga parte di un futuro Stato palestinese.
Le reazioni internazionali e le criticità
La proposta ha però incontrato una forte opposizione tra i palestinesi. Un residente di Gaza, intervistato dalla BBC, ha dichiarato: "Preferiremmo morire a Gaza piuttosto che lasciarla".
Anche i paesi della regione, tra cui Egitto e Giordania, hanno espresso la loro ferma contrarietà a qualsiasi piano che preveda lo spostamento forzato dei palestinesi da Gaza.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di aver dato istruzioni all'IDF per preparare un piano che offra ai residenti di Gaza "l'opzione di partenza volontaria", prevedendo possibilità di uscita via terra, mare e aria.
Le sfide pratiche e umanitarie
Il divario tra la visione proposta da Trump e la realtà attuale appare considerevole.
La realizzazione del piano richiederebbe la fine dell'attuale cessate il fuoco e una completa rioccupazione della Striscia di Gaza da parte di Israele, un'azione fortemente sconsigliata dall'ex presidente Biden e da numerosi leader mondiali.
Il conflitto in corso ha già causato, secondo il ministero della Salute controllato da Hamas, oltre 45.000 vittime palestinesi, la maggior parte delle quali civili.
L'implementazione del piano Trump potrebbe comportare un drammatico prolungamento delle ostilità, che durano ormai da 16 mesi.
La proposta solleva inoltre questioni etiche significative, con esperti che avvertono che lo spostamento di due milioni di palestinesi potrebbe configurarsi come una vera e propria pulizia etnica.
Questo aspetto, unito alle complesse dinamiche regionali e alle resistenze internazionali, rende l'attuazione del piano particolarmente problematica.
La proposta di Trump rappresenta indubbiamente un significativo cambio di rotta rispetto alla sua precedente retorica contraria all'ulteriore coinvolgimento militare americano in Medio Oriente.
Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Mike Waltz, ha suggerito che "l'intera regione deve trovare da sola le proprie soluzioni se non gradisce quella proposta da Trump", evidenziando le tensioni diplomatiche sottostanti questa iniziativa.