Trump punta al dialogo con l'Iran, ma rafforza la linea rossa sulle armi nucleari
Washington ribadisce il no all’arma atomica iraniana ma si dice aperta al programma civile. Intanto l’Iran fortifica i siti nucleari, e accusa USA e Israele di ostilità mentre la Cina entra nei colloqui

Il presidente Donald Trump è determinato a impedire che l’Iran si doti di un’arma nucleare, ma preferisce percorrere la via diplomatica piuttosto che ricorrere all’uso della forza. A dichiararlo è stato il Segretario di Stato Marco Rubio, durante un’intervista rilasciata mercoledì al podcast Honestly della giornalista Bari Weiss. Rubio ha specificato che Washington sarebbe disposta a tollerare un programma nucleare civile iraniano, a condizione che Teheran rinunci all’arricchimento dell’uranio.
“Non vogliamo una guerra”, ha affermato il Segretario di Stato. “Questo non è un presidente che ha fatto campagna elettorale sull’iniziare guerre”, ha precisato Rubio, sottolineando che il capo della Casa Bianca si riserva “ogni diritto” per evitare che l’Iran ottenga capacità belliche nucleari, ma preferirebbe risolvere la questione attraverso un negoziato.
Rubio ha espresso fiducia nell’inviato speciale Steve Witkoff, definito “una brava persona che negozia” per conto degli Stati Uniti nei colloqui in corso con Teheran. Il Segretario ha ribadito che se l’Iran intende sviluppare un programma civile, come molti altri paesi, potrà farlo importando materiale già arricchito, eliminando così la possibilità di utilizzi militari non dichiarati.
Lo scenario rimane però complesso. “Qualsiasi azione militare in questo momento in Medio Oriente, sia da parte nostra sia di altri, potrebbe innescare un conflitto più ampio”, ha avvertito Rubio. Il Segretario ha ricordato che l’Iran ha investito miliardi nello sviluppo di capacità militari, come droni e altre tecnologie, alcune delle quali si stanno già vedendo impiegate nel teatro ucraino.
Un terzo round di negoziati tra Washington e Teheran è previsto per sabato in Oman. Intanto, secondo un rapporto pubblicato dall’Institute for Science and International Security, Teheran avrebbe rafforzato significativamente le difese attorno a due complessi di tunnel sotterranei situati presso il Monte Kolang Gaz La, in prossimità del principale impianto nucleare iraniano. L’istituto, che ha basato le proprie conclusioni su immagini satellitari, ritiene che i tunnel potrebbero diventare operativi in tempi brevi.
Il presidente dell’istituto, David Albright, ha dichiarato che l’Iran non ha ancora consentito agli ispettori delle Nazioni Unite di accedere ai complessi, suscitando timori che le nuove strutture possano essere utilizzate per nascondere uranio altamente arricchito, materiali nucleari non dichiarati o centrifughe avanzate in grado di produrre rapidamente materiale per un’arma. Le autorità iraniane hanno indicato che le nuove centrifughe andrebbero a sostituire quelle dell’impianto di Natanz, danneggiato da un presunto sabotaggio nel 2020.
Parallelamente, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha effettuato una visita a Pechino per una serie di consultazioni diplomatiche in vista del vertice di Muscat. Araghchi, che guiderà la delegazione iraniana nei colloqui insieme a Witkoff, ha dichiarato alla televisione di Stato che i negoziati stanno procedendo nella giusta direzione, pur invitando alla cautela. “È troppo presto per giudicare l’esito, ma siamo cautamente ottimisti”, ha affermato, sottolineando il ruolo centrale della Cina nei precedenti accordi nucleari e auspicando una sua partecipazione attiva anche in questa fase.
La Cina era parte dell’accordo nucleare del 2015, abbandonato poi dagli Stati Uniti su decisione dell’allora presidente Trump. Secondo Araghchi, “la Cina ha svolto un ruolo importante e costruttivo sulla questione nucleare in passato, e lo stesso ruolo è certamente necessario in futuro”.
Lunedì scorso, dopo i colloqui bilaterali tenutisi a Roma, il diplomatico iraniano aveva già parlato di un incontro “buono” e di progressi nei negoziati. Da parte sua, il presidente Trump ha confermato che Washington ha avuto “incontri molto buoni” sull’Iran.
Tuttavia, il clima tra i due paesi rimane teso. Teheran ha fortemente criticato le nuove sanzioni statunitensi annunciate martedì dal Dipartimento del Tesoro, che colpiscono il magnate iraniano Seyed Asadoollah Emamjomeh e la sua rete aziendale, accusata di aver esportato petrolio greggio e gas di petrolio liquefatto (GPL) per centinaia di milioni di dollari.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, ha definito le sanzioni “una prova dell’approccio ostile di Washington” e in contraddizione con la dichiarata volontà di dialogo. “Questo comportamento mostra una mancanza di buona volontà e serietà da parte americana”, ha affermato.
Inoltre, Teheran ha accusato Israele di tentare di sabotare i negoziati in corso. Secondo Baqaei, “si sta formando una sorta di coalizione per minare il processo diplomatico”, con Tel Aviv in prima linea e il sostegno di correnti “bellicose” negli Stati Uniti.
Il presidente Trump ha riferito di aver avuto una conversazione telefonica con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu martedì, sottolineando che i due leader “sono dalla stessa parte su ogni questione”. Un recente articolo del New York Times ha però riportato che Trump avrebbe bloccato un piano di attacchi israeliani contro strutture nucleari iraniane, preferendo insistere su un accordo negoziale.