Trump porta le idee dell’estrema destra al centro del potere

In pochi mesi di governo, la Casa Bianca ha adottato posizioni un tempo marginali, tra stretta sull’immigrazione, nomine controverse e retorica nazionalista, conquistando il plauso dei movimenti dell’ultradestra

Trump porta le idee dell’estrema destra al centro del potere

Durante il primo mandato di Donald Trump, i gruppi estremisti di destra come i Proud Boys erano costantemente in piazza. Manifestavano contro l’immigrazione, la rimozione di statue confederate e la presunta censura del pensiero conservatore. Oggi, a sette mesi dall’inizio del secondo mandato, la scena appare diversa: le manifestazioni sono quasi scomparse. Secondo il New York Times, il motivo è che il presidente ha già fatto proprie molte delle loro rivendicazioni.

Enrique Tarrio, presidente dei Proud Boys, ha dichiarato che temi considerati tabù nel 2017 oggi sono entrati nel discorso politico ufficiale. “Onestamente, cosa abbiamo da lamentarci?” ha detto, sottolineando come le parole d’ordine dell’estrema destra siano ormai parte della linea della Casa Bianca.

Tra i punti centrali c’è la stretta sull’immigrazione irregolare, accompagnata da operazioni spettacolari delle forze federali e dall’espansione degli organici grazie ai nuovi fondi stanziati con la legge di bilancio. La retorica che guida queste politiche, osservano i militanti, assimila l’immigrazione a una “invasione”, linguaggio già utilizzato da movimenti estremisti.

Un esempio è arrivato nell’anniversario della manifestazione di Charlottesville del 2017. Augustus Sol Invictus, avvocato e organizzatore di quell’evento, ha scritto che ciò che allora costava la reputazione politica – denunciare una presunta “sostituzione etnica” – oggi è divenuto politica ufficiale della Casa Bianca.

Dalla presidenza, la portavoce Abigail Jackson ha difeso tuto. Trump, ha detto, dà voce a “milioni di uomini e donne dimenticati” che sostengono politiche “ampiamente popolari”.

L’amministrazione ha accolto figure controverse in posizioni di rilievo, anche con precedenti di dichiarazioni razziste o antisemite. Tra questi Darren Beattie, licenziato nel primo mandato per aver partecipato a un convegno di suprematisti bianchi e oggi a capo dell’U.S. Institute of Peace presso il Dipartimento di Stato, nonostante messaggi recenti in cui sosteneva la necessità di avere “uomini bianchi competenti al comando”.

Al Pentagono, il posto di vice portavoce è stato affidato a Kingsley Wilson, già autrice di post sui social che appoggiavano la teoria del “grande rimpiazzo” e mettevano in dubbio i fatti legati al linciaggio di Leo Frank, vittima di antisemitismo nel 1915. Il portavoce Sean Parnell ha respinto le critiche, elogiando il suo lavoro e accusando i gruppi progressisti di attacchi ingiustificati.

Anche l’Ufficio del Consigliere speciale è ora guidato da Paul Ingrassia, che in passato aveva sostenuto pubblicamente il nazionalista bianco Nick Fuentes e scritto messaggi in cui esaltava gli “uomini bianchi eccezionali” come fondatori della civiltà occidentale.

Sul piano legislativo e degli atti esecutivi, Trump ha subito dato segnali netti. Il primo giorno del secondo mandato ha concesso la grazia a circa 1.600 persone coinvolte nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, compresi i condannati per sedizione. Ha inoltre firmato due ordini esecutivi – “Guaranteeing the States Protection Against Invasion” e “Protecting the American People Against Invasion” – che riprendono concetti usati da estremisti responsabili di attentati a El Paso, Buffalo e Pittsburgh.

Un mese dopo è arrivato un provvedimento che interrompe gli aiuti al Sudafrica e apre un programma speciale per accogliere come rifugiati membri della minoranza bianca afrikaaner, adottando una narrazione tipica dell’estrema destra internazionale.

Il governo ha scelto inoltre di difendere pubblicamente alcuni propri funzionari accusati di razzismo, come accaduto nel caso di un dipendente del Department of Government Efficiency di Elon Musk, che aveva scritto frasi ostili verso gli indiani. Musk e il vicepresidente JD Vance hanno minimizzato, attribuendo la vicenda a una campagna dei media.

Anche la comunicazione ufficiale ha sollevato polemiche. L’account del Dipartimento per la Sicurezza interna ha pubblicato un messaggio per il reclutamento di agenti ICE che citava, implicitamente, il titolo di un testo suprematista del 1978. Interpellata, la portavoce del dipartimento ha definito la scelta “imbarazzante”.

Nonostante queste controversie, la base dell’estrema destra guarda con favore alla nuova stagione. Kevin DeAnna, esponente della prima ondata dell’alt-right, ha esultato quando l’amministrazione ha annunciato controlli sui social media degli immigrati che chiedono l’ingresso negli Stati Uniti. “Ho ottenuto ancora un po’ di ciò per cui ho votato”, ha scritto.

Secondo analisti citati dall’Armed Conflict Location & Event Data, il calo delle manifestazioni di piazza dell’estrema destra dipende proprio dal fatto che il governo ha adottato gran parte delle loro richieste. Amy Spitalnick, direttrice del Jewish Council for Public Affairs, ha osservato che ciò che un decennio fa era reazione all’elezione del primo presidente nero oggi si è normalizzato ai massimi livelli del potere.

Il contrasto con il primo mandato è evidente. Allora Trump alternava segnali di vicinanza e prese di distanza: nel 2017, dopo l’uccisione di Heather Heyer a Charlottesville, aveva condannato i neonazisti ma definito “brave persone” anche alcuni partecipanti alla manifestazione; nel 2020, durante un dibattito, aveva detto ai Proud Boys di “stare indietro e pronti”, salvo poi ritrattare. O ancora, nel 2022, aveva preso le distanze da Nick Fuentes dopo una cena a Mar-a-Lago.

Ora, invece, la distanza sembra scomparsa. Per diversi leader della destra radicale, non è più necessario protestare: la Casa Bianca porta avanti il loro programma.

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