Trump ordina nuove espulsioni nelle città Dem
Dopo l'annuncio di una sospensione delle operazioni ICE che colpivano agricoltura e ospitalità, il presidente torna a una linea dura, ordinando il più grande programma di espulsione di massa della storia

Il presidente Trump ha annunciato una nuova ondata di raid dell'agenzia Immigration and Customs Enforcement (ICE), con un focus specifico sulle grandi città statunitensi a guida democratica. La decisione segna una brusca inversione di rotta rispetto alla pausa temporanea nei controlli sul posto di lavoro comunicata solo pochi giorni prima. Lunedì sono emerse ulteriori indicazioni che fattorie, ristoranti e hotel saranno nuovamente soggetti a ispezioni da parte delle autorità federali.
Il rapido cambio di orientamento nella strategia sull'immigrazione evidenzia quanto le decisioni del presidente siano influenzate dai suoi interlocutori più recenti, anche su temi centrali della sua agenda politica. La Casa Bianca sta cercando di presentare questo mutamento come una semplice "ricalibrazione".

Lunedì, i funzionari dell'ICE sono stati informati che le operazioni riprenderanno nei settori precedentemente messi in pausa. La notizia, riportata dal Washington Post, conferma che anche le aziende agricole torneranno a essere nel mirino delle autorità. Le organizzazioni per i diritti degli immigrati, tuttavia, esprimono scetticismo. Denunciano che l'apparente incertezza nelle direttive ufficiali, unita alla continua presenza di agenti in abiti civili e veicoli non identificati, sta alimentando paura e confusione tra i lavoratori.
I United Farm Workers (UFW), sindacato dei lavoratori agricoli, hanno denunciato che i raid sono proseguiti anche durante la breve pausa annunciata. In particolare, l’organizzazione ha documentato operazioni ICE nella città di Moorpark e nella Central Valley della California, una delle aree agricole più produttive del mondo. In un post pubblicato sabato su Instagram, i UFW hanno dichiarato: “Se il presidente Trump è davvero al comando, deve dimostrarlo: fermare le operazioni sui lavoratori californiani. Impegnarsi seriamente nella costruzione di un percorso verso la cittadinanza per i lavoratori agricoli immigrati non autorizzati. Qualsiasi altra cosa è una stronzata”.
La confusione è iniziata giovedì sera, quando Trump ha scritto su Truth Social che la sua “politica molto aggressiva sull’immigrazione” stava rimuovendo “lavoratori molto bravi e di lunga data” da settori chiave come agricoltura, trasformazione della carne, ristorazione e ospitalità. Il presidente lasciava così intendere un possibile allentamento temporaneo dei controlli contro gli immigrati non autorizzati impiegati in questi comparti, che secondo l’American Immigration Council rappresentano il 4,6% della forza lavoro statunitense, ovvero oltre 7 milioni di persone.
L’annuncio era arrivato dopo una telefonata del segretario all’Agricoltura, Brooke Rollins, che avrebbe sollecitato direttamente il presidente, bypassando due delle figure chiave della sua politica migratoria: il vice capo di staff Stephen Miller e il segretario alla Sicurezza Interna Kristi Noem. Secondo quanto riferito dallo staff della Casa Bianca, i due sarebbero stati contrariati da questo sviluppo. Tuttavia, una fonte vicina alle discussioni interne ha minimizzato il ruolo di Rollins, affermando che la funzionaria collabora regolarmente con la Casa Bianca, senza attriti.
La tensione interna ha dato avvio a una campagna di pressione da parte dei sostenitori della linea dura, tra cui Miller e Noem, per spingere il presidente a ritornare sui suoi passi. La strategia ha avuto successo. Domenica, Trump ha scritto nuovamente su Truth Social, ordinando agli agenti ICE “di fare tutto quanto in loro potere per raggiungere l’obiettivo molto importante di fornire il più grande Programma di Espulsione di Massa della Storia”.
L’attenzione dell’amministrazione si sposta ora sulle cosiddette “città santuario”, metropoli in cui le autorità locali tendono a limitare la cooperazione con le agenzie federali per l’immigrazione. In una dichiarazione ufficiale, un alto funzionario ha precisato che l'obiettivo sono le aree urbane, che “capita semplicemente siano gestite dai democratici”, descrivendo la scelta come una conseguenza della geografia politica degli Stati Uniti.
La posizione ufficiale del Dipartimento della Sicurezza Interna resta invariata. La portavoce Tricia McLaughlin ha confermato lunedì che “non c’è stato un cambiamento nella nostra posizione”, aggiungendo che i raid sui luoghi di lavoro proseguiranno.
L’intera sequenza di eventi riflette una tensione tra la visione ideologica del presidente e le implicazioni economiche delle sue politiche. Alcuni osservatori sottolineano come Trump, in qualità di proprietario di strutture alberghiere, comprenda bene il ruolo centrale che gli immigrati svolgono in questi settori. Come ha osservato un alto funzionario dell’amministrazione: “Non ha bisogno di sentire da Conrad Hilton per conoscere il business alberghiero”.
In sintesi, l’annuncio di una sospensione dei raid su fattorie, ristoranti e hotel ha avuto vita breve. Lunedì, la Casa Bianca ha confermato la ripresa delle operazioni, mentre Trump ha rilanciato la sua retorica sulle espulsioni di massa.