Trump non esclude una guerra con il Venezuela
Il presidente ha dichiarato a NBC News di non escludere un conflitto armato con Caracas. Gli Stati Uniti hanno intensificato la pressione su Maduro con un blocco navale e nuove sanzioni, mentre cresce l'opposizione interna a un'escalation militare.
Donald Trump non esclude una guerra contro il Venezuela. Lo ha dichiarato giovedì in un'intervista telefonica a NBC News, mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione su Caracas con un blocco navale contro le petroliere che trasportano greggio venezuelano. "No, non lo escludo", ha risposto il presidente quando gli è stato chiesto se considera possibile un conflitto armato.
Le dichiarazioni arrivano dopo che martedì Trump ha ordinato un "blocco totale" contro le petroliere sanzionate dirette o provenienti dal Venezuela. La settimana scorsa le autorità americane hanno sequestrato una nave che trasportava barili di greggio venezuelano. Il presidente ha annunciato che ci saranno altri sequestri. "Se saranno abbastanza sciocchi da navigare in giro, navigheranno fino a uno dei nostri porti", ha detto Trump, rifiutandosi però di fornire una tempistica precisa.
Il presidente accusa il leader venezuelano Nicolás Maduro, una delle sue bestie nere, di essere a capo di una rete di traffico di droga, accusa che Maduro respinge. Quando gli è stato chiesto se il suo obiettivo finale sia rovesciare Maduro, Trump si è rifiutato di rispondere direttamente. "Lui sa esattamente cosa voglio", ha dichiarato riferendosi al presidente venezuelano. "Lo sa meglio di chiunque altro".
Washington ha schierato un importante dispositivo militare nei Caraibi dall'estate scorsa e ha condotto una serie di attacchi contro imbarcazioni di presunti trafficanti di droga nei Caraibi e nel Pacifico. Almeno 104 persone sono state uccise in questi attacchi dall'inizio delle operazioni, senza che il governo americano abbia mai fornito alcuna prova che le navi colpite fossero effettivamente coinvolte in traffici illeciti. La legalità di questi attacchi è contestata ed è oggetto di esame da parte del Congresso.
Parallelamente, Trump agita da settimane la minaccia di un intervento terrestre. "Lo status quo attuale con il regime venezuelano è intollerabile per gli Stati Uniti", ha sottolineato venerdì durante una conferenza stampa il segretario di Stato Marco Rubio, di origini cubane. Rubio si è detto "non preoccupato" dal sostegno fornito dalla Russia al Venezuela e ha accusato il "regime illegittimo" di Maduro di "cooperare con i narcoterroristi". Anche lui, però, si è rifiutato di dire esplicitamente se gli Stati Uniti puntano a un cambio di regime, come sostiene Caracas. Il Venezuela assicura che Washington vuole rovesciare Maduro per impadronirsi del petrolio, principale risorsa del paese.
Interrogato sul sostegno russo a Maduro, Rubio ha risposto che gli Stati Uniti non si preoccupano di "un'escalation con la Russia", pur non sorprendendosi che Mosca fornisca "un sostegno retorico" a questo paese. Ha anche affermato che "nulla impedirebbe" a Washington di mettere in atto il blocco navale contro il Venezuela.
Alcuni deputati dell'opposizione democratica, ma anche della maggioranza presidenziale al Congresso, hanno messo in discussione la legalità degli attacchi americani ed esigono che qualsiasi operazione sul suolo venezuelano riceva l'approvazione del Congresso. Rubio, che è anche consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, ha risposto che "a questo punto, non si è verificato nulla che ci obblighi a informare il Congresso, a ottenere la sua approvazione o a superare la soglia di una guerra".
La pressione americana si manifesta anche sul piano economico. Venerdì gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro sette membri della famiglia di persone già sanzionate l'11 dicembre, tra cui tre nipoti di Maduro. Queste misure si aggiungono al blocco navale che punta a colpire la principale fonte di reddito del Venezuela, membro fondatore dell'OPEC e paese con le maggiori riserve accertate di petrolio al mondo.
L'eventualità di un conflitto armato con il Venezuela segna un'evoluzione significativa nella posizione di Trump. Durante la campagna elettorale del 2024, il presidente aveva fatto della sua capacità di tenere gli Stati Uniti fuori dai conflitti stranieri un punto centrale. Nel suo discorso dopo la vittoria elettorale, aveva dichiarato: "Non inizierò una guerra, fermerò le guerre". La sua ammissione di non escludere un conflitto con il Venezuela contrasta con questa immagine.
L'opinione pubblica americana appare scettica sull'eventualità di un'azione militare. Secondo un sondaggio Quinnipiac pubblicato questa settimana, il 63% degli americani si oppone a un'azione militare all'interno del paese sudamericano, mentre il 53% disapprova l'attuale strategia dell'amministrazione di usare attacchi militari per uccidere presunti trafficanti di droga sulle imbarcazioni.
I mercati petroliferi hanno reagito alle dichiarazioni di Trump con un rialzo dei prezzi. Il greggio americano è salito dello 0,91% chiudendo a 56,66 dollari al barile, mentre il Brent ha guadagnato l'1,09% chiudendo a 60,47 dollari. Tuttavia, l'aumento contenuto suggerisce che i mercati non vedono al momento un rischio significativo di interruzione delle forniture. Il Venezuela esporta circa 749.000 barili al giorno quest'anno, con almeno la metà diretta in Cina, mentre gli Stati Uniti importano circa 132.000 barili al giorno dal paese sudamericano.