Trump minaccia sanzioni più severe contro la Russia se Putin continuerà a rifiutare un accordo sull'Ucraina

Trump minaccia sanzioni più severe contro la Russia se Putin continuerà a rifiutare un accordo sull'Ucraina
Foto di Dmitry Ant / Unsplash

Dopo settimane di indiscrezioni e segnali contrastanti sul nuovo piano di pace per l'Ucraina, il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito ieri in conferenza stampa come “molto probabile” l’introduzione di nuove sanzioni contro la Russia, qualora il Cremlino si rifiutasse di avviare serie trattative per porre fine alla guerra in Ucraina.

L’annuncio arriva in un contesto in cui la nuova Amministrazione americana sembra intenzionata ad esercitare la massima pressione su Mosca per spingerla a sedersi al tavolo negoziale.

Pur senza entrare nei dettagli dei provvedimenti che potrebbero essere adottati, il presidente statunitense ha lasciato intendere che le nuove misure sanzionatorie saranno calibrate in funzione dell’atteggiamento di Mosca: se il Cremlino mostrerà apertura, potranno essere studiate formule più morbide; viceversa, qualora continui il rifiuto a negoziare, le sanzioni si faranno sempre più incisive.

Secondo fonti citate da Bloomberg, i consiglieri di Trump starebbero quindi già lavorando a un pacchetto di sanzioni “a doppio binario”: una versione più soft, incentrata su un eventuale allentamento delle restrizioni verso le compagnie petrolifere russe in caso di segnali di distensione, e una seconda, più severa, che preveda una stretta su tutti i fronti.

In particolare, si guarda all’ipotesi di punire con ulteriori sanzioni secondarie le società di trasporto marittimo europee o asiatiche, comprese le grandi compagnie cinesi e indiane, che continuassero a commerciare petrolio russo, sulla falsariga di quanto già fatto dall'Amministrazione Biden prima della fine del proprio mandato.

Un altro aspetto critico, su cui l’Amministrazione americana potrebbe intervenire con maggior risolutezza, riguarda la circolazione delle petroliere della flotta ombra russa nei dintorni dei passaggi strategici come i Dardanelli e il Bosforo, ma anche presso le coste del Mar Baltico.

Tornando alla conferenza stampa, Trump ha ribadito di voler parlare “presto” al telefono con il presidente russo Vladimir Putin, sottolineando anche la propria disponibilità a incontrarlo “in qualsiasi momento”, ricordando che anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky preme da tempo per un accordo di pace, ma anche sottolineando che “per ballare il tango bisogna essere in due”.

Trump ha anche voluto ribadire un’idea già espressa in passato in campagna elettorale: quella che se se fosse rimasto alla guida degli Stati Uniti, la Russia non avrebbe mai attaccato l’Ucraina nel febbraio 2022.

“Ho sempre avuto un forte rapporto personale con Putin”, ha affermato il presidente, etichettando ancora una volta il suo omologo russo come “una persona intelligente” che avrebbe “mancato di rispetto” a Joe Biden e alle sue politiche.

Sul fronte degli aiuti militari all’Ucraina, Trump non ha poi escluso di proseguire l’invio di armamenti a Kyiv, pur sottolineando che il dossier è ancora in fase di studio.

Il nuovo della Casa Bianca ha tuttavia richiamato l’Unione Europea a un maggiore impegno: a suo avviso, i Paesi europei dovrebbero fare di più per sostenere l’Ucraina, considerata la prossimità geografica e la crescente instabilità regionale.

Inoltre, nel corso di una recente conversazione telefonica con il presidente cinese Xi Jinping, Trump avrebbe anche invitato Pechino a sfruttare il suo notevole peso economico e diplomatico per persuadere Putin ad accelerare la fine del conflitto.

Xi, dal canto suo, non sembra ancora convinto di voler fare da mediatore: sebbene la Cina mantenga intensi rapporti commerciali con la Russia, finora non ha compiuto alcun passo rilevante per cercare di fermare la guerra che va avanti da quasi 3 anni.

Da Mosca, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato di non stupirsi di una possibile nuova stretta da parte di Washington, evidenziando come l’approccio americano nei confronti della Russia, anche sotto la precedente Amministrazione Trump, non sia sostanzialmente mutato rispetto alle linee già tracciate in passato.

Peskov ha aggiunto di non aspettarsi “cambiamenti radicali” e ha messo in guardia da aspettative eccessive riguardo a una rapida svolta diplomatica.

La prospettiva di negoziati diretti tra Trump e Putin rimane, quindi, al momento incerta. Per ora, non è chiaro né dove né quando potrebbe avere luogo un eventuale incontro tra i due leader, anche se la Svizzera, l'Ungheria e la Serbia si sono già dichiarate disponibili a ospitare il faccia a faccia.

Al di là dei toni, è evidente, comunque, che la Casa Bianca di Trump voglia mantenere aperta la finestra del dialogo, pur condizionandolo alla prospettiva di un concreto passo avanti verso la pace in Ucraina.

L’unica certezza, per il momento, è che la possibilità di un inasprimento delle sanzioni è reale e che l’Amministrazione Trump appare determinata, almeno a parole, a non fare sconti se non intravedrà segnali di sostanziale volontà di negoziare da parte del Cremlino.

Il resto, come ha sintetizzato lo stesso Trump, “dipenderà da come si evolveranno le cose”.

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